Peter Bradshaw per “The Guardian”
Stanno emergendo i poster, i trailer, i teaser dei film in gara a Cannes e, pur non volendo generalizzare, quasi tutti hanno una preponderanza di carne, lussuria e concupiscenza.
In “Marguerite et Julien” di Valérie Donzelli c’è l’incesto. In “Carol” di Todd Haynes, con Cate Blanchett e Rooney Mara, c’è l’amore proibito. Nel poster di “Youth” di Paolo Sorrentino, Michael Caine e Harvey Keitel guardano con desiderio una donna nuda dentro una vasca. E l’”enfant terrible” Gaspar Noé ha pubblicato sul web l’immagine esplicita di “Love”, film di sesso in 3D che verrà proiettato a mezzanotte. Forse il poster non potrebbe essere esposto in nessun altro posto se non on line.
Anche quando di fatto non c’è sesso sullo schermo, c’è sempre sesso pubblicizzato al festival. Gli abiti, i gioielli, i paparazzi, la piscina dell’”Hotel du Cap-Eden-Roc”: tutto ha il profumo del sesso, un concetto che va di pari passo con i ricchi, famosi e desiderabili.
Cannes incoraggia, ogni sera, un teatro di glamour sul tappeto rosso, adorato da “L’Oréal”, che è il maggiore sponsor del festival. C’è gente che crede che questo tipo di attrattiva sia più sexy del sesso.
scena dai primi film porno francesi
Prima dei reality e delle Kardashian, il concetto di celebrità “Z-list” (i famosi senza motivi per esserlo) che si mostrano poco vestite, esisteva grazie alla tradizione ufficiosa della “starlet” seminude che facevano incursioni sulla Croisette. Nel 1953, la diciottenne Brigitte Bardot posò in bikini accanto a Kirk Douglas, l’anno dopo Simone Silva si presentò in topless davanti a Robert Mitchum, nel 1964 Jayne Mansfield ballava in costume e a piedi nudi con il suo chihuahua.
Ogni evento simile catturava la curiosità dei fotografi. Lo scandalo si vedeva anche sullo schermo. Nel 1961 “Viridiana” di Luis Buñuel vinse la Palma d’Oro e molti, inclusa la Chiesa Cattolica, lo ritennero un oltraggio. Gli espliciti riti sessuali di “Mondo Cane” sollevarono altrettante polemiche.
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Per quanto facile allo choc, il pubblico di Cannes cominciò a non essere più stupito solo dal sesso, anche dalla violenza, come nel caso di “Funny Games” di Michael Haneke e “Irréversible” di Gaspar Noé. Ma il sesso dà sempre un accesso preferenziale al titolo e “Sesso, bugie e videotape” di Steven Soderbergh vinse nel 1989. Poi fu la volta di “Kids” di Larry Clark, film sulle vite intime degli adolescenti newyorkesi, che secondo alcuni rasentava la pedofilia.
In seguito arrivò “Crash” di David Cronenberg. Più di recente sono apparsi sul mercato “Baise-Moi”, in un giro di sesso e violenza, “9 Songs”, “Japòn”, sulle relazioni con donne più anziane, il “Brown Bunny” scritto, diretto e interpretato da Vincent Gallo, con dieci minuti di pompino. E ancora “Happy Together”, e “Shortbus” di John Cameron Mitchell, ovvero l’amore libero come negli anni Sessanta ma senza la stessa speranza.
I film francesi sul sesso tendono ad essere molto seri, vedi “Jeune et Jolie”, “Paradise: Love”, “Lo sconosciuto del lago”, sulla sessualità dei gay, e “La vita di Adele”, il film che secondo alcuni raccontava l’amore fra due donne, secondo altri era l’ennesimo esempio di come il mondo eterosessuale fosse affascinato dalle lesbiche.
Nel 2012 tutti aspettavano la scena di “The Paperboy” in cui Nicole Kidman si masturbava. Fra i migliori film d sesso ricordiamo nel 2002 “Polissons et Galipettes”, montaggio di dodici porno francesi fatti tra il 1905 e il 1925. Fu quello il momento sessuale supremo a Cannes.