IL SEQUEL DI "SEX AND THE CITY" PARTE CON IL "PEDALE" SBAGLIATO - DURANTE LA PRIMA PUNTATA DI “…AND JUST LIKE THAT”, IL PERSONAGGIO DI “MR. BIG”, IL MARITO DI CARRIE BRADSHAW (SARAH JESSICA PARKER) MUORE DI INFARTO DOPO ESSERE ANDATO SU UNA CYCLETTE - LA SCENA FA CROLLARE IN BORSA LE AZIONI DEL GRUPPO CHE PRODUCE LA BICI DA CASA, LA "PELETON", CHE SI È INFURIATA: “NON SAPEVAMO NULLA DEL RUOLO CHE AVREBBE AVUTO NELLA TRAMA” - LA SERIE TV DOVRA' METTERCI UNA PEZZA NELLE PROSSIME PUNTATE - NON UN BUON INIZIO PER LA SERIE, CHE HA POCO “SEX” E TROPPA “CITY” E SOFFRE DELL'ASSENZA DI SAMANTHA - VIDEO

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1 - UN INFARTO NEL NUOVO SEX AND THE CITY FA CROLLARE LE AZIONI DELLA BICI DA CASA

Irene Soave per il “Corriere della Sera”

 

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La più giusta causa per danni dovrebbe intentarla Carrie Bradshaw: anni (e sei stagioni, e due film) a correre dietro all'imprendibile «manzo» Mr. Big e alle sue ubbie, mollata sull'altare, riacchiappata in zona Cesarini quando lui decide di «mettere la testa a posto», solo per essere infine abbandonata ancora, e stavolta irrimediabilmente. 

 

E invece le prime due puntate di ...And Just Like That , il seguito di Sex and the City, appena uscite (in Italia su Sky Now), hanno già generato una schermaglia reale tra uffici legali, e migliaia di dollari di danni. Avvertenza: questo articolo contiene un'anticipazione della trama di ...And Just Like That, in onda dal 9 dicembre in mezzo mondo. Ma è veniale: si riferisce alla prima puntata. 

 

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A Mr. Big (interpretato da Chris Noth) viene un infarto pedalando sulla sua bicicletta da salotto Peloton: «E all'improvviso», recita la voce fuori campo di Carrie, «Mr. Big morì». Altrettanto rapidamente sono collassate, nella vita reale, le azioni di Peloton in Borsa: -11,3% giovedì, giorno dell'uscita della serie, -5% il giorno dopo. Il valore di Peloton è ai minimi storici. Come la serie tv trasmessa tra il 1998 e il 2004, anche questo nuovo capitolo è ispirato a un libro della giornalista Candace Bushnell (in Italia: Sex and the City... e adesso? , Mondadori, 2019) ma con qualche aggiunta che lo adatta all'epoca Covid. 

 

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Ad esempio, la bicicletta da casa Peloton. Definirla «cyclette» è riduttivo: collegata a Internet da dove arrivano in streaming allenamenti di ogni tipo, montata e consegnata a domicilio con la minima fatica per l'utente e un dispendio che la rende esclusiva, 2.200 dollari per il primo modello base, di lì a salire. 

 

In Europa (tranne Regno Unito e Germania) non è ancora stata commercializzata, ma negli Stati Uniti - dove solo durante i primi mesi di lockdown ne avevano comprata una in 3,1 milioni, tra cui Richard Branson, Leonardo DiCaprio, Michael Phelps - è stata il vero prodotto simbolo della pandemia dei ricchi, mentre i comuni mortali si litigavano rotoli di carta igienica. Non è una sorpresa, quindi, che Mr. Big, marito fascinoso e abbiente della protagonista Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker) ne possieda una. 

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Vero gallo cedrone sin dai primi episodi della serie datati 1998, non è una sorpresa nemmeno che Big scherzi sulla bellezza di «Allegra», l'istruttrice-robot che gli appare sullo schermo; non è una sorpresa, infine, che anni di cubani fumati tra i denti, cocktail da Mad Men e grandi bistecche da carnivoro alfa si facciano sentire, fino alla pedalata fatale. «L'azienda aveva approvato l'uso della bici elettrica nello show», fa sapere Peloton in una nota. 

 

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«Ma non sapevamo nulla del ruolo che avrebbe avuto nella trama, che non ci era stato comunicato per ragioni di riservatezza». Il comunicato dell'azienda si appunta poi sullo «stile di vita poco sano» condotto da Big, che già nella sesta stagione della serie aveva avuto un infarto. Nella seconda puntata, un dialogo tra Miranda (Cynthia Nixon) e il marito Steve, invecchiato malino, sembra scritto per evitare azioni legali: «Cosa ci faceva sulla cyclette, un cardiopatico?», chiede lui. 

