Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, naturalmente hai fatto benissimo a dare risalto all’intervista che Salvatore Merlo ha fatto a Milo Manara e che “Il Foglio” ha pubblicato oggi. Ho cominciato a reputare Manara un artista importante del fumetto internazionale al tempo giusto, ossia qualcosa come 35 anni fa.
Al tempo in cui andai a casa sua, un po’ fuori Verona, e gli feci una lunga intervista per il settimanale in cui lavoravo. Come disegnatore di fumetti erotici gli è forse superiore il veneziano Paolo Eleuteri Serpieri, e comunque ringraziamo Iddio di averci dato Manara e le sue suadenti donnine. Anche a me disse che le donne più belle della sua vita le aveva intraviste un attimo per strada, in particolare una che gli scorse davanti mentre era seduto in un celebre caffè parigino.
Non c’è nulla di più intrigante di una che donna che ti passa davanti, abbigliata alla maniera di tutti i giorni, la guardi un attimo e se ne va via.
A me è capitato anni fa, una ragazza in jeans e scarpe da tennis che indossava una maglietta qualunque che le lasciava scoperto il fianco. Intravista un attimo. Altro che la gran rumena di Sanremo che, seminuda, ci metteva cinque minuti a scendere giù per le scale del famoso teatro.
Ecco perché, talmente stregato come sono da Manara (che in più è una persona squisita) resto di stucco a leggere quel che lui confessa a Merlo: di non avere mai letto Solgenitsin “per stupido pregiudizio ideologico”. In quale altro Paese al mondo che non sia l’Italia, un Paese in cui i “pregiudizi” ideologici sono penetrati negli angoli i più riposti della nostra cultura, uno alla maniera di Manara non legge Solgenitsin, ossia uno degli autori-monumento del XX secolo?
Non leggere l’autore che racconta dettaglio per dettaglio e lungo centinaia e centinaia di pagine l’orrore dell’esperienza politica che ha segnato il Novecento e ne ha acceso tutte le febbri, il comunismo reale sovietico? Pazzesco.
Manara dice che è rimasto un po’ di sinistra, se essere di sinistra vuol dire “ritenere che la distribuzione della ricchezza dovesse essere un po’ più equa”. Ma che vuol dire? Non sembra al nostro Manara abbastanza “equo” che sui suoi e sui miei redditi noi consegniamo allo Stato il 50 per cento e passa di prelievo fiscale?
Che vuol dire oggi essere di sinistra? L’unico comunismo possibile è stato per l’appunto il nostro, quello dei Paesi industriali dell’Occidente. 50 per cento a te, 50 per cento allo Stato. Più di così. O no?
E a proposito di una cultura di sinistra che resta dominante in ogni accento e piega della nostra vita pubblica, com’è che in morte di Piero Buscaroli siano stati così avari sui nostri giornali di punta gli elogi al più grande musicologo italiano degli ultimi 40 anni, a un intellettuale talmente irto ma talmente importante?
buscaroli Dalla Parte dei vinti
Importante non solo perché come ha scritto lui di alcuni monumenti della storia musicale europea non ce n’è altri, ma proprio perché la sua è stata una delle voci più orgogliose dei “vinti” del 1945.
Quando uscì la sua autobiografia mi ci buttai a pesce. Il 50 per cento non lo condividevo, il 50 per cento mi era indispensabile. Indispensabile. In quanto cittadino del mondo in cui vivo, a comprenderne le radici e le memorie complesse. Onore al “vinto” Buscaroli.
Giampiero Mughini