Marco Conti per “il Messaggero”
Un voto del Parlamento per bloccare la Torino-Lione cancellando l' intesa con Parigi. Perdere, e salvare Tav e faccia. La soluzione che il M5S studia per aiutare il premier Giuseppe Conte a trovare una soluzione, è pensata per uscire dalle secche, archiviare la disputa, salvando il governo le cui sorti nè Salvini nè Di Maio legano al destino della Tav.
Not in my name, continua a sostenere Luigi Di Maio che si presenta al vertice di oggi a palazzo Chigi convinto di «dire no fino alla fine» alla Torino-Lione così come consigliato anche ieri da Davide Casaleggio e nei giorni scorsi da Beppe Grillo. Posizione ferma, quella del vicepremier grillino, che però mette in conto l' opposta valutazione del collega leghista il quale è pressato dai governatori dalle regioni del Nord e da un elettorato che è sceso anche in piazza per difendere la Tav. Alla fine la Torino-Lione verrà quindi salvata da un voto trasversale visto che, schierati per l' opera - oltre alla Lega - ci sono tutte le opposizioni, dal Pd a FdI passando per FI.
Una soluzione, quella di cui si discuteva ieri a palazzo Chigi, che secondo qualcuno avrebbe il merito di non certificare sconfitti e vincitori, ma di rimettere la scelta finale al Parlamento dove il M5S chiederà si metta ai voti un ddl attraverso il quale cancellare la legge obiettivo e archiviare l' opera. Un iter dal tratto identitario destinato però ad infrangersi rapidamente in Parlamento.
Il presidente del Consiglio ha trascorso buona parte del weekend scorso a studiare progetti, tracciati e contratti. Uscire dagli accordi presi con Parigi e Bruxelles non è facile, sarebbe costoso, ma soprattutto necessita di un passaggio legislativo. Tra l' andare avanti o fermare tutto ci sono anche i costi di ripristino dei tunnel già scavati e dei cantieri già aperti, ma ciò che oggi Conte proporrà ai due vice e al ministro Toninelli altro non è che una soluzione politica che permetterebbe ad ognuno di mantenere la posizione e a Conte di essere poi il notaio di ciò che deciderà il Parlamento. E' comunque probabile che anche il vertice di questa mattina non sia risolutorio. La Tav è in cima all' agenda sia per la scadenza di lunedì prossimo - giorno ultimo per l' avvio dei bandi - sia per la voglia di Lega e Cinquestelle di archiviare un tormentone sul quale Pd e FI vanno a nozze. «Un altro vertice? Ma sì, decidete con calma». «Basta rinvii! Ci aspettiamo un sì o un no», incalzano le parlamentari di FI Mara Carfagna e Licia Ronzulli.
camera approvata mozione per ridiscutere la tav 1
Dopo il disastroso summit delle frappe di mercoledì scorso, quello di oggi dovrebbe rappresentare un momento di svolta per una maggioranza di fatto impantanata. Le percentuali del M5S continuano a precipitare.
La Lega tiene, ma Salvini ieri in conferenza stampa è apparso molto nervoso per ciò che potrebbe scaricarsi sul Carroccio qualora i dati dell' economia italiana dovessero continuare a peggiorare. Ieri Salvini, presentando alla Camera un ddl anti-spacciatori, ha messo le mani avanti su una possibile manovra correttiva, che non ha escluso, assicurando però che «non ci saranno aumenti dell' Iva, patrimoniali o tasse sulla casa». Anche se ciò è quello che vuole sentir dire l' elettorato leghista, la rassicurazione convince sino ad un certo punto e oltretutto il leader leghista sembra sposare i timori del sottosegretario Giancarlo Giorgetti che dagli Usa evoca una ripresa economica in stile anni Sessanta, mentre oggi i dati dell' Istat sul quarto trimestre 2108 daranno tutt' altra indicazione.
tav tunnel di base nel lato francese 6
LO SCAMBIO E' quindi molto probabile che oggi a palazzo Chigi si parlerà anche degli altri temi sui quali la maggioranza continua a dividersi. Legittima difesa e autonomia regionale sono al centro dello scontro. Sul primo argomento le resistenze grilline sono agli sgoccioli anche se nel Movimento c' è chi continua a storcere il naso e chi invece intende sfruttare il tema come merce di scambio.
L' Autonomia delle regioni del Nord è invece destinata a segnare il passo - vista l' attenzione del Quirinale e dei presidenti delle Camere - finendo tra gli argomenti del dopo-Europee.