Michela Tamburrino per “la Stampa”
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Sostiene Terence Hill, alias Mario Girotti, alias Don Matteo, che era proprio il frusciare della tonaca, consunta e malandata, a dargli il ritmo della battuta, a costruirgli il personaggio. Ora Don Matteo, misteriosamente come era arrivato, va via. Al suo posto ecco il gagliardo Raoul Bova che non va in bici ma in moto e che smette gli abiti talari. Giusta scelta, voler assomigliare non porta mai bene. Così dopo vent' anni un ultimo ciak gonfio di lacrime per quello che è stato, prima a Gubbio e poi a Spoleto dove Terence lascia un paese che lo ha tanto amato, a cominciare da Spartaco, il proprietario del ristorante che sta accanto alla ricostruita stazione dei carabinieri e che si è improvvisato attore per amore della serie.
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Oggi non si dà pace pensando a una consuetudine da considerarsi cambiata. Addio al bonario parroco di campagna, capace di nascondere chissà quale passato ma pronto a farsi semplice pur di essere capito dagli umili. Addio a un'immagine di prete all'antica, appunto con la sua tonaca sbrindellata, guai a cambiarla ordinava alla produzione obbediente. A dire il vero una volta l'avevano anche convinto, dopo molte insistenze. Andò a farsi prendere le misure. Poi... «Quando me l'hanno consegnata l'ho appesa in camerino e non l'ho mai usata».
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Addio a un religioso appassionato di gialli e di trame oscure ma capace di capire l'animo degli uomini a un solo sguardo. Esiste anche una contabilità affettiva che ha il suo peso: «22 anni, 13 stagioni, 259 episodi. Grazie» questo ha scritto l'ottantaduenne attore sui suoi account social. Una foto di gruppo e il rito del piantarello non manca. É il produttore Lux Luca Bernabei a chiarire la situazione: «Vogliamo pensare non a un addio ma a un allontanamento. Vogliamo pensare all'eredità che ci lascia in termini di dedizione, fedeltà e amore per il personaggio e per i tanti telespettatori che ci hanno seguito in questi vent' anni».
Allora benvenuto a Don Massimo di Bova: «Il nome l'ho scelto io e abbiamo avuto la benedizione di Terence. Don Matteo mi sceglie come sostituto perché ravvede in me le sue stesse caratteristiche umane. Vengo sul set per respirare l'aria e raccogliere al meglio la staffetta. Mi sento come alla 4X100 quando sta per arrivare il testimone in velocità. Spero di riuscire a vincere. Difficile stare all'altezza del mito che ci lascia».
Bova in Don Massimo è un prete che ha preso i voti tardi, è al suo primo incarico in parrocchia e abbraccia la fede con una spiritualità francescana». La dodicesima stagione di Don Matteo, con Terence Hill e Nino Frassica, aveva chiuso consegnando a Rai1 ben 7.300.000 telespettatori e il 26,4% di share. Comunque e proprio in virtù del fatto che non ci fu mai malanimo, al contrario, viene annunciato con soddisfazione che continuerà il percorso della Lux con Terence Hill: «L'anno prossimo - spiega Bernabei - faremo insieme due film, uno di Natale e un western».
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Tanto per tornare ai vecchi amori perché con il western dalla vena comica, Terence ha sfondato nel mondo del cinema assieme all'amico di una vita Bud Spencer. Cinquant' anni di carriera e non sentirli fino ad oggi. Perché lui non ha alcuna intenzione di smettere, è la lunga serialità ad affaticarlo. Impossibile dargli torto. Eppure mancherà la carezza rassicurante del parroco intelligente che con una manciata di carabinieri, più o meno capaci, riusciva a salvare il mondo. L'addio a Don Matteo si perfezionerà a partire dal quarto episodio della tredicesima stagione.-
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