Letizia Gabaglio per “La Repubblica - salute”
La prossima volta che qualcuno vi invita a ballare, pensateci bene prima di dire di no. Potreste guadagnarci in salute. Un giro di valzer, un po’ di salsa, oppure un sirtaki greco o una danza country, ma anche una cosiddetta danza di strada, dall’hip hop alla break dance, qualunque sia lo stile scelto il beneficio per il corpo e per la mente è assicurato.
Il movimento a suon di musica innesca una pluralità di meccanismi fisiologici che coinvolgono tutto l’organismo. A partire dai neuroni specchio, le cellule del cervello che entrano in azione quando vediamo un nostro simile compiere un’azione e che ci permettono di capire subito cosa stia facendo.
Nel cervello di chi guarda, infatti, si attiva un sistema a specchio e si accendono le aree legate ai movimenti che si stanno osservando, come se ci si stesse preparando a compierli. Funziona sempre, anche se non ce ne rendiamo conto. E funziona anche quando vediamo qualcuno che balla, come hanno dimostrato diversi studi: vediamo qualcuno ballare e si attivano le aree del cervello che si attiverebbero se danzassimo.
I neuroni specchio sono alla base dell’apprendimento, ma anche della capacità che abbiamo di entrare in relazione con gli altri. Ed è questa doppia valenza che viene sfruttata dalla Danza Movimento Terapia, che usa il ballo come supporto psicologico e psichiatrico, per aiutare le persone a entrare in contatto con se stesse e affrontare emozioni, situazioni o disabilità.
Tanto che alla Conferenza europea di Danza Movimento Terapia, organizzata dall’associazione italiana Apid, che si terrà a settembre a Milano, sarà ospite Vittorio Gallese, uno degli scienziati italiani che ha scoperto i neuroni specchio.
Il legame fra danza e neurologia è profondo: nel Parkinson è ormai diventato un must e anche per le demenze comincia a essere usato per lo stimolo positivo che dà alla memoria, sia evocando quelle più antiche, magari associate a un brano musicale, sia facendo lavorare quella più a breve termine quando si devono ricordare dei passi. Ma anche altre discipline stanno scoprendo nel ballo un alleato prezioso.
A partire della cardiologia. «La danza è un’attività mista con una componente aerobica che può essere modulata a secondo della condizione di ognuno. Possiamo cioè stabilire l’impegno cardiovascolare sulle possibilità ed esigenze di un paziente scegliendo balli diversi per ritmo, velocità, destrezza», spiega Carlo Tranquilli, direttore del Centro studi medicina preventiva di Roma e Medico Responsabile della Federazione Italiana Danza Sportiva.
Sul sistema cardiovascolare la danza ha molti effetti. Per esempio, rallenta la frequenza del cuore, perché aumenta la circolazione e quindi il flusso di sangue che deve essere pompato ai muscoli è superiore facendo sì che i movimenti di contrazione del muscolo siano più lunghi e vigorosi.
In più l’aumento della circolazione diminuisce il rischio di aterosclerosi e abbassa la pressione perché le pareti dei vasi si mantengono elastiche. Uno studio appena pubblicato sulla rivista della Società dell’Ipertensione americana dimostra che se i pazienti ipertesi ballano hanno bisogno di meno farmaci per raggiungere livelli normali di pressione.
La danza greca, il sirtaki, è stata invece usata in un altro studio, pubblicato sullo European Journal of Cardiovascular Nurses, che ha coinvolto pazienti con insufficienza cardiaca cronica, persone che lamentano una difficoltà a camminare e al movimento in generale. Ebbene, in questi pazienti greci, 12 settimane di danza popolare hanno prodotto un rafforzamento della muscolatura delle gambe e quindi un miglioramento della loro capacità di muoversi.
I muscoli tonici allenati dalla danza aiutano anche a risolvere il mal di schiena, e le sollecitazioni al sistema scheletrico stimolano la produzione di tessuto osseo e quindi, nelle persone sane, prevengono l’osteoporosi.
Tanto che la Fondazione americana per l’osteoporosi ha messo il ballo nelle sue raccomandazioni. «In generale la danza contrasta la sedentarietà, che è il grande male dei nostri tempi perché alla base di tutte le malattie croniche», dice ancora Tranquilli. Contrasta l’obesità e aiuta a mantenere nella norma la glicemia, ragione per cui viene usata come strumento di prevenzione e terapia nel diabete.
Qualsiasi sia lo stile scelto «è fondamentale per tutti, e soprattutto per chi soffre di patologie cardiovascolari, consultare il proprio medico o uno specialista prima di intraprendere qualunque forma di esercizio fisico», spiega Massimo Volpe, professore ordinario di Cardiologia e direttore della scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’università La Sapienza di Roma.
Ma una volta avuto il via libera dal medico si può spaziare dall’attività aerobica di base del valzer alla mazurca, se si vuole aggiungere anche della tecnica, o alzare il ritmo con il rock and roll o le danze di strada. «La danza ha un impatto importante sulla regolazione della produzione degli ormoni dello stress. È certamente un’attività da consigliare a tutti, giovani, adulti e anziani, infatti il dispendio energetico può essere anche molto elevato se gli allenamenti vengono condotti sotto la guida di tecnici esperti», conclude Tranquilli.