<blockquote class="twitter-tweet"><p lang="it" dir="ltr">La strage in Texas smaschera <a href="https://twitter.com/hashtag/dimartedi?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw">#dimartedi</a> e i suoi blocchi registrati. <a href="https://t.co/Gx5k5vFj8e">pic.twitter.com/Gx5k5vFj8e</a></p>— Massimo Falcioni (@falcions85) <a href="https://twitter.com/falcions85/status/1529262843408920580?ref_src=twsrc%5Etfw">May 25, 2022</a></blockquote> <script async src="https://platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
Massimo Falcioni per www.tvblog.it
L’attualità non perdona e, ancora una volta, smaschera i programmi registrati. Soprattutto se questi si pongono come obiettivo principale quello di tenere informati gli spettatori. La strage in Texas, con l’uccisione in una scuola di 14 studenti e un insegnante da parte di un diciottenne, ha fatto incursione nella puntata di Di Martedì, mettendo tuttavia in mostra tutti i limiti di un talk ampiamente preconfezionato, con interi blocchi di trasmissione realizzati anzitempo.
La notizia non è mai ‘entrata’ in studio, con gli ospiti che – di conseguenza – non l’hanno potuta commentare o approfondire. Ad occuparsi della vicenda è stata infatti Laura Gobbetti, chiamata a fornire ciclicamente aggiornamenti e a illustrare durante i titoli di coda le prime pagine dei quotidiani del giorno dopo.
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E così, rientrato dalla pubblicità, un Giovanni Floris solitario si è immediatamente collegato con la giornalista, che ha letto le ultimissime agenzie con il bilancio provvisorio di vittime e feriti. A quel punto, il padrone di casa è stato costretto a lanciare il segmento successivo già pronto: “Non è una cosa semplice ma è importante continuare a parlare delle cose di cui ci stavamo occupando. Vi chiedo di prendere un attimo il fiato perché si riparte da Luca e Paolo”.
Un contrasto evidente, rafforzato dalle prime parole del duo, oggettivamente incolpevole e ignaro di fronte alla successione degli eventi: “Siamo tornati. C’era da morire dal ridere e volevamo fare un intervento tragico…”.
Se ormai la scritta ‘diretta’ sopra al logo di La7 ha perso definitivamente valore, ci si chiede piuttosto che senso abbia negare l’evidenza. L’ammissione dell’assenza del ‘live’, magari con un avviso in sovrimpressione, avrebbe tolto tutti dall’imbarazzo evitando un palese scivolone, percepito a livelli esponenziali da coloro (pochi) che ancora non conoscono le dinamiche di Di Martedì.
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In alternativa, si sarebbe potuto tranquillamente posticipare ogni comunicazione a fine puntata, non trattandosi di una ‘ultim’ora’ che spostava o indirizzava un dibattito tutto concentrato, o quasi, sul conflitto russo-ucraino.
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