Simone Marchetti per La Repubblica.it
Fu la prima a posare nuda al cinema. E la prima a immaginare il Wi-Fi. La storia pubblica e segreta di Hedy Lamarr, attrice icona di Hollywood ma anche scienziata in incognito, vengono oggi finalmente celebrate in Bombshell: the Hedy Lamarr Story, un documentario prodotto da un’altra attrice, Susan Sarandon.
Il lungometraggio, presentato a Londra all’interno del Jewish Film Festival, sta facendo appassionare la rete per il modopungente con cui riesce a far riflettere su pregiudizi, contraddizioni e anche prigioni che lo star system riesce a costruire intorno ai propri artisti.
Lamarr, infatti, diva ma anche ingegnere che brevettò una scoperta alla base dell’attuale tecnologia wi-fi, finì ingabbiata prima dentro un ruolo e quindi dentro un destino che impedirono al suo genio di venir riconosciuto. Occorre, però, fare un passo per volta dentro la storia di una vita che è più appassionante di ogni fantasia hollywoodiana.
Vienna, 1930 circa. Figlia di un direttore di banca e di una pianista, Hedwig Kiesler cresce in un ambiente libero e liberale. Studia con le figlie di Sigmund Freud, ha una passione per l’ingegneria ma finisce con innamorarsi del cinema e del teatro. Non è bella ma bellissima. Un’arma a doppio taglio che la lancerà come attrice ma la limiterà come artista. Fin dagli esordi, infatti, i critici parlano di “occhi graziosi come in un dipinto”.
Nessuno parla della sua recitazione, ma lei ha progetti più grandi di chi la vuole inscatolare nel ruolo di bambola. Si esibisce nella Berlino libera e bella prima dell’incubo nazista. Debutta a Mosca, spopola a Vienna. I suoi primi ruoli al cinema fanno scrivere ‘era così carina che te la saresti mangiata’. Lei cavalca l’onda e accetta di recitare come protagonista in Estasi, film che passerà alla storia per aver mostrato la prima attrice nuda. Ovunque è scandalo: dall’Europa agli Stati Uniti, non si parla d’altro.
Hedwig si comporta come farà sempre: testa bassa e si lavora. Debutta a teatro nel ruolo di Sissi e Franz Mandl, il primo marito, la vede, se ne innamora e la sposa. È un impresario ricco e potente che lavora nel mercato delle armi: nelle cene a casa loro si alternano Benito Mussoni e gerarchi nazisti.
Hedwig ascolta, s’informa, inizia a spaventarsi. Non lo sa, ma quello che sente sarà fondamentale per il futuro suo e anche per quello del Wi-fi. L’antisemitismo cresce, Hilter prende il potere. La prima volta che prova a fuggire in treno, destinazione Budapest, viene ripescata dal marito e riportata a casa. La seconda va meglio: ripara in Svizzera, a St. Moritz dove, guarda caso, svernano i più grandi registi americani del tempo.
Più tardi riparerà prima a Parigi e poi a Londra, mentre il marito ottiene il divorzio da lei per motivi razziali. È a Londra che incontra il produttore che la porterà in America. Convincerlo non è facile perché la censura la insegue dai tempi di Ecstasi. ‘Non andrai da nessuna parte’, le ripetono i produttori, ‘il culo di una donna è per suo marito, non per gli spettatori’.
Ma Hedwig è più forte dei maschi e del loro maschilismo: sulla nave da Londra a New York strappa un contratto per una casa di produzione e decide di cambiare il nome in Hedy Lamarr per cancellare il fantasma nazista legato all’Europa e a una Vienna invasa dalla Germania.
Hollywood ci mette un minuto ad accorgersi di lei: la trasforma subito nella bellezza esotica, la donna pericolosa e fatale, quella che finisce male o che fa finir male. Recita con tutti, tra gli anni Quaranta e Cinquanta è considerata la donna più bella del mondo. Ed è proprio in questo momento che succede l’impensabile.
Nel tempo libero, Hedy si appassiona di segnali radio e telecontrollo. Una sera incontra George Antheil, compositore francese di stanza a Hollywood, e gli parla dei suoi studi. Lui l’ascolta, si appassiona. Lei abbandona il party, tira fuori il rossetto e scrive il proprio numero di telefono sul parabrezza della sua autovettura. Insieme modificheranno la tecnologia della banda perforata nella pianola meccanica per trasformarla in una tecnologia a rapida variazione di frequenza (frequency-hopping spread spectrum).
È il 1941 quando depositano il progetto, il 7 dicembre dello stesso anno il Giappone distrugge Pearl Harbour. Nel ’42 il brevetto viene riconosciuto col n. 2.292.387 ma l’Inventor’s Council non lo ritiene interessante e lo consegna all’oblio. Hedy continua la carriera d’attrice, s’avventura in matrimoni quasi sempre sbagliati (saranno 6 in tutto) e imbocca l’immancabile appuntamento con il viale del tramonto.
È il 1962 e guarda caso il brevetto n. 2.292.387 è scaduto da tre anni quando la sua tecnica viene adottata dagli Stati Uniti a bordo delle navi impegnate nel Blocco di Cuba. Hedy incassa il colpo con fierezza, tira dritto e si sposa un’altra volta. Non serve molto: tutto finirà un’altra volta non proprio bene. Prova a scrivere un’autobiografia ma al momento della stampa fa causa all’editore per calunnia.
Finisce in carcere per un piccolo furto in un supermercato, fa causa a un tecnico che le installa l’aria condizionata per stupro: il giudice la condannerà a risarcire l’operaio. Tutto le scivola dalle mani, bellezza compresa mentre nel 1985, tolto il segreto militare, viene finalmente riconosciuto il brevetto Kiesler/Antheil che poi sarà la base per le tecnologie di telefonia mobile e sistemi di wireless.
Arrivano i premi e le onorificenze e in suo onore il 9 novembre, giorno del suo compleanno, in Germania, Austria e Svizzera viene proclamata la giornata dell’inventore. Hedy ha passato gli ottanta, è stanca, l’ennesima causa intrapresa contro la Corel Corporation, rea di aver usato la sua immagine in uno spot, le assicura 5 milioni di dollari e un po’ di respiro.
Nell’ultima intervista rilasciata a Vanity Fair dirà che il suo personaggio preferito è Bart Simpson, che il poker è la sua occupazione prediletta e che vorrebbe morire dopo aver fatto l’amore. Se ne andrà, invece, dopo un attacco cardiaco, sola nella sua casa in Florida, con la maschera per gli occhi sulla fronte. Voleva vedere fino all’ultimo cosa significa essere una donna, un’attrice e una scienziata sempre in maniera separata e mai tutte insieme.