 

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E lei, quasi indignata: «Il medico gli aveva dato l'ok, la cyclette non c'entra!». E nel discorso funebre (mentre due ospiti ricordano «che str... era stato con Carrie» il morto) Miranda ricorda quanto Big amasse fumare, in quella che sembra una strizzata d'occhio preventiva ai legali di Peloton. 

 

«Aveva uno stile di vita sopra le righe», conclude la cardiologa Suzanne Steinbaum del comitato scientifico di Peloton. «Ha fatto scelte pericolose e non conosciamo la sua storia famigliare, che è rilevante». Per quanto se ne sa, conclude, «pedalare sulla Peloton potrebbe averlo persino ritardato, questo infarto».

 

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2 - SEX & THE CITY ADDIO AL SESSO

Giulia Zonca per “la Stampa”

 

Le ragazze che hanno definito un mondo sono rimaste senza parole. A «Sex and the City» hanno tolto il sesso e non c'è più molto da dire, infatti la miniserie che segue le fortunate stagioni del telefilm si chiama «And just like that», frase con cui si chiude ogni episodio per dirci che così, senza neanche sapere come, è andato tutto storto. Almeno nelle prime due puntate. E tanti non guarderanno il seguito. 

 

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Non è colpa dell'età: le ex ragazze sono oltre i 50, discutono sui capelli grigi ai celebri brunch che hanno trasformato l'avocado in bene di lusso e i dialoghi assecondano il momento. Giusto, anzi, a differenza dei due film, tanto ridicoli da essere inguardabili, qui si riparte dalla sceneggiatura con diverse battute felici: vecchio stile su nuovo copione. 

 

Siamo sempre a New York, un po' meno centro dell'universo dopo il Covid, ma non siamo più disinibiti e leggeri, anzi, la rubrica che dava il nome a tutto il giocattolo si è trasformata in un podcast dove c'è un gran bisogno di raccontare chiunque senza inquadrare nessuno. La protagonista che per anni ha incrinato certezze ora è accusata di essere «una rigida cisgender sposata» perché non sa trovare il modo di parlare di masturbazione senza essere oscena. Perché non ha affatto voglia di parlarne. 

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Lavora con «una queer non binaria con parenti messicani e sangue irlandese», battuta messa lì per chiarire che non si sa più come coniugare i pronomi e disegnare i personaggi. La serie non si sottrae, è in corso una rivoluzione del linguaggio e ci fa i conti. Le amiche sono troppo wasp quindi entrano in scena nuove conoscenze che allargano la rappresentanza culturale e anche in questo caso il tema viene portato nella conversazione: «Hai il complesso del redentore bianco».

 

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 Ci provano, davvero, con tanta buona volontà. Tentano di proteggere la scintilla del successo, solo che il fuoco non si accende. Sarà che sono rimaste in tre perché un'attrice ha rifiutato l'operazione nostalgia e la trama l'ha trasferita a Londra, sarà che giusto il tempo di guardare l'inizio e già siamo a un funerale e anche se tutti ormai sanno chi è morto, qui non ci sono spoiler. Si può dire che è un funerale con open bar. 

 

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È commedia sofisticata fuori tempo massimo e ci si vergogna di continuo. Le pomiciate in pubblico sono lasciate agli adolescenti sconfessando chilometri di ore passate a spiegare che il sesso non è una questione ormonale, come viverlo è parte di chi sei e come inseguirlo è affare di ognuno. Invece adesso la sfrontata Carrie sente il bisogno di dire «è ora di cambiare soggetto perché la vita è troppo breve». 

 

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Ma proprio quando il problema si fa chiaro, è evidente pure che le eterne ragazze non hanno responsabilità. La serie ha esordito nel 1998 e siamo nel 2021, andava su Telemontecarlo che non esiste nemmeno più: non sono loro a non sapere più come (e persino se) guardare in faccia il sesso, sono questi anni. 

 

È questo tempo che si finge libero però litiga con il perbenismo, che ha bisogno di rimediare a così tanti errori da rischiare la censura, che non può guardarsi indietro senza vedere i danni e per paura di essere superficiale torna a scegliere tra volgare o complessato, come se si fossero esaurite le altre opzioni. «Sex and the City» nel 2021 non funziona, nel 1998 era splendidamente semplice e oggi siamo nella complicatissima era del senso di colpa.

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