Estratto dell'articolo di Giordano Tedoldi per “Libero quotidiano”
[…] L’ideologia odierna vorrebbe […] che i genitori biologici possano essere “fluidamente” sostituiti da quelli adottivi, o comunque da altre figure egualmente importanti. Ma la realtà, a volte, smentisce recisamente questa convinzione. Qualche giorno fa è uscita la notizia di un imprenditore di 59 anni di Pavia che, nel 2020, ebbe dalla madre morente una rivelazione alquanto sconvolgente: la donna gli confessò che il padre che l’aveva cresciuto non era il suo genitore biologico.
Tutt’altro che indifferente alle proprie radici e al proprio sangue, l’uomo, dopo avere identificato, tramite una fotografia ritrovata tra i ricordi della madre, il padre che aveva contribuito alla sua nascita, ha addirittura chiesto, e ottenuto, che ne fosse riesumata la salma. Nell’ottobre del 2022, con un test del Dna, è stato accertato “con una probabilità del 99,9%” che l’uomo dissepolto era il suo padre biologico.
[…] l’imprenditore pavese aveva già mosso un altro passo nella restaurazione, per così dire, della sua appartenenza genetica, chiedendo al Tribunale della sua città il cambio del cognome, che nel 2021 gli è stato accordato. Del resto, il test del Dna non aveva fatto che ratificare con il sigillo del metodo scientifico qualcosa che, tanto la confessione materna e la fotografia, quanto, evidentemente, un’esigenza e un intimo sentire dell’uomo già conoscevano.
Comprensibile che la madre gli abbia dischiuso la verità solo al momento di morire: da tutti i suoi atti successivi, si capisce che l’uomo, se avesse saputo prima, ne sarebbe rimasto troppo colpito e, del resto, la donna deve aver voluto proteggere anche il rapporto con il padre adottivo, col quale l’uomo era cresciuto e aveva vissuto in armonia, senza mai avere il benché minimo sospetto che non si trattasse di quello biologico, il quale, invece, era morto nel 2016 e giaceva nel cimitero di Verrua Po.
La storia dell’abbandono della madre che, dopo il rifiuto del padre biologico a riconoscere il bambino, ha sposato colui che l’uomo, per gran parte della sua vita, ha ritenuto essere il vero padre, non è nulla di nuovo alle cronache.
Ma più interessante è l’indagine sul passato, sulla memoria, sulle origini che l’imprenditore pavese ha voluto accanitamente svolgere, cominciando dall’incarico a un legale, poco dopo la morte della madre, per il riconoscimento dell’essere figlio non del padre adottivo ma di quello naturale, fino all’estrema certezza con la riesumazione della salma paterna e al test del Dna. Un’indagine che cozza contro i precetti un po’ troppo disinvolti, ampiamente diffusi e molto di moda nella pubblicistica, che vorrebbero una sostanziale equivalenza, o meglio, indifferenza, tra i ruoli genitoriali biologici e quelli acquisiti. […]