lady gaga tony bennett love for sale
Paolo Giordano per "il Giornale"
Poi lei urla «C'mon», venite, e a metà di It' s de lovely inizia un disco jazz che passerà alla storia. Lady Gaga e Tony Bennett. Sessant' anni di differenza: 35 lei, 95 lui. E 68 album in due: 7 lei, 61 lui. Pubblicano insieme il loro secondo disco di canzoni jazz, stavolta tutto dedicato al repertorio di Cole Porter, che si intitola Love for sale ed esce per Universal il primo ottobre.
Passerà alla storia perché è un bell'omaggio a uno dei grandi compositori di standard americani, un vero re dell'epoca d'oro di Broadway che tuttora resta attualissimo nonostante sia scomparso quasi sessant' anni fa. Ed è anche l'ultimo disco dell'ultimo grande crooner vivente, ossia Tony Bennett, al secolo Anthony Dominick Benedetto, figlio di John e di Anna Suraci, glorioso combattente dell'Alzheimer dopo aver combattuto contro i nazisti in Francia e Germania tra il 1944 e il '45.
Poi, tornato negli States nel 1946, ha scoperto il bel canto e lo ha usato per la sua passione, il jazz, quello suonato da Louis Armstrong o Jack Teagarden. Da lì in avanti ha seguito la strada entusiasmante e dolorosa dei grandi successi, dei Grammy Awards vinti (20), della bella vita e della quasi morte, visto che nel 1979 una overdose di cocaina lo ha portato più di là che di qua.
Ora è quello che merita di essere, ossia una leggenda, riverito e osannato negli Stati Uniti e nel resto del mondo come l'ultimo testimone del bel tempo che fu, del jazz e dello swing di notte nei locali fumosi, della musica come estrema celebrazione dell'improvvisazione e del virtuosismo. In pratica, visto come gira il pop di oggi (pochi strumenti, molti software), Tony Bennett è visto dagli under 30, perlomeno da quelli che lo conoscono, più o meno come un marziano.
Perciò funziona il duetto jazz con un'altra marziana, pure lei di origini italiane, pure lei fuori dal tempo perché ne vive due o tre contemporaneamente, popstar, attrice, designer e pure jazzista. Da Night and day a You' re the top è lei la protagonista perché, neppure ora, ti aspetti una versatilità del genere da chi è esplosa con Poker face e si è presentata vestita da bistecca agli Mtv Video Music Awards.
In Do I love you è sognante e malinconica come fosse Judy Garland e in Dream dancing ha la voce color ebano come davvero fosse in un club di Las Vegas ai tempi del Rat Pack di Frank Sinatra, Sammy Davis jr, Dean Martin, Peter Lawford e Joey Bishop. Tony Bennett poi. Manco diresti che ha 95 anni e forse la sua voce non è mai stata così fragile e potente, così consapevole e deliziosa. In Just one of those things «attacca» con una maestria che non si riesce a definire se non con una parola: esperienza.
Dopotutto la sua è una storia che oggi te la scordi perché è cambiato tutto ed è difficile immaginare carriere lunghe settant' anni che vivono, si afflosciano e poi risorgono più e più volte. Ora nel pop è tutto più istantaneo come le stories di Instagram che durano un giorno e poi spariscono in attesa di un'altra. Anche per questo Love for sale è un disco che potrebbe passare alla storia.
Con queste canzoni, e questa coppia, presenta un genere musicale a una generazione che non ne ha la più pallida idea e che, grazie alla calamita Lady Gaga, può essere attirata nel mondo di I concentrate on you o di una I' ve got you under my skin (nella versione deluxe) che tanti anni fa Frank Sinatra portò ai giovanissimi cantandola con Bono degli U2.
E forse per questo Love for sale è ancora più significativo di Check to check, il primo disco della coppia Bennett Gaga uscito nel 2014. Ora è ancor più controtendenza, ancor più estremo, addirittura più spettacolare. Poco prima di compiere 92 anni, Tony Bennett ha chiamato Lady Gaga chiedendole di fare questo disco prima che «finisca di contare i miei compleanni».
Eccolo qui, ed è il modo migliore di chiudere una carriera favolosa, prima nelle retrovie, poi tra i protagonisti e infine sul trono per mancanza di concorrenti. Tony Bennett si è già ritirato dai concerti (ci mancherebbe) e adesso lo fa anche dalle incisioni.
Il primo brano che ha cantato con Lady Gaga è stato anni fa il superclassico Lady is a tramp, la lady è una vagabonda, la canzone sulla quale si sono subito trovati in sintonia. «Io sono una vagabonda e lui lo sa», ha detto lei nella prima intervista insieme. «No, sei una lady che fa la vagabonda», ha risposto lui.
Dopo il loro girovagare tra gli standard del jazz, tra la memoria di Cole Porter e di una americanità musicalmente immortale, è arrivato fin qui, fino a Love for sale che è l'apostrofo jazz tra il più grande crooner vivente e la popstar che non riesce ad avere confini.
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