ANIMALI O BESTIE? - CATERINA: “LA SPERIMENTAZIONE MI HA SALVATO LA VITA”. GLI ‘ANIMALISTI’: SE CREPAVI DA BAMBINA NON FREGAVA A NESSUNO (VIDEO)

Non basta dover lottare contro una malattia rarissima e dolorosa: a Caterina tocca anche combattere chi preferisce la vita di un topo di laboratorio alla sua - “Sono animalisti, ma se non curi il tuo cane quando sta male, chi sei? E tuo figlio? Non curi tuo figlio quando sta male? Eppure tutti i farmaci sono testati, è solo ipocrisia”…

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1. VIDEO - CATERINA SU FACEBOOK RISPONDE ALLE ACCUSE

 

2. CATERINA È VIVA
Massimo Gramellini per "La Stampa"

Per avere affermato di essere ancora viva grazie alla ricerca scientifica, che include purtroppo la sperimentazione sugli animali, una ragazza padovana affetta da malattie rarissime è stata lapidata virtualmente in Rete dagli integralisti. Giovanna: «Puoi morire pure domani, per te non sacrificherei il mio pesce rosso». Valentina: «Se crepavi da bambina non fregava niente a nessuno».

caterina la ragazza malata che difende la sperimentazione sugli animalicaterina la ragazza malata che difende la sperimentazione sugli animali

Perry: «Magari tu fossi già morta: un essere vivente (forse voleva dire "umano", ndr) di meno e più animali su questo pianeta». La lapidata, che si chiama Caterina e per ironia della storia studia veterinaria, ha risposto ai messaggi di morte con un video pacato e commovente - commovente perché pacato - in cui parla da dietro una maschera, seduta accanto alle medicine che le consentono di sopravvivere. Caterina spiega come il suo animalismo convinto (è contraria a caccia, macelli e pellicce) si fermi davanti alla sperimentazione, finché non esisteranno alternative altrettanto efficaci.

Non entro nel merito di una querelle che sembra fatta apposta per animare una di quelle discussioni tra sordi in cui eccelle il nostro dibattito pubblico, dove ciascuno agita in faccia alla controparte le sue certezze senza mai lasciarsi sfiorare dal dubbio, dall'ascolto, dall'autoironia. Ma non accetto che per difendere gli animali si debba diventare disumani. L'amore che si nutre d'odio avvilisce sempre le proprie ragioni. I sentimenti, come l'architettura, sono una questione di prospettiva.

Se Giovanna, Valentina e Perry guardassero per un attimo la vita con gli occhi di Caterina, le chiederebbero scusa.


3. NELL'OSPEDALE DOVE LOTTA CATERINA
Luigi Spezia per "la Repubblica"

«Non sono sola a combattere questa battaglia», dice in un soffio Caterina Simonsen ricoverata quassù al decimo piano del Policlinico di Padova. Il palazzone che chiamano monoblocco e che in questi giorni di festa è semideserto. Una camera nel reparto di Pneumologia è l'oasi di salvezza della ragazza insultata su Internet fino ad augurarle di morire per aver difeso la sperimentazione sugli animali, l'angolo dove si rifugia per vincere le crisi ricorrenti della sua rara malattia genetica.

I medici impediscono di passare: il lungo corridoio ordinatissimo è bloccato da una catenella. «La paziente è in terapia, vuol rimanere da sola». Non è in isolamento, ma l'infezione ai polmoni stavolta si è presentata in forma più grave rispetto alle tante altre crisi superate in passato: «Non mi hanno fatto incontrare nemmeno le zie che sono venute a trovarmi », dice al cellulare, parlando a fatica con la maschera dell'ossigeno premuta sulla bocca, al di là di una vetrata insuperabile. «Stanno usando antibiotici più potenti del solito, la mia guerra con i batteri è in pieno corso: vogliono proteggermi».

caterina la ragazza malata che difende la sperimentazione sugli animalicaterina la ragazza malata che difende la sperimentazione sugli animali

Caterina, studentessa di Veterinaria a Bologna, non combatte soltanto contro i batteri mentre è stesa sul lettino d'ospedale e può comunicare con l'esterno tramite Facebook o il telefono. «È un momento difficile - dice la madre - e certo questa vicenda non facilita le cose». Dopo l'attacco degli animalisti estremisti a Telethon, lei ha postato una foto-manifesto sul sito "A favore della sperimentazione animale", per difendere la ricerca che le ha permesso di non morire da bambina, avere una adolescenza, vivere seppure a fatica fino a 25 anni. E per risposta ha ricevuto sul web minacce di morte e insulti da animalisti estremisti, da quelli che lei chiama «nazi-animalisti ».

