SIAMO TUTTI CONCITA. SOLO CHE A NOI NON CI CAGA NESSUNO - NON SOLO LIUZZI, ANCHE BECHIS HA LO STIPENDIO PIGNORATO DA 5 ANNI PER PAGARE LE QUERELE - SOLO CHE PER LORO, E PER LE MIGLIAIA DI GIORNALISTI DENUNCIATI PERCHÉ FANNO IL LORO LAVORO, NON SI MOBILITANO NE' GRASSO NE' BOLDRINI

La Federazione Nazionale della Stampa parla addirittura di "un fondo di solidarietà a sostegno dei giornalisti della ex Unità" e della De Gregorio, un'idea che non è mai venuta per le decine di testate chiuse e per le migliaia di cronisti italiani che vengono querelati perché fanno il loro lavoro. Ma c'è giornalismo di serie A e di serie B...

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1 - SONO COME CONCITA. E TUTTI SE NE FREGANO

Franco Bechis per “Libero quotidiano

 

franco bechis franco bechis

Chiedo scusa se parlo di me. Non mi piace farlo: infatti non ho detto una parola in questi anni. Leggendo però le disavventure di Concita De Gregorio e dei colleghi dell'Unità, e la mobilitazione è nata nel sindacato dei giornalisti e perfino nel mondo politico, mi è scappato un timido “Ah, però...”.

 

Mi spiace che a Concita e ai suoi colleghi abbiano pignorato il 20% dello stipendio per le cause intentate quando lei dirigeva l'Unità. Conosco bene il tema: da quasi sei anni sono a Libero, e di questi ne ho passati 5 con un quinto dello stipendio pignorato per lo stesso motivo. Anche peggio: per un certo periodo ho avuto pure il conto bancario- il solo che ho, e su cui corre lo stipendio- pignorato. Ho raccontato quel che stava accadendo a colleghi e sindacalisti della Federazione nazionale della stampa.

 

Concita De Gregorio Concita De Gregorio

Ho raccolto molti “Mi spiace”, altri “Però...”, qualche timido: “ah, non sapevo...”, e sotto-sotto valanghe di “eh... un po’ te la sei cercata, sei sempre così aggressivo con tutti...”. Sono abituato a combattere da quando ho iniziato a fare il giornalista, e non sono mancate occasioni in tribunale. Mi difendo, perché se scrivo prima mi documento, e in una causa penale cerco di portare materiale a sostegno di quel che è stato pubblicato. Poi come tutti posso fare errori: inutile ritenersi infallibili.

 

Ho imparato in tanti anni che un processo è come un terno al lotto: contano i fatti in sé, ma anche le opinioni che si formano i magistrati che ti debbono giudicare, la bravura degli avvocati che ti assistono, le capacità dell'imputato di raccontare come teste il lavoro fatto, e talvolta i pregiudizi verso la testata per cui lavori. Da imputato potrei dire di essere stato condannato ingiustamente, e vale quel che vale: tutti i colpevoli si sentono sempre innocenti.

 

Ma sono anche stato assolto quando invece ero colpevole: aveva ragione chi mi aveva querelato, ma ha indispettito la corte con l'atteggiamento tenuto nel processo. In un caso un teste a mio favore si è impappinato, è andata a farsi benedire la mia carta decisiva. Risultato: condanna di primo grado, pena minima: 500 euro. Mi sono detto: ricorrerò in appello. E invece era stata fatta una legge che diceva: se in primo grado sei condannato solo a una multa o ammenda, non è ammesso ricorso.

ROMA-PROCURA ROMA-PROCURA

 

Pensavano di togliere un po’ di carico ai tribunali. Rientravo nella legge: nessun appello possibile, condanna definitiva. La legge resta in vigore 20 giorni, perché i giornalisti insorgono: l’80% delle querele si chiude con multa o ammenda, in quel modo addio giusto processo. Resto il solo giornalista italiano che ci finisce impigliato, e mi tocca pagare non solo i 500 euro, ma pure i 10 mila euro stabiliti per la parte civile.

 

Nessuno spreca una parola, manco per dire : “che sfigato!”. Mi hanno pignorato lo stipendio sia per quel che ho scritto sia per essere stato direttore di testata. La legge dice che si è responsabili in solido giornalista che scrive, direttore responsabile ed editore. Mi hanno pignorato tre volte lo stipendio e uno il conto bancario sia come direttore che come giornalista. In tutti i casi chi ha vinto (causa civile con provvisionale di primo grado) è venuto a chiedermi tutta la somma.

 

BOLDRINI E VENDOLA BOLDRINI E VENDOLA

Non hanno nemmeno provato a chiederla agli editori, le cui società erano vive e vegete. Da lì in poi cavoli miei. Infatti mi sono dovuto arrangiare : qualcosa (molto) ho pagato, ho cercato trattative con i vecchi editori e con chi mi aveva querelato, qualcosa (poco) ho recuperato. Nessuno mi ha dato una mano, per la Fnsi il caso non è esistito: affari miei. Non una parola dai presidenti delle due Camere, Piero Grasso e Laura Boldrini ora scandalizzati per le querele ai colleghi dell'Unità.

