ANCHE I NAZISTI DEVONO FARE MARKETING – IL CIRCUITO D’AFFARI CHE LEGA I NEONAZISTI ITALIANI A QUELLI TEDESCHI TRA MUSICA, EVENTI, LIBRI E ALTRO MATERIALE INNEGGIANTE AL SUPREMATISMO BIANCO - PER SCHERMARE LE LORO ATTIVITÀ AI CONTROLLI DELLE AUTORITÀ, VENGONO CREATE DIVERSE SOCIETÀ SATELLITE AD-HOC - LA RETE NEONAZISTA È TRASVERSALE E INTERCONNESSA, LIBERA DI DIFFONDERE MESSAGGI DI ODIO IN RETE ANCHE NEL NOSTRO PAESE…

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neonazisti neonazisti

Erika Antonelli per espresso.repubblica.it 

 

C'è una rete, nera e capillare, che collega la Germania all'Italia. E agisce indisturbata su internet e i social network, diffondendo musica che inneggia al nazismo, vendendo gadget e capi d'abbigliamento per i nostalgici di Adolf Hitler e del Terzo Reich. Una galassia di prodotti che rimandano ad altre gang, gruppi e formazioni, tutti però con un obiettivo comune: diffondere violenza, odio e xenofobia.

 

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Come fanno tre società specializzate nella vendita di cd “nazirock”, libri e altro materiale inneggiante al suprematismo bianco. Tutte con sede ad Artern, una cittadina in Sassonia. Il Land orientale in cui alle elezioni politiche del 26 settembre il partito di estrema destra Alternative für Deutschland ha ottenuto il 24 per cento di voti, superando cristianodemocratici e centro-sinistra. 

 

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Dietro alle tre società, Front records, Wewelsburg records e Frontmusik, ci sarebbe la formazione neonazista internazionale Hammerskin, da trent'anni attiva nella diffusione di ideologie xenofobe e suprematiste.

 

Secondo gli esperti, creare diverse società satellite servirebbe a Hammerskin per schermare le loro attività ai controlli delle autorità. Le società garantiscono infatti agli utenti la sicurezza di rimanere nell'anonimato, non richiedendo loro di creare alcun conto per acquistare online i prodotti. 

 

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L'ordine può essere fatto in modalità “ospite”, dunque senza salvare alcun dato. Così, indisturbati, si può navigare alla ricerca di felpe, magliette, bandiere, libri e riviste a dir poco discutibili. Come il volume “Rebellische Herzen”, cuori ribelli, scritto dagli attivisti (tutti anonimi) del partito neonazista La terza via, di cui l'Espresso aveva già parlato qui. 

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E balzato recentemente agli onori della cronaca, dopo che la polizia tedesca aveva trovato una cinquantina di persone vicine alla formazione sul confine polacco. Pronte, verosimilmente, ad aggredire i migranti ed equipaggiate con spray al peperoncino, una baionetta, machete e manganelli.

 

Per chi alla lettura preferisce lo shopping, invece, sono disponibili una gran quantità di capi d'abbigliamento. Tra gli altri, magliette con il logo “Aryan brotherhood”, fratellanza ariana, una gang di suprematisti bianchi e di matrice neonazista nata negli Stati Uniti a metà degli anni Sessanta. O t-shirt con la scritta “Loving violence is not a crime”, amare la violenza non è un crimine. 

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Cliccando sulla descrizione dell'articolo compare il motto “Sport frei”, apparentemente solo un saluto che veniva spesso utilizzato nella Repubblica democratica tedesca. In realtà però “Sport frei”, in italiano sport libero, è anche il nome di uno dei sei gruppi che collabora all'organizzazione dell'evento di MMA “Kampf der Nibelungen”, la più grande manifestazione sportiva nel panorama estremista di destra tedesco.

 

Oltre a diffondere musica e merchandising per nostalgici, le formazioni neonaziste si incontrano ciclicamente ai concerti. Come quello di Hammerskin, tenutosi in Francia nel 2019, in cui i partecipanti si salutano facendo il saluto romano mentre gridano “Sieg Heil”. 

 

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Succede anche in Italia, l'ultima volta l'anno scorso con l'evento “ISD Memorial”, organizzato a Verona da Veneto fronte Skinheads. Un concerto realizzato per ricordare Ian Stuart, il cantante inglese morto nel '93 e noto per aver fondato il gruppo nazista Blood and Honour. 

 

«Eventi così fanno bene al cuore, aiutano a lenire le delusioni di un mondo sempre più in un inesorabile declino, dimostrando che un mondo ribelle, contro corrente e antagonista esiste ed è vivo e vegeto», scrivono entusiasti gli skinhead nostrani sul loro sito. E sempre in nord Italia, a Rogoredo, nel 2016 si era tenuto un altro raduno, organizzato ancora una volta dalla formazione neonazista Hammerskin.

