Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, è singolare che in questa nostra epoca in cui siamo tutti iperconnessi dalla testa ai piedi e in cui circolano su Internet parole a miliardi ogni secondo che Iddio manda in terra, la comunicazione corrente sia decaduta a tale livello di miseria, di povertà semantica.
Leggo su “il Fatto Quotidiano” di oggi che Walter Siti (non ho il piacere di conoscerlo) mi definisce “intellettuale juventino”. Ah sì? E che ne direbbe Siti se io lo definissi “un intellettuale omosessuale”, una porcata che ovviamente non farei neppure sotto tortura e questo per il rispetto che ho delle parole che uso?
Su quella perla del giornalismo italiano che è la rubrica quotidiana di Mattia Feltri sulla prima pagina de “La Stampa”, leggo che Fecciabook ha sospeso per “istigazione all’odio delle donne” l’account (non so bene che cosa sia) di un suo amico, il giornalista Enrico Nascimbeni, per avere lui riportato il testo di una canzone di Roberto Vecchioni dove figurava il termine “puttana”.
E come se questo termine, nella sua natura più intima e profonda e dolorosa, alludesse a un’eventuale offesa delle donne. Ma quando mai? Ora lasciamo da parte un qualche bellimbusto dei 5Stelle il quale, forte del suo curriculum culturale di animatore del Club Méditerranée, quel termine lo ha scaraventato in volto ai giornalisti che non hanno la stessa idea del mondo che ha lui. Lasciamo perdere questi episodi miserrimi della cronaca di tempi miserrimi.
Il punto è che il termine “puttana” ha un contenuto semantico mille volte più ricco e complesso. Tutte le volte che nella mia mente associo questo termine a una donna concreta, lo faccio nel senso di un elogio della sua femminilità elettrizzante. Esattamente con quel termine ho denominato - e non solo nella mia mente - alcune delle donne che hanno più contato nella mia vita affettiva e sentimentale. Per me quel termine denomina la carica di seduzione aggressiva di quella donna, ma anche la carica di attrazione irresistibile che io ho per quella aggressività.
E’ un termine che dentro di me suona da elogio della donna che esibisce la sua bellezza e che ne ipnotizza il mondo che la circonda e la rimira. Nelle sette stanza della mia biblioteca – ciascuna delle quali ha un suo nome - ce n’è una che io chiamo “la stanza delle puttane”, ed è come se dicessi la stanza delle dee, delle donne che a me paiono non meno che delle dee.
E’ una stanza in cui i libri e le riviste e le tavole originali dei fumetti colmano le pareti da terra al soffitto. Ci sta tutta la mia collezione (in parte esposta una volta in un museo di Parigi) di libri e riviste marchiate da Andy Warhol, quello che del “guardare” le donne ne faceva un’arte.
Ci stanno le tavole originali di Guido Crepax e di Paolo Eleuteri Serpieri, due disegnatori per i quali la donna provocante è l’alfa e l’omega del vissuto possibile. Ci stanno le edizioni francesi degli anni Cinquanta e Sessanta, quei libri che raccontavano il tempio degli spogliarelli parigini. Ci stanno i libri di foto di Helmut Newton, e qui non c’è nulla da aggiungere. Ci sta l’intera raccolta delle tavole originali di un graphic novel di Roberto Baldazzini di vent’anni fa, in cui una bella intellettuale ne fa di cotte e di crude. Ci sta tutta la mia collezione di libri e riviste dedicate a Brigitte Bardot, la donna che ha creato l’uomo moderno.
UN GIOVANE GIAMPIERO MUGHINI CON UNA BELLA BIONDA
Ci stanno i libri di moda che esaltano nel modo assieme più sfacciato ed elegante il corpo della donna moderna. Ci sta la collezione pressoché completa del Calendario Pirelli, quello che a forza di bellezza femminile porta ogni anno un attentato alla nostra salute mentale. C’ è un catalogo dal titolo “Elsa Martinelli: diva controvoglia” dedicato a Elsa Martinelli, l’unica donna che nei Cinquanta potesse contendere alla Bardot il titolo di donna più bella del mondo.
C’è una foto originale di Stefano De Luigi, una di quelle che il fotografo aveva incluso nel suo libro “Pornoland” che in Italia venne pubblicato da Contrasto con una prefazione dello scrittore inglese Martin Amis. C’è la prima edizione di un libro del 1956 firmato con lo pseudonimo Jean De Berg dalla futura sposa di Alain Robbe-Grillet, grande organizzatrice di cerimoniali erotici nella Parigi del tempo.
E tante altre cose ancora di quando e di come le donne siano talvolta delle puttane. Ossia delle dee, creature che Dio chi ha dato e guai a toccarcele.
GIAMPIERO MUGHINI - CHE PROFUMO QUEI LIBRI helmut newton helmuth newton 3 helmut newton 5 helmut newton HELMUT NEWTON brigitte bardot a saint tropez BARDOT brigitte bardot e i suoi animali brigitte bardot BARDOT BRIGITTE BARDOT brigitte bardot in bikini BRIGITTE BARDOT motoscafo riva bardot brigitte bardot.crop.original original motoscafo riva bardot1 motoscafo riva bardot1 milo manara brigitte bardot brigitte bardot vittorio la verde brigitte bardot esce dall hotel forum roma 1965 elsa martinelli 5 giampiero mughini (1) elsa martinelli 3 elsa martinelli 1 GIAMPIERO MUGHINI E I SUOI LIBRI elsa martinelli 4 GIAMPIERO MUGHINI E I SUOI LIBRI