APPLE E NETFLIX IN GUERRA PER SORRENTINO – I DUE COLOSSI DELLO STREAMING SI DANNO BATTAGLIA PER I DIRITTI DEL PROSSIMO SOGGETTO DEL REGISTA ITALIANO CHE DOVREBBE GIRARE UN BIOPIC SU SUE MENGERS, AGENTE DI HOLLYWOOD FAMOSA PER LA SCHIETTEZZA, IL FIUTO E LE FESTE CON I PIATTI DI COCA -  SUL TAVOLO LA APPLE HA MESSO 80 MILIONI DI DOLLARI PIÙ 20 MILIONI PER INGAGGIARE COME PROTAGONISTA JENNIFER LAWRENCE – MA NETFLIX AVREBBE “RICEVUTO IN LETTURA” IL COPIONE E DALLA SUA AVREBBE…

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Ilaria Ravarino per "il Messaggero"

 

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Un suo invito a cena poteva aprire le porte di Hollywood, costruire carriere, creare relazioni. Fu la donna dietro al successo di Barbra Streisand, Cher e Michael Caine, ambiziosa e manipolatrice, disposta a usare qualsiasi freccia al suo arco pur di accaparrarsi un cliente: soldi, sesso, droga, niente poteva fermare Sue Mengers di fronte alla prospettiva di un affare.

 

Era solo questione di tempo che un simile personaggio - protagonista della Hollywood anni 60 e 70 - diventasse il soggetto di un film: secondo quanto riportato ieri dall'ex direttore di Hollywood Reporter, Matthew Belloni, Apple tv + sarebbe in trattativa per l'acquisto dei diritti di una sceneggiatura sulla vita della potente agente cinematografica americana, scritta da John Logan, Lauren Schuker Blum e Rebecca Angelo, interpretata dalla trentenne Jennifer Lawrence e girata dall'italiano Paolo Sorrentino.

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LA CIFRA Sul tavolo, secondo quanto riportato dal giornalista, ci sarebbe un'offerta da 80 milioni di dollari più 20 milioni per la sola Lawrence, che interverrebbe anche in veste di co-produttrice con la sua Excellent Cadaver, insieme al socio Justine Polsky. Una cifra importante che per Apple, in fase di shopping compulsivo, si aggiungerebbe ai 200 milioni di dollari appena sborsati per il film di spionaggio Argylle, per la regia di Matthew Vaughn.

 

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Ma a contendere alla casa di Cupertino il soggetto, che già nel 2016 tentò di portare sullo schermo Morgan Spurlock, il regista di Super Size Me, ci sarebbe anche Netflix, che secondo le voci circolate ieri in rete avrebbe «ricevuto in lettura» il copione, e che avrebbe dalla sua parte una storia di proficue collaborazioni sia con Sorrentino, che a Venezia porterà È stata la mano di Dio (sulla piattaforma dopo il passaggio alla Mostra) che con Lawrence, entro fine anno su Netflix con la commedia Don't Look Up. Il regista italiano, da ieri, si rifiuta di commentare la notizia («No comment» dal suo entourage), ma la volontà di collaborare con Lawrence, da parte di Sorrentino, è cosa nota.

 

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Nel 2019 i due premi Oscar annunciarono la preparazione di un thriller, Mob Girl, tratto dal romanzo della giornalista Pulitzer Teresa Carpenter, che Lawrence avrebbe coprodotto e interpretato, nel ruolo di una giovane donna ebrea cresciuta a New York e diventata l'astro nascente dell'opulenta mafia americana.

 

FIUTO E SCHIETTEZZA Un film rimasto nel congelatore, superato a destra dalla ghiotta opportunità di portare sul piccolo schermo un copione, quello sulla vita di Sue Mengers, che da tempo circola tra i soggetti caldi di Hollywood. Mengers, la cui vita è stata raccontata nel bestseller di Brian KellowCan I Go Now: The Life ofSue Mengers, Hollywood's Superagent e portata a teatro da John Logan in I' ll Eat You Last con Bette Midler, ha rappresentato nella sua carriera una lunghissima lista di artisti, tra cui Joan Collins, Brian De Palma, Gene Hackman, Burt Reynolds e Gore Vidal.

 

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Morta a 81 anni nel 2011, Mengers era nota tanto per il suo incredibile fiuto quanto per la sua cinica schiettezza (convinse l'attore Tom Ewell a diventare un suo cliente confidandogli di essere l'amante del produttore di Broadway David Merrick). Famose le sue cene nella casa di Beverly Hills, frequentate da ospiti eccellenti fra cui la Principessa Margaret, sorella della regina Elisabetta, e ad alto tasso di trasgressione, con piatti pieni di polvere bianca al centro del tavolo da pranzo. «Stavo mettendo dello zucchero nel caffè - racconta Michael Caine ricordando la sua prima visita a casa dell'agente - quando lei mi fermò: non era zucchero, ma cocaina».

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