SOTTO A CHI COCA! IL NUOVO SAVIANO, “PUSHER” DELL’OVVIO…

Nel libro “ZeroZeroZero” sulla cocaina, il guru di Gomorra riciccia la solita tesi così vicina al luogo comune: il business criminale è alla base della nostra economia… È l’ani¬ma oscura del capitalismo, etc. – Pasoliniano nelle intenzioni, Saviano dice “Io so” ma senza prove…

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Alessandro Gnocchi per "Il Giornale"

COPERTINA DEL LIBRO DI ROBERTO SAVIANO - ZERO ZERO ZEROCOPERTINA DEL LIBRO DI ROBERTO SAVIANO - ZERO ZERO ZERO

Roberto Saviano, quando racconta, lo fa davvero bene. Peccato dunque che non rinunci a scrivere libri a tesi, come ZeroZeroZero (Feltrinelli, in uscita domani), atteso ritorno al romanzo-verità dopo il successo milionario di Gomorra, pubblicato ormai sette anni fa.

La tesi è sem¬pre la stessa: alla base del no¬stro sistema economico c'è il bottino, opportunamente ri¬pulito, proveniente dalle atti¬vità criminali. È l'ani¬ma oscura del capitalismo, già al centro di Go¬morra e di al¬cuni monolo¬ghi televisivi di Saviano stesso.

SAVIANO coverSAVIANO cover

Un romanzo co¬me questo, che af¬fonda le radici nel reportage, dovreb¬be essere, almeno in parte, una scoperta che giunge dopo una attenta ricognizione sul campo. Invece Savia¬no rivela fin dalle primissime pagine il succo di questa lunga indagine sulla cocaina e sul narcotraffico.

I boss comandano i mercati, dettano legge nella finanza, dominano gli investimenti perché hanno una liquidità pressoché infinita grazie allo spaccio di stupefacenti. La ca-duta del Muro, secondo Savia¬no, è meno importante degli accordi tra narcotrafficanti al¬la fine degli anni Ottanta; il messicano Félix Gallardo «El Padrino» e il colombiano Pa¬blo Escobar «El Mágico» sono personaggi storici da colloca¬re sullo stesso piano di Reagan e Gorbaciov. Il libero mercato, nei suoi alti e bassi, non è altro che il volto (più o meno) pre-sentabile della malavita.

Gianrico CarofiglioGianrico Carofiglio

Le economie criminali, che non risentono della crisi, ne sareb¬bero però l'origine. Da lì sareb¬bero arrivati i capitali necessa¬ri a sostenere le Borse e la fi¬nanza dei titoli tossici. Persi¬no gli scontri fra ideologie e ci¬viltà, i conflitti religiosi e cultu¬rali sarebbero incomprensibi¬li senza tenere conto del fatto¬re criminale e della sua in¬fluenza. Bisogna dunque guar¬dare negli occhi il vero potere, quello delle organizzazioni in¬ternazionali, perché ha costru¬ito il mondo moderno gene¬rando «un nuovo cosmo».

Que¬sto dovrebbe spiegare tutto, anche se ZeroZeroZero non sembra portare alcun elemen¬to concreto a suffragio di que¬ste idee. Saviano sa, ma non ha le prove. In questo è un epigo¬no. La «ne¬ve » è la subli¬mazio¬ne di Pasolini. Comunque sia, nella pro¬spettiva dell'autore, ricostrui¬re la filiera della cocaina, dalla produzione al consumo, pas¬sando per lo smer¬cio, è il modo miglio¬re di esplorare il «nuovo cosmo».

La polvere bian¬ca infatti è la merce perfetta, l'apoteosi del consumi¬smo, la fon¬te inesauri-bile di gua¬dagno perfetta di una società che vuole sempre di più: più successo, più divertimento, più efficienza, più velocità.

Con le parole di Saviano: «La cocaina è un bene rifugio. La cocaina è un bene anti-cicli-co. La cocaina è il vero bene che non teme né la scarsità di risorse né l'inflazione dei mer¬cati». Non che la diffusione ca¬pillare della cocaina e il rici¬claggio del denaro sporco sia¬no notizie fresche. In que¬sti anni sia la letteratura sia la saggistica hanno battuto questi temi in lungo e in largo. Basti qui ricordare solo il ti¬tolo più recente, ov¬vero il bestseller Co¬caina (Einaudi) scritto a sei mani da Carlotto, Carofi¬glio e De Cataldo.

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Saviano però uti¬lizza il fenomeno cocaina come chiave di lettura di ogni aspetto della realtà eco¬nomica e socia¬le. ZeroZeroZero, dunque, è un li¬bro molto ideo¬logico. Questo non significa che sia brutto (forse un po' prolisso) perché, come si ac¬cennava all'inizio, Saviano quando racconta sa catturare il lettore. Il viaggio nei mean¬dri dello spaccio inizia a New York ma i primi protagonisti sono i boss italiani. Tocca a lo¬ro addestrare le nuove genera¬zioni di messicani e latinoa¬mericani, affamati come squa¬li.

Le regole del gioco sono spietate ma chiare: non inse¬gnano a essere giusti, buoni, corretti. Insegnano a coman¬dare, a gestire gli affari e gli uo¬mini. Nel girone infernale del narcotraffico, i boss conosco¬no il loro destino fin dall'ini¬zio: essere traditi o uccisi da qualcuno con cui hanno divi¬so tutto.

Seguono capitoli efficaci de¬dicati alla lotta spietata per la supremazia tra «cartelli» messica¬ni; all'ascesa e de¬cli¬no di quelli co¬lombiani; ai fe¬roci squadroni della morte ar¬ru-olati dai nar¬cos ; alla vita senza speran¬za di bambini che a tredici anni sono sul¬la strada con un mitra in mano; ai rap¬porti di affari fra 'ndranghe¬ta, forza in co¬stante ascesa, e latinoameri¬cani;

alla nascita di figure imprenditoriali (si fa per dire) che offrono «servizi» alle cosche; alla mafia rus¬sa; alle nuove rotte afri¬cane della droga; ai pu¬sher che si considerano quasi farmacisti perché in fondo offrono un servi¬zio pubblico; alle testimo¬nianze dei consumatori più disparati; a chi ha pa¬gato per avere infranto l'omertà.

Nelle oltre quattrocento pagine di ZeroZeroZero c'è tutto, insomma. Meno il gusto dell'avventura in¬tellettuale.

 

 

 

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