Marco Giusti per Dagospia
il ragazzo e l airone di hayao miyazaki
C’è poco da dire. “Il ragazzo e l’airone” (“Kimitachi wa dô ikiru ka”), dodicesimo film ideato, scritto e diretto da Hayao Miyazaki, il primo che fa dopo dieci anni di assenza, è un capolavoro esattamente come lo erano i suoi grandi classici che tutto amiamo, “Il mio vicino Totoro”, “La città incantata”, “Il castello errante di Howl”.
Certo. Non c’è nulla di veramente nuovo. La storia è sempre un mischione di autobiografia, di storia del novecento giapponese e di creatività totalmente libera. Non mancano i momenti di assoluto incanto visivo, di orrore e di divertimento. Non mancano i temi ricorrenti, la mancanza della madre, la crescita da bambino a adulto, la ricerca della pace e della felicità anche in tempi terribili di morte e di guerra. E non mancano i personaggi meravigliosi, le donne forti, le vecchiette un po’ streghe un po’ fate, i mostri un po’ umani un po’ animali.
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Magari manca qualche canzoncina per i bambini più piccoli, che forse si annoieranno. Ma è tale la potenza visiva, la costruzione narrativa, la precisione del decoupage, l’incastro continuo tra realtà e fantasia che anche lo spettatore più smaliziato e accorto si stupisce di come un uomo di 82 anni, pur con un grande studio d’animazione alle spalle, pur con tutta l’esperienza di narratore per immagini che ha, sappia tenere insieme un progetto del genere lasciandoci continuamente a occhi aperti.
Punto più in alto di un festival/festa/fest che sta funzionando benissimo soprattutto a livello di pubblico, le sale sono sempre piene, i tanti film italiani in genere superiori alle aspettative, “Il ragazzo e l’airone” ci riporta a una guerra che proprio in questi giorni sembra non averci mai lasciati.
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Si svolge infatti tra il primo anno dell’entrata in guerra del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, quando la mamma del protagonista, Mahito, muore durante un bombardamento, e il quarto anno di guerra, quando il padre del ragazzo decide di spostare quel che resta della famiglia, cioè il ragazzino Mahito, da Tokyo in campagna, dove dovrà mandare avanti una fabbrica di aeroplani.
Ma nella casa di campagna Mahito scopre che il padre ha una nuova moglie, Natsuko, la sorella minore di Himi, la mamma, che è in attesa di un bambino. Non solo. Scopre, grazie anche alle vecchiette che accudiscono il posto e proteggono la famiglia e a un airone cenerino che nasconde dentro di sé una sorta di spirito misterioso e bugiardo, che la casa delle due sorelle è piena di strane sorprese.
Andando alla ricerca di Natsuko, misteriosamente scomparsa nel bosco, Mahito precipita in una specie di mondo parallelo, controllato da un bis-zio delle ragazze, che riesce a tenere in piedi la stabilità, cioè la pace di tutti, solo mantenendo in equilibrio una decina di pezzi di legno di una costruzione da bambini.
Ci vorrà così poco per mantenere la pace? Aiutano Mahito nella ricerca di Natsuko, il buffo airone, la provetta marinaia Kiriko, che è una delle vecchiette del mondo reale, sua mamma in versione ragazza, grande quanto lui.
Come capita in molti dei film più complessi di Miyazaki, a una sorpresa creativa e visiva ne subentra subito un’altra, e poi un’altra ancora, costruendo un tessuto fantastico difficile da controllare per lo spettatore, che è costretto a lasciarsi prendere dal gioco esattamente come capita al protagonista Mahito.
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Ma è evidente che, al di là di tutti i giochi che ci propone il maestro Miyazaki, c’è una sorta di desiderio di pace e di felicità e di accettazione di sé e del proprio destino mentre il mondo è impazzito. “Il ragazzo e l’airone” uscirà in Italia il 1 gennaio.
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