Paolo Mauri per il Venerdì-la Repubblica
COPERTINA DEL LIBRO DI STEPHEN KING
Shining risale agli anni Settanta e ora Bompiani lo rimanda in libreria con il viatico del romanzo «che ha appassionato milioni di lettori nel mondo». Stephen King organizza il terrore in modo molto esplicito: fin dalle prime pagine, in cui assistiamo al colloquio del protagonista con il gestore dell' Overlook Hotel che lo deve assumere come guardiano per l' inverno.
Nulla viene nascosto: una certa istintiva antipatia che subito si instaura tra i due, la storia del precedente guardiano che ha fatto a pezzi la famiglia e si è suicidato. Poi, cambio di scena, veniamo a sapere che Jack Torrance, scrittore in crisi, è stato licenziato dalla scuola in cui insegnava: il suo matrimonio è in difficoltà.
È un uomo collerico, da poco ha smesso di bere. «È a secco», come dice lui, ma tutto il linguaggio di King pesca da un parlato ricco di stereotipi. Ha picchiato un suo alunno. In precedenza aveva spezzato un braccio al figlio di tre anni che gli aveva messo in disordine le carte.
Ora il bambino ha cinque anni e "vede" e ascolta un amico immaginario che lo guida... Siamo solo alle prime pagine, poi il lettore si addentrerà nella terribile solitudine dell' albergo assediato dalla neve. Stanley Kubrick, nella sua celebre versione cinematografica, è persino più soft.
Ma lì ci sono le immagini e il ghigno di Jack Nicholson, ormai preda della follia, ad affascinare lo spettatore. Perché il terrore ha un suo indubbio fascino ed è per questo che se ne consuma molto.
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