ROMANZO DI UN POVERO DEMOCRISTO - ESCE “IL CIELO È DEI POTENTI”, IL LIBRO DI ALESSANDRA FIORI (FIGLIA DI PUBLIO) CHE RACCONTA L’EPOPEA DI UN DEPUTATO DC TRA L’AMBIZIONE “CHE AFFAMA PIÙ DELLA MISERIA” E L’IDEA CHE “PER RIPULIRE LE FOGNE BISOGNA SPORCARSI” - DIETRO LE MASCHERE E I COGNOMI CONTRAFFATTI ECCO SPUNTARE PETRUCCI, EVANGELISTI, SBARDELLA E ANDREOTTI - UNA STORIA DI POTERE ARCITALIANA CHE SI CONCLUDE CON UNA SORTA DI TESTAMENTO POLITICO DAVANTI ALLE LUMINARIE DI UN COMIZIO BERLUSCONIANO…

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Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

copertina IL CIELO È DEI POTENTIcopertina IL CIELO È DEI POTENTI

Una confessione democristiana. Cruda, cinica e sboccata come solo a Roma, ma finalmente vera e ancora straordinariamente viva. Perfino tenera, a pensarci bene, per chi abbia conosciuto le fatiche improbe del potere, l'«ambizione che affama più della miseria», e quindi gli arcani di un consenso che fu al tempo stesso umile, sfrontato e truffaldino, costruito com'era dentro le urne fasulle nei cessi delle sezioni;

ma anche a suo modo sacralizzato dalla febbre elettorale, su e giù nelle borgate dell'abusivismo, in Ciociaria, sul litorale, l'agro romano battuto palmo a palmo per piazzare la bandierina dell'agognata preferenza su sagre, battesimi, tribù, compari, comparelli, pure lusingando e insieme tenendo a distanza i commercianti di voti, gli impostori, i delinquenti, i pazzi, i rompicoglioni, i paraculi...

malcom pagani alessandra fiorimalcom pagani alessandra fiori

E quando si arriva alla fine del romanzo di Alessandra Fiori, Il cielo è dei potenti,
pubblicato da e/o (320 pagine, 18 euro), l'assalto dei ricordi domina su qualsiasi bilancio su quell'epopea. Dietro le maschere e i cognomi contraffatti si riconoscono i protagonisti dello scudo crociato capitolino com'erano veramente: il morbido e tenace Petrucci, Evangelisti detto "lo Sguincio", Sbardella ignorante, brutale e perfino generoso, gli Antoniozzi, nel senso di padre e figlio e nutrito elettorato calabrese.

La "zampa nel piatto", la finta telefonata a "fotticompagno", il leone e la volpe di Machiavelli che si rincorrono tra i lungoteveri, le varianti al piano regolatore e le osterie residuali dietro Montecitorio. La mamma del tangentomane che stira con il ferro le banconote perché sembrino più belle.

Gli spioni, i figli naturali dei costruttori legati al Vaticano ("il Mattone di Dio"), le liturgie del comando e delle trombature in evidenza già nei funerali, i buffet miserabili, i mangiatori a sbafo, le fughe dal ristorante per non pagare il conto, la villa, la barca, l'amante, le risate, le malattie vere e quelle immaginarie.

Alessandra FioriAlessandra Fiori

E parte il lungo, spudorato e perciò onesto racconto in prima persona di Claudio Bucci, giovane e ambizioso provinciale che senza eccessiva passione, per riscattare la sua condizione piccolo borghese da Fiano Romano punta al potere, perciò s'iscrive alla Dc e fra mille angosce, soddisfazioni, alleanze, abbandoni, mazzette, postulanti e tranquillanti, diventa consigliere regionale, poi onorevole, poi sottosegretario, poi ministro e infine nulla.