 

giovanna melandri 5 giovanna melandri 5

Li capisco: chi è venuto a pignorare lo stipendio solo a me, ignorando qualsiasi altro soggetto solidale, si chiama Nichi Vendola, leader del partito che ha candidato la Boldrini. Chi ha fatto la stessa cosa pignorando il mio conto bancario si chiama Giovanna Melandri, già dirigente e ministro di quel Pd che ha portato in Senato Grasso. Così va la vita...

 

 

2 - LA FOLLE IDEA: I CRONISTI PAGANO, I FONDI VANNO AI VIP

Giuseppe Alberto Falci per “il Giornale

 

C'è un giornalismo di serie A e un giornalismo di serie B. Ecco il doppiopesismo: Concita De Gregorio, ex direttore de L'Unità, si ritrova nei guai subendo una serie di risarcimenti danni (per un totale di 536mila euro) per cause civili perdute in primo grado. Ma, manco a dirlo, riceve la solidarietà del presidente del Senato Pietro Grasso, del presidente della Camera Laura Boldrini. Di più: la Federazione nazionale della stampa parla addirittura di «un fondo di solidarietà a sostegno dei giornalisti della ex Unità».

 

barbara d'urso e emiliano liuzzi barbara d'urso e emiliano liuzzi

Giusto. Così è successo ai giornalisti e ai direttori dell'Unità. Ma così succede anche a migliaia di cronisti sparsi in tutto lo stivale, che scrivono inchieste per testate più o meno autorevoli, ma non appartengono al circuito della sinistra benpensante. Ad esempio, Emiliano Liuzzi, giornalista del Fatto Quotidiano, quando scriveva per il Corriere di Livorno, è incappato in una situazione simile.

 

E in una lettera inviata a Dagospia lo ha raccontato: «Caro Dago (...), che si muova il sindacato dei giornalisti mi sembra una grave distorsione. Io, modestamente, ho lo stipendio pignorato per lo stesso motivo di Concita. Non mi hanno pignorato la casa perché non la posseggo e perché al Corriere di Livorno - giornale che finì esattamente come l'Unità senza avere quel popò di storia che ha l'Unità - eravamo terrorizzati dalle cause. Attualmente sto pagando 15.000 euro (una sciocchezza rispetto a Concita, ma io non sono biondo, ancora modestamente), (...) Non fu un'impresa facile».

la nuova unita di guido veneziani by daxest la nuova unita di guido veneziani by daxest

 

Certo, non fu una impresa facile anche perché all'epoca tutti restarono in silenzio. Così come in passato avvenne con giornali non esattamente di sinistra come L'Indipendente e Il Borghese. Stessa situazione, nessuna mobilitazione. Oggi, invece, si cerca di correre ai ripari. Come? Martedì la sala stampa di Montecitorio pullulava di giornalisti e parlamentari Pd, tutti premurosi di risolvere l'affaire Unità. Grasso ha parlato di «situazione grave», e Laura Boldrini non ha perso tempo a fargli eco.

 

La storia è semplice per chi conosce la legge sulla stampa: quando qualcuno cita in giudizio un giornale, vanno a processo l'autore dell'articolo, il direttore responsabile della testata e l'editore. Tutti e tre, si dice in gergo tecnico, ne rispondono «in solido», ma se qualcuno non paga ne rispondono gli altri due. Nel caso specifico l'allora editore de L'Unità - la Nie - non esiste più, e nessuno si può rivalere su quella società. Ma nel Paese non esiste soltanto L'Unita di Concita De Gregorio.

UNITA GIORNALE UNITA GIORNALE

 

Eppure ad oggi la Federazione nazionale della stampa non riesce a fornire il numero di giornalisti in cause pendenti per querele. «Con la conferenza stampa di martedì - afferma il presidente della Fnsi Santi Della Volpe - abbiamo scoperto il vaso di pandora. Noi abbiamo fatto i conti per L'Unità. I giornalisti coinvolti sono 26 e la cifra di risarcimento che comprende le spese processuale ammonta a 536 mila euro. Ma non le so fornire un dato nazionale In queste ore stiamo ricevendo tantissime segnalazioni, da colleghi del Manifesto, del Secolo XIX, e da altre testate».

 

Renato Soru Renato Soru

Insomma, si parte dal caso Unità, giornalismo di serie A, e poi si procede con la restante parte dei giornalisti italiani. Secondo quanto risulta al Giornale, la cifra dei giornalisti coinvolti supererebbe quota mille giornalisti stati lasciati al loro destino senza ricevere alcun sostegno da parte del sindacato e dai vertici delle istituzioni. Emblematico, ad esempio, il caso dell'ex direttore di e-polis Enzo Cirillo che ha subito 104 processi per un ammontare di centinaia di migliaia di euro, ma in quel caso - sottolinea- «non ho avuto un aiuto dall'Fnsi». Certo, non si chiamava Concita.

matteo fago matteo fago

 

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