Ma ha ricevuto anche migliaia di messaggi di amicizia, di auguri, di elogio del suo coraggio. E di speranza, persino da Herat, Afghanistan, da un italiano in missione: «Mi ha fatto male leggere della tua storia - scrive Giuseppe Sanna - e la cattiveria che ti è stata scaricata addosso... non ti vorrei lasciare, vorrei farti dimenticare quelle brutte parole, ma mi chiamano al dovere». Caterina in risposta alle minacce, alle incomprensioni, alle volgarità («potevi morire a 9 anni, altro che esperimenti sugli animali»), ha postato un video in cui si è commossa mentre diceva che era stata ricoverata quattro volte in rianimazione «e i medici non capivano come mai fossi ancora viva, ma lo ero grazie ai medici, ai farmaci e anche agli animali sacrificati per testare quei farmaci».

Il video l'ha visto anche Matteo Renzi che ha rilanciato su Twitter: «Voglio dirlo con tutta la mia forza: #iostoconcaterina». Un hashtag creato proprio da lei. E ancora Renzi, su Facebook: «Guardate la sua forza, la sua bellezza».

Caterina, di nuovo in ospedale. Le hanno detto quanto dovrá rimanere stavolta?

caterina la ragazza malata che difende la sperimentazione sugli animalicaterina la ragazza malata che difende la sperimentazione sugli animali

«Sono stata male di nuovo prima di Natale, mi sono curata a casa, ma gli antibiotici non hanno fatto effetto. Così mi hanno ricoverata, mi curano con antibiotici più potenti, perché i batteri sono diventati resistenti a quelli che usavo. Sono farmaci che si trovano solo in ospedale, la cosa è un po' più seria del solito. I medici dicono che dovrò rimanere per due o tre settimane. Passerò il Capodanno in ospedale».

Che cosa pensa di chi le ha rivolto minacce di morte per aver detto di essere ancora viva grazie alla sperimentazione sugli animali?

«Penso che siano persone ignoranti. Non intendo ignoranti nel senso di imbecilli, no. Ignoranti nel senso che ignorano la realtà, le leggi e anche quello che prendono».

Le medicine, intende dire?

«Sì, le medicine. Ma da dove vengono queste persone? Sono animalisti, ma se non curi il tuo cane quando sta male, chi sei? E tuo figlio? Non curi tuo figlio quando sta male? Ma se non curi tuo figlio si va in galera, lo sanno? Mancano di buon senso, non sanno accettare vie di uscita, ma allora almeno si impegnino a fare un altro genere di ricerca, ma vera. Sì, c'è molta ignoranza, al liceo biologia si studia solo un anno, bisognerebbe studiarla per cinque anni. Bisogna combattere l'ignoranza».

Le minacce le hanno fatto male?

«Dopo aver postato la foto con quel messaggio che senza la ricerca sarei morta a 9 anni, vabbè, potevo aspettarmelo. Ma dopo i miei video sul web in cui rispondevo alle minacce, ho pensato che non erano persone razionali, che non erano capaci di empatia, di mettersi nei panni dell'altro. Ma se non ci arrivano, abbiamo un serio problema, forse hanno bisogno di psicologi ».

farmaci medicinefarmaci medicine

Lei chiama queste persone estremisti e «nazi-animalisti».

«Sì, ci sono varie sfumature in quel mondo, possono essere più o meno radicali. Ma ci sono anche questi che vorrebbero rinchiudere tutti i malati in un recinto e farli fuori piuttosto che curarli grazie anche alla ricerca. Mi ricordano qualche personaggio del secolo scorso. Tutti i farmaci sono testati ed è ipocrita prendersela con chi sperimenta. Basterebbe che l'agenzia del farmaco mettesse sulle confezioni che il tale farmaco è testato sugli animali e così ognuno potrá essere consapevole e decidere di usarlo oppure no».

Da che cosa le è nata questa spinta a intervenire così decisamente in questa questione?

«Non possono infangare Telethon, che fa ricerca sulle malattie genetiche, come ha fatto il Partito animalista europeo. Questo mi ha spinto a intervenire. Io credo nella ricerca, mentre ci sono persone come per esempio Davide Vannoni di Stamina, che richiamano le masse, ma senza risultati scientifici. Io faccio fatica a parlare di questi argomenti, ma altri lo possono fare, anche nella mia facoltà di Bologna. Non sono sola a combattere questa battaglia».

 

 

 

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