E quando si guarda indietro, ferito negli affetti, nemmeno sa se ce l'ha fatta o no, dipende.
Nelle avventurose fatiche anche famigliari e coniugali fanno capolino Emilio Colombo che tiepidamente lo arruola, e i brigatisti rossi che gli sparano alle gambe spalancandogli la carriera, e Licio Gelli che lo vuole nella sua loggia, e Donat-Cattin che pure ha i suoi guai, e quindi Fini nelle cui braccia si slancia come ultima risorsa, e che lo premia anche.

pagani e fioripagani e fiori

Ma è troppo tardi, tutto è davvero finito e un giorno, abbagliato dalle luminarie di un comizio berlusconiano, Bucci lo riconosce con amaro disincanto: «Noi che eravamo stati così brutti, unti, grassi, con le nostre giacche a quadri e la camicia stropicciata, noi eravamo già incredibilmente lontani».

Su questa umanità giganteggia la figura di De Sanctis, cioè di Andreotti: «Della politica, come del mondo - lo descrive l'autrice - aveva una concezione semplice ed elitaria al tempo stesso, il suo sistema ne era la diretta espressione. Alla base c'è il consenso e se la società è essenzialmente merda, per ripulire le fogne bisogna sporcarsi. Lui se ne guardava bene, ovviamente. Di conseguenza gli alleati migliori erano i peggiori».

VITTORIO SbardellaVITTORIO Sbardella

Tale precisione di giudizio, così come l'eccezionale resa delle atmosfere non viene dal nulla, e a questo punto è doveroso chiarire che Alessandra Fiori, che pure ha solo 35 anni, è figlia di Publio Fiori, e al di là di ogni fantastica e ragionevole trasfigurazione romanzesca è evidente che il personaggio del protagonista si ispira e si rispecchia chiaramente nella sua storia, a riprova che vita e letteratura a volte sono fatte per intendersi.

E l'ovvia tentazione sarebbe di concentrarsi su questo inesorabile vincolo di parentela, sul gelido chirurgico distacco e insieme sulla rovente immedesimazione che hanno portato una giovane donna a scrivere di suo padre. Ma Il cielo è dei potenti non è opera che si
possa limitare alle faccende della famiglia Fiori, pure foriera di ulteriori sorprese, e non solo per l'indubbia sua originalità, ma soprattutto perché è un libro autentico, un vero romanzo, solo una storia vissuta con occhi e curiosità di bambina poteva restituire appieno ciò che nessuna memoria di protagonista o saggio di esperto "democristologo" avrebbe mai reso.

I sentimenti, i luoghi, le debolezze, i valori, le ferite, le bugie, "gli odori e più
spesso le puzze", insomma l'umanità che accompagna la parabola anche storica di un mondo, di una politica e di un potere che tanto profondamente hanno segnato il nostro passato prossimo.

GIULIO ANDREOTTI SULLA SEDIA A ROTELLEGIULIO ANDREOTTI SULLA SEDIA A ROTELLE

Dalle caciotte con cui veniva ricompensato il papà avvocato del protagonista agli appalti milionari e spartiti dallo smanioso deputato entro classiche valigette nelle foresterie dei palazzinari; dai seminterrati che ospitavano improbabili centri studi alle viscere del Palasport dell'Eur dove in arcano parallelo al congresso si svolgeva la vera, invisibile, decisiva e anche spassosa partita fra le correnti.

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In questo senso, seppure con il perenne timore di esagerare, si azzarderà qui che il libro di Alessandra Fiori rappresenta la continuazione, con altri mezzi e linguaggio ormai in qualche misura necessariamente degradato, del romanzo parlamentare, illustre e multiforme genere letterario coltivato da De Roberto, Guerrazzi, Castelnuovo, Barrili, senza i quali assai meno si saprebbe della vita politica di fine ottocento.

In particolare Il cielo è dei potenti ricorda parecchio, per slancio introspettivo e intrecci sentimentali, La conquista di Roma di Matilde Serao. Non per caso, viene da pensare, anche in quel caso fu una donna a scriverlo - e a rileggerlo fa impressione per quanto anch'esso è crudo, cinico e vitale come il potere che rende felici e insieme distrugge non solo chi l'agguanta, ma anche soprattutto chi all'improvvido e sciagurato possessore cerca disperatamente di volere bene.

Emilio ColomboEmilio Colombo

 

 

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