VIDEO! ZUCCHERO AL VELENO – “PUZZATE COME ARINGHE” – IL CANTANTE RIEVOCA CON SCANZI LA MITOLOGICA SBROCCATA A PORTO CERVO DAVANTI A RUSSI, LA SANTANCHE’ E CUFFARO: “LORO MI TIRAVANO I LIMONI, IO GLI LANCIAVO I GATORADE. UNA GUERRA. MI È PARTITO IL POETA DENTRO E SON PARTITO COL "MONOLOGO DEL BARACCONE". VOLEVO SMETTERE MA..." – I SUDORI FREDDI AL TRIBUTO A MERCURY, CLAPTON, GUCCINI, SPRINGSTEEN E LE SARDINE: "CHI SONO? CHI C'È DIETRO?"- VIDEO

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Andrea Scanzi per “il Fatto Quotidiano”

 

Zucchero: artista vulcanico. Anima inquieta. E miniera vivente di aneddoti seriali.

 

Ha appena suonato a New York. C' era anche Springsteen.

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Un evento di beneficenza organizzato dal mio amico Sting. Conoscevo Bruce, ma non ci avevo mai suonato. È un uomo garbato, di poche parole. Dopo il concerto, mi ha detto: "Great job!". E mi ha abbracciato. Il massimo dello slancio, per lui.

 

E Clapton?

Venne a vedermi in incognito nell' 88 ad Agrigento, ce lo portò Lory Del Santo. Entrò a fine concerto e disse: "Il mondo ti deve conoscere, mi segui in tour?". Tra noi è nata così. È un amico vero, spesso se ne sta in Islanda a pescare i salmoni col leader dei Procol Harum.

 

Nel suo D.O.C. , racconta un' umanità intrisa di apparenza.

Sognavo un mondo autentico. Sono cresciuto tra il sacro e il profano, studiavo l' organo in Chiesa e frequentavo i bar del Pci. Mio zio era leninista, litigava sempre col prete, ma poi la domenica lo invitava a casa per non farlo stare solo. Don Camillo e Peppone. Un mondo genuino e vero.

 

E adesso?

Accettiamo tutto e non scendiamo in piazza per niente.

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Sì, ora ci sono le Sardine, ma devo capirle: chi sono? Chi c' è dietro? È presto per valutarle. Scenderei in piazza subito per l' ambiente, ma i potenti se ne fregano. Anche con Live8 o "cancella il debito" di Bono non è cambiato un cazzo. E questa impotenza mi fa male.

 

Si descrive come un cane che torna a casa "a sbranare gli aquiloni".

Da bambino fui sradicato. Seguii mio padre e da Roncocesi mi trovai a Forte dei Marmi. Non mi sono mai ambientato e ne ho sofferto. Gli aquiloni sono la mia infanzia sbranata.

 

Lei ha un feeling particolare con Panella.

zucchero nel suo mulino zucchero nel suo mulino

Non l' ho mai visto dal vivo. Dice che, se dovesse venire da me, sarebbe costretto a viaggiare in treno e vedere le bruttezze del mondo. Lavoriamo così: io gli mando le musiche con un inglese maccheronico, lui usa quel cantato come componente "pretestuale" e dopo poche ore mi manda cinque versioni di testo per ogni musica. Un genio. Io ci lavoro e qua e là abbasso, perché Pasquale vola sempre alto.

 

De Gregori, Fossati, Guccini.

Tre persone dritte, serie, senza falsità. Come piacciono a me. A De Gregori chiesi il testo di Diamante: parlando di mia nonna, mi serviva un poeta "esterno". Io sarei stato retorico: le volevo troppo bene.

Ci trovammo a Modena e la scrisse in due ore. Fossati l' ho sempre trovato bravissimo e Guccini è il mio fratellone.

Vado spesso da lui a Pavana.

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Quando sua madre Rina era ancora viva, me la ricordo che mi diceva in dialetto: "Adelmo, fai qualcosa con mio figlio, è uno bravo!". E Francesco che borbottava: "Che due maroni, mamma!". Lui è bravissimo. E lentissimo.

 

I suoi sfoghi sono noti.

Ricordo Cala di Volpe. Salgo e mi trovo davanti una tavolata di russi che mangia. Una di loro parlava forte al telefono mentre suonavamo.

 

Dopo un po' le chiedo di spegnere e lei mi fa il gesto del dito medio. La Santanchè mi grida che sono lì per cantare e non per parlare. Accanto mi pare avesse Totò Cuffaro.

zucchero al mare zucchero al mare

Qualcuno mi grida "comunista!". Mi è partito il poeta dentro e son partito col "monologo del baraccone". Loro mi tiravano i limoni, io gli lanciavo i Gatorade. Una guerra. Volevo smettere, ma il manager mi ha detto: "Devono ancora pagare!". Così son risalito.

 

A marzo partirà con un tour mondiale.

All' inizio era dura. Al Live in Kremlin ebbi un attacco di panico prima di salire. Guardavo la band per nascondermi e il pubblico non applaudiva mai. Gli avevano detto di farlo solo alla fine, ma questo lo scoprii soltanto dopo. Ero convinto di fargli schifo. Per il tributo a Freddie Mercury sudavo freddo.

 

Nel camerino accanto c' erano Annie Lennox e David Bowie. Leggo il cartello: "5 minutes Zucchero". Penso: "Sto andando al patibolo". Dovevo attaccare il brano con la chitarra, ma sul palco la chitarra non c' era: tutta Wembley che mi guarda fallire. Osservo con aria atterrita Brian May: lui per fortuna capisce, parte con la chitarra. E mi salva.

 

Oggi lei ha tutto. O così sembra.

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Dal '90 al '93 ho visto l' inferno. Il successo mi destabilizzò. Ero a un passo dall' inabissarmi per sempre, mi domandavo perché Miles Davis e Joe Cocker perdessero tempo con me. Non la auguro a nessuno quella depressione lì.

 

Mai pensato di andare ad abitare all' estero?

Mai. Non posso non stare a Roncacesi, nel mio mondo e fuori dal mondo. Devo però ammettere che in nessun altro Paese come l' Italia vedo questa rassegnazione e questo spegnimento. Com' è che diceva Gaber? Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono.

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