LA VERSIONE DI MUGHINI - "APPREZZO IL MODO IN CUI IL SENATORE DI FRATELLI D’ITALIA ADOLFO URSO HA RISPOSTO ALLA DOMANDA SU COME LORO INTENDONO FESTEGGIARE IL 25 APRILE 1945 (“COME IL GIORNO IN CUI L’ITALIA RICONQUISTÒ LA LIBERTÀ”). NO, IL 25 APRILE NON È LA DATA IN CUI GLI ITALIANI POSSANO FESTEGGIARE LA VITTORIA SUL FASCISMO. NOI ITALIANI IN QUANTO TALI NON AVEVAMO NULLA DA FESTEGGIARE, DA QUANTO GRANDE ERA STATA LA FOLLIA DI UN FASCISMO CHE AVEVA..."

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Giampiero Mughini per Dagospia

 

ADOLFO URSO ADOLFO URSO

Caro Dago, conosco da tempo il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso e apprezzo il modo in cui ha risposto alla domanda su come loro intendono festeggiare il 25 aprile 1945, il giorno che almeno in Italia chiuse la seconda guerra mondiale. “Come il giorno in cui l’Italia riconquistò la libertà” ha risposto Urso, e m’è sembrata un’ottima risposta.

 

Sto parlando come uno che da quando aveva vent’anni era infervorato da quella data. Antifascista ventenne semianalfabeta che ero presi la parola non ricordo più dove a celebrare quella data e infilai a voce alta una serie stentorea  di ammonizioni antifasciste ivi compresa quella (di cui a tutt’ora mi vergogno) che non bisognava fargliela passare liscia dopo quel 25 aprile a tutti quanti erano stati fascisti.

giampiero mughini giampiero mughini

 

Che cosa bisognava fare, metterli tutti in cella fino alla fine dei loro giorni, e senza contare il piccolo particolare che uno di quei fascisti era stato mio padre, quello che mi pagava gli studi universitari e mi dava la paghetta con cui avevo comprato la “Storia del fascismo” einaudiana di Luigi Salvatorelli? Semplicemente l’analfabeta ventenne che ero non sapeva quello che diceva.

 

Facevo solo rumore con la bocca, come tantissimi a tutt’oggi e dappertutto. Tra parentesi a conclusione di quella concione spropositata venni sommerso dagli applausi come mai più mi è capitato nella mia carriera di chiacchieratore del più del meno. Chi mi ascoltava erano degli analfabeti come me, gente che mi ha tolto il saluto quando cinquant’anni fa mi sono congedato da quel particolare semianalfabetismo che è l’antifascismo retorico come recitato a memoria.

 

ADOLFO URSO ADOLFO URSO

Il 25 aprile il giorno in cui l’Italia riconquistò la libertà. Esattissimo. E questo dopo la maggiore tragedia che possa capitare a una nazione, il fatto che i suoi figli si avventino gli contro gli altri a darsele di santa ragione, a massacrarsi a vicenda. Beninteso, non che le due parti avessero la stessa quota di ragioni. Ci mancherebbe. Gli antifascisti avevano ragionissima, gli altri erano dei disperati (molti in buon fede, ci mancherebbe) forti dell’appoggio dei tedeschi che al momento della caduta di Mussolini occuparono la gran parte dello stivale.

 

Ecco, non è che il 25 aprile 1945 segna la caduta del fascismo. La caduta del fascismo, meglio ancora del mussolinismo, avviene nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, quando il fior fiore del gruppo dirigente del fascismo dice di no a Mussolini. Così come era nato, così il fascismo storico muore. Un giorno dell’ottobre 1922 il Re aveva accordato i pieni poteri al Duce, un giorno del luglio 1943 glieli toglie via. In quel momento l’intera costellazione del fascismo è distrutta. Il tempo di Salò è tutt’altra cosa, una cosa spaventosa, una ferita per sempre nel corpo di noi italiani. La guerra civile per l’appunto. Meraviglioso quel 25 aprile in cui finalmente le armi tacciono, anche se non tace la saga della vendetta.

25 aprile 1945 25 aprile 1945

 

Né il 25 aprile è la data in cui gli italiani possano festeggiare la vittoria sul fascismo. No. In quella vittoria gli italiani che presero l’ardua strada del partigianato diedero di sé un’alta testimonianza morale di cui le “ultime lettre dei condannati a morte” fanno da monumento imperituro. Ma quella vittoria la conquistarono militarmente gli aerei alleati che bombardarono le nostre città, le truppe alleate sbarcate prima in Sicilia e poi ad Anzio, i carri armati alleati che sferrarono l’ultimo e decisivo attacco sulle pianure lombarde nella primavera del 1945. Noi italiani in quanto tali non avevamo nulla da festeggiare, da quanto grande era stata la follia di un fascismo che aveva applaudito Mussolini ancora al momento in cui decise di attaccare la Francia messa in ginocchio dai nazi. Quando Alcide De Gasperi si presentò alla prima riunione delle Nazioni Unite nel dopoguerra, disse così: “Conto solo sulla vostra commiserazione”.

 

GIAMPIERO MUGHINI

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