Jaime D'Alessandro per Repubblica.it
NICCOLO DE MASI E KIM KARDASHIAN
“Ho vissuto in Italia fino quando avevo nove anni e ora purtroppo l’italiano lo capisco ma non lo parlo bene”. Niccolo De Masi, la “o” accentata si è persa per strada, lo racconta al telefono mentre si sta recando a lavoro a Palo Alto in California. Doppio passaporto, 36 anni, ha già una lunga esperienza di Silicon Valley. E’ il presidente di quella Essential che sta facendo parlare di se, nuova startup californiana che senza aver ancora prodotto nulla è già stata valutata oltre un miliardo di dollari. Significa che è appena diventata un “unicorno”, entrando a far parte di quel circolo di compagnie che hanno superato la valutazione a nove zeri.
De Masi lo ha chiamato al suo fianco Andy Rubin, il “padre” del sistema operativo Android, acquisito da Google nel 2005 e oggi istallato sull’86 per cento dei telefoni di nuova generazione, stando a Gartner. La Essential ha un’idea singolare in testa: fare le scarpe all’iPhone, ai Galaxy e ai telefoni di fascia alta con un modello tutto schermo fatto per la prima volta di titanio e ceramica. Verrà messo in vendita fra pochi giorni a 699 dollari negli Stati Uniti e dovrebbe arrivare entro fine anno anche in Europa. “Pubblico, operatori, costruttori: sono tutti stanchi e annoiati, anche se per ragioni diverse.
Devo scegliere fra dispositivi carissimi e con nessuna vera novità tecnologica dentro”, racconta l’imprenditore italo-americano. “Nessun telefono è costruito con la qualità dell’Essential Phone. Riusciamo a mettere sul mercato un apparecchio del genere perché il nostri margini di guadagno sono molti inferiori a quelli di Samsung e Apple”. Padre romano di adozione, lavorava alla Banca di Roma, madre invece di Los Angeles. Niccolo De Masi è cresciuto fra New York, Roma, Toronto, Los Angeles e Londra. Ha studiato fisica a Cambridge in Inghilterra, è passato attraverso cinque compagnie dirigendo fra le altre Glu Mobile, che è stata la prima a sviluppare videogame per Android. “Ed è in quel momento che ho conosciuto Andy”. I due, che si dicono complementari, si sono lanciati assieme in questa nuova avventura e lo smartphone è solo un tassello del puzzle.
La loro compagnia vuole costruire un intero ecosistema, dalle micro videocamere a 360 gradi da appena 50 dollari alle centraline alle quali connettere ogni apparato smart della casa, che verrà pian piano ingrandito. “Se abbiamo raccolto così tanti soldi significa che il nostro piano a lungo termine ha convinto”, sottolinea il presidente della Essential. “Per ora ne abbiamo annunciati tre di prodotti. Ma sono solo i primi. Il nostro telefono usa Android, ma il dispositivo per l’Internet delle Cose, Home, ne adopera uno nostro chiamato Ambient Os. E’ orizzontale, è come Android, solo pensato per IoT. Facile da usare e si può connettere a tutto. Noi crediamo che sarà questa la prossima grande rivoluzione. Oggi la casa connessa è nello stesso stadio di evoluzione toccato dagli smartphone nel 2004 o 2005. Nel giro di una manciata di anni fiorirà”.
Lo smartphone nel breve termine, Home più avanti con il suo sistema operativo per IoT. In mezzo una serie di ostacoli grossi come montagne da superare. Farsi largo in un mercato del genere non è semplice, anche se si hanno nomi altisonanti nel consiglio di amministrazione. Come non lo è costruire un marchio da zero. Viene in mente la OnePlus, la compagnia di Shenzhen, che proprio in virtù dei margini stellari delle grandi compagnie, ha cominciato a proporre smartphone dalle alte prestazioni ma dai prezzi molto più bassi (salvo poi cominciare ad alzarli nel tempo).
“Ma noi non stiamo proponendo un telefono di alta fascia a metà del prezzo, ma uno smartphone che nessuno ha mai costruito al prezzo di quelli di fascia alta”, obbietta De Masi. “E rispetto ad Apple & Co. abbiamo dei vantaggi: siamo più piccoli e agili, possiamo innovare perché non dobbiamo produrre centinaia di milioni di dispositivi in titanio e ceramica. A noi basta produrrne due o tre milioni il primo anno. Ed è esattamente il vantaggio che aveva Apple all’inizio. E c’è un altro aspetto: le persone sono stanche dei soli marchi che producono per 100 e vendono a 400 o 500. Noi puntiamo all’innovazione e non a fare ai profitti”.
Vedremo. Intanto però stando alle ultime trimestrali brillanti di Samsung e Apple, verrebbe da dire che la stanchezza del pubblico ancora non si è manifestata. Secondo Bloomberg controllano da sole il 75 per cento del settore degli smartphone in America. Ma De Masi ha ragione: in generale le grandi compagnie hi-tech e in particolare Silicon Valley, più che inventare e innovare in questi ultimi anni si sono concentrate nel massimizzare i profitti. Lasciando così spazio a nuove realtà che potrebbero irrompere con idee finalmente diverse. Ed è quel che vuole fare la Essential.
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