LA VERSIONE DI MUGHINI – ‘’BASTA CON LA PIPPA RETORICA DEI “GGGIOVANI” GARANTITI DALLO STATO! LEGGETE “MOVER” DI MICHELE SILENZI, UNO CHE HA 28 ANNI E ODIA I “GGIOVANI” ALMENO QUANTO ME”

‘’Che liberazione intellettuale leggere le parole di uno che con l’egualitarismo ci si pulisce le scarpe, che non è schiavo di alcun “ismo” se non del rispetto di se stesso e del desiderio di fare quello che vuole e quando vuole. Di fare i suoi “porci comodi”, espressione che è mia e non sua…”

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Giampiero Mughini per Dagospia

 

GIAMPIERO MUGHINI GIAMPIERO MUGHINI

Caro Dago, ci sono espressioni usate e abusate la cui semantica ai miei occhi sta all’apice dell’orrore contemporaneo: il dire quanto sarebbero necessarie in Italia alcune “riforme incisive” (riforme di che e come, a vantaggio di chi e a danno di chi?), l’apologia delle “quote rosa” (il solo pensarle equivale a offendere le donne), e poi questa costante e insopportabile beatificazione dell’esser giovani, dei “gggiovani” che hanno tutti eguale diritto a una ciotola di riso garantita dallo Stato.

 

Sono stato anch’io giovane, qualche secolo fa, e ricordo quale frangente difficilissimo fosse e quanto fosse indispensabile avventarsi sul mondo a conquistarne qualche briciola. In un a recente trasmissione televisiva ho avuto accanto una “gggiovane” di professione, una che altra risorsa non aveva che quella d’esser giovane.

 

C’eravamo il professor Ferrarotti, “o’ ministro” Cirino Pomicino, io e lei. Alla fine delle chiacchiere la “gggiovane” ha sentenziato così: ”In questa trasmissione hanno parlato sempre i più anziani. Non hanno ancora capito che per loro è venuto il tempo di mettersi da parte”. Il tempo di mettersi da parte e di lasciare parlare lei, in quanto “gggiovane” e dunque titolare di ogni diritto.

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Tutta questa pippa per dirti che sto leggendo il libro di uno stramaledetto giovanotto che ha solo 28 anni (“Mover” di Michele Silenzi, edito da Liberilibri), un tipo coi fiocchi che ne sa tante e le sa bene, uno che ha studiato filosofia e che ha lavorato nella finanza (addirittura a Shangai), uno che odia i “ggiovani” almeno quanto me.

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Che liberazione intellettuale leggere le parole di uno che con l’egualitarismo ci si pulisce le scarpe, che non è schiavo di alcun “ismo” se non del rispetto di se stesso e del desiderio di fare quello che vuole e quando vuole. Di fare i suoi “porci comodi”, espressione che è mia e non sua.

 

E intendo per “porci comodi” il fatto di vivere dove vuoi, di indossare i vestiti che vuoi, di leggere i giornali che vuoi e anche se fanno a pugni fra di loro, di cercare di guadagnare il più possibile perché te lo sei meritato e sudato da quanto hai lottato per la vita, di strafottersene dello Stato ma non certo delle regole che rendono possibile la convivenza.

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Solo che quelle regole le rispetti non perché te le suggerisce qualche capetto di partito o qualche editorialista di un giornale di sinistra ma perché quando ti alzi al mattino e ti guardi allo specchio, ne vuoi restare incantato.

 

Leggetelo il prode Silenzi, e anche se il prossimo suo libro sarà certo meglio di questo: “Mi trovo a una conferenza. Il titolo mi ha ingannato: NUOVE FORME DI GOVERNO IN ASSENZA DELLO STATO. Pensavo si gettasse nuova luce sul mondo. E invece sono qui ad annoiarmi e ad ascoltare l’ennesimo elogio dei diritti. Non ne posso più. I diritti sono una colossale bufala. Sto per alzarmi e andarmene. Devo uscire ed entrare nel primo pub aperto a farmi una birra. Spero di trovarlo pieno di ubriaconi. Ho bisogno di vedere un po’ di degenerati dopo questa sbronza di buonismo”.

 

GIAMPIERO MUGHINI

 

 

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