Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
Londra La crisi dei migranti in Gran Bretagna sta superando pericolosamente il livello di guardia e mette sotto pressione la discussa ministra degli Interni, Suella Braverman, con effetti destabilizzanti sul nuovo governo Sunak.
Domenica un uomo bianco ha attaccato a colpi di molotov un centro di smistamento per gli immigrati a Dover, sulla costa inglese. L'assalitore, dopo aver guidato a bordo di una vettura per 150 chilometri, ha scagliato tre ordigni incendiari contro il sito della Polizia di Frontiera dove il giorno prima erano stati condotti circa 1000 migranti: l'uomo, che è stato visto ridere mentre lanciava le molotov dal finestrino, si è poi apparentemente suicidato in una vicina stazione di servizio.
Nell'attacco due persone sono rimaste leggermente ferite: in seguito all'incidente, circa 700 migranti sono stati spostati subito in un vicino centro di accoglienza a Manston. Finora gli investigatori non hanno stabilito legami fra l'assalitore e gruppi di estrema destra, né sembra che l'uomo, che ha agito da solo, abbia postato online contenuti estremisti. Non si esclude che possa trattarsi di uno squilibrato e al momento viene bocciata la pista terroristica.
Ma l'allarme resta alto, dopo che ormai quasi 40 mila immigrati sono giunti illegalmente in Gran Bretagna attraverso il Canale della Manica dall'inizio dell'anno, rispetto ai 28.500 del 2021. Gli arrivi vengono prima incanalati nel centro di smistamento di Dover, da dove poi sono condotti alla base della Raf di Manston nel Kent, per controlli di sicurezza, prima di essere destinati a centri di accoglienza o spediti in hotel.
In teoria, non dovrebbero rimanere a Manston per più di 24 ore, ma alcuni dei 4000 migranti ospitati al momento in quel centro, che non potrebbe contenerne più di 1600, sono in attesa anche da quattro settimane: i giornali inglesi hanno riportato casi di difterite e di scabbia, oltre a scontri fra gli stessi migranti. E c'è chi lancia l'allarme su una «crisi umanitaria sul suolo britannico».
L'emergenza è la prima grossa grana per Sunak e in particolare per la Braverman, fautrice - lei, indiana e di religione buddista - di una linea durissima nei confronti dell'immigrazione che le è valsa il soprannome di «Cruella» (ossia Crudelia). La ministra dovrà dimostrare di essere in grado di gestire la situazione che si è venuta a creare nei centri di accoglienza e di riuscire a frenare gli arrivi: ieri ha promesso in Parlamento di «fermare l'invasione sulla nostra costa meridionale». Ma Suella (il cui vero nome è Sue Ellen, in onore della protagonista della serie tv «Dallas») è nel mirino anche per violazione delle norme di sicurezza, avendo ammesso di aver adoperato la sua email personale per comunicazioni di governo. Sunak tuttavia non può cacciarla: l'ha messa agli Interni per coprirsi il fianco con la destra del partito conservatore, di cui lei è una popolare esponente di punta.