Marco Giusti per Dagospia
"The Endless River" di Oliver Hermanus
Mentre i critici italiani seguitano a stroncare allegramente i film in concorso della Mostra, ma non toccheranno il film di Marco Bellocchio, che lanceranno come ritorno all'ordine, anche se non lo e' affatto, visto che e' il film piu' pazzo che ha fatto, e seguitano le polemiche su Guadagnino, che proprio grazie ai fischi in sala, si racconta, aumenta le vendite (sara' un effetto facebook...), e ha comunque raccolto qualsiasi rosicume della nostra industria, dimostrando che si puo' fare un film internazionale vero, vi propongo un piccolo film interessante che viene dal Sudafrica.
Ambiguo, non rassicurante, pieno di idee, come dovrebbe essere il cinema. Si tratta di "The Endless River" di Oliver Hermanus, e dominato da una natura selvaggia ripresa nella sequenza dei titoli come fosse un film della Fox anni 50 in technicolor.
In una provincia sperduta vicina a Citta' del Capo, un giovane francese, Gilles, cioe' Nicholas Duvauchelle, si ritrova la moglie e i due figlioletti uccisi da una gang mascherata nella loro villa. Non hanno neanche rubato nulla. Probabilmente, ma non siamo sicuri, si tratta di una violenza gratuita di iniziazione che una gang del posto ha fatto fare a un banditello, Percy, appena uscito di prigione dopo quattro anni.
Lo spiega il capo della polizia del posto a Gilles. Pochi giorni dopo Percy viene trovato morto e la casa svaligiata. Chi lo ha ucciso? A questo pinto parte una specie di disperata storia d'amore fra Gilles e Tiny, Crystal Donna Roberts, la moglie di Percy, cameriera nel bar del paese. E' un film volutamente non finito e non chiaro sulla violenza del paese e sulla costruzione di qualsiasi rapporto in base a questa violenza. Un po' lento, ma piuttosto bello. E Crystal Donna Roberts e' strepitosa.
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