 

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 Si chiamava “Europe Awake”, sveglia Europa. In quella Milano che, affermava il sindaco Beppe Sala, «è medaglia d'oro alla Resistenza, ha tra i suoi valori fondanti l'antinazismo e l'antifascismo e non vuole permettere che si svolga un'iniziativa volta a trasmettere messaggi violenti, xenofobi, razzisti e omofobi». È servito a poco, gli organizzatori hanno aggirato la diffida della questura a svolgere iniziative pubbliche utilizzando uno spazio privato.

 

Tra gli artisti che si sono esibiti nel 2016 a Milano e nel 2020 a Verona c'erano anche i Katastrof, band veneta autrice di un album con un titolo a dir poco evocativo: “Aryan Rock”. La loro storia è interessante, poiché esemplificativa del filo rosso che lega Italia e Germania. Il primo capo del filo arriva ad Artern, perché il loro cd è acquistabile su tutte e tre le piattaforme con sede fisica nella cittadina della Turingia. 

 

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Il secondo ad Apolda, altra città del Land orientale, perché la pagina Facebook dei Katastrof rimanda direttamente alla piattaforma “Das Zeughaus”, che lì ha la sua sede. Alla guida c'è Fabian Kellermann, il proprietario di un altro negozio – Strike Back Shop – in cui a marzo la polizia ha effettuato una perquisizione, rintracciando capi di vestiario «con simboli illegali». Gli stessi che Kellermann continua tranquillamente a vendere sul suo sito.

 

Tutte le pagine in cui è possibile acquistare i dischi dei Katastrof li descrivono usando parole al miele: «Finalmente è arrivato il nuovo cd dei simpatici italiani. Molti di voi i ragazzi li avranno già visti a un concerto dal vivo. Cinque anni dopo, hanno fatto un enorme passo avanti. Nei brani dominano tamburi e chitarre, inseriti nella struttura bombastica delle canzoni. E la voce del cantante è energica e bruta. Trasmettono un messaggio politico chiaro al 188 per cento. Consigliatissimo!». 

 

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In effetti il loro ultimo singolo, uscito nel 2021, lascia poco spazio all'immaginazione. Si chiama A.L.L., acronimo che sta per Anti Lockdown League («Questa è guerra e ora pagherete, la gente è stufa», cantano). È stato censurato su Youtube ma è ancora disponibile nella loro pagina Facebook. Il frontman e il resto della “rac” band – si definiscono così, la sigla sta per rock anti communism – indossano magliette con scritto “White lives matter”, “Fuck refugees” e “Offence best defence”, la miglior difesa è l'attacco. 

 

Lo stesso slogan che campeggiava sulla maglietta del leader della Lega Matteo Salvini, in una foto postata da lui stesso sui social tre anni fa. Alla parete, in diversi frammenti del video, compare un simbolo molto simile a una croce celtica. Che è in realtà il logo di “EB European Brotherhood”, altro sito specializzato nella vendita di «abiti e musica indipendente».

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Con indipendente intendono, tra le altre cose, magliette con la scritta “Protect the family” (una famiglia, madre con padella in mano, padre al centro e due bambini, si difende terrorizzata da due mani color arcobaleno pronte ad arraffarla). O altre con stampato “The media is the virus”, il virus sono i media. 

 

Dietro al messaggio, c'è disegnata una faccia che urla coperta dalla mascherina. “European Brotherhood” sulla sua pagina scrive che il movimento è stato fondato «nel 2014 da un gruppo di nazionalisti europei che tengono al futuro del loro paese». Senza specificare dove.

 

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Ma poco conta, perché esiste uno spazio (fisico e virtuale) anche per i nostalgici italiani alla ricerca di oggettistica legata a Hitler, Mussolini e al Terzo Reich. Si chiama “La testa di ferro” ed è possibile acquistare, tra le altre cose, bandiere con la croce celtica su sfondo nero o rosso, quelle con il fascio littorio e tricolori con l'aquila simbolo della repubblica sociale italiana. 

 

E poi anche spille della Decima Mas, il reparto dei mezzi di assalto della marina militare che dopo l'armistizio dell'otto settembre continuò a combattere al fianco dei nazisti. Inseriti in categorie apparentemente inoffensive, inoltre, è possibile scovare tirapugni mascherati da spille e guanti in pelle nera, con rinforzi casualmente posizionati all'altezza delle nocche. 

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A “La testa di ferro”, un ruolo importante lo riveste pure Casapound. Ci sono infatti le toppe con il noto simbolo della tartaruga e i cd di Zetazeroalfa, la band fondata dal presidente Gianluca Iannone e composta dai militanti stessi.

 

La rete neonazista è trasversale, capillare, interconnessa. Composta da formazioni e sigle legate tra di loro e libere di diffondere messaggi di odio in rete, anche nel nostro Paese, senza neppure il bisogno di schermare le attività. 

 

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Non necessariamente solo confinate alla musica, come ha dimostrato il tentato attacco degli attivisti del partito La terza via al confine polacco. «Non c'è spazio per la violenza», aveva detto tempo fa il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer a proposito dei movimenti estremisti. Guardando la loro galassia creare continue connessioni e agire indisturbata, non sembra così.

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