Fabrizio Boschi per “il Giornale”
A Banca Etruria «il Boschi» era una specie di boss. Intoccabile e rispettato. Pur avendo fatto tutt' altro prima di allora (dirigente della Coldiretti in Valdarno, consigliere del consorzio agrario di Arezzo dal 1978 al 1986, poi presidente di Confcooperative aretina dal 2004 al 2010) quella banca era il suo punto riferimento economico da sempre.
Lui è entrato a far parte del consiglio di amministrazione nell' aprile del 2011, ma uno dei suoi figli - Emanuele, 32 anni - è stato assunto in quell' istituto già nel novembre del 2007 e proprio lì ha fatto carriera.
«L' hanno assunto perché era preparato, mica perché aveva il bollino rosso», sbotta mamma Stefania Agresti. Fino al novembre 2012 è stato process analyst, poi cost manager fino all' ottobre 2014, infine program and cost manager dall' ottobre 2014 al marzo 2015, in piena crisi dei titoli. Anche sua moglie, Eleonora Falsinelli, era dipendente come communication specialist. Si sono conosciuti lì.
maria elena boschi al matrimonio del fratello emanuele
«Papà Pier Luigi è diventato vicepresidente per una ragione squisitamente politica»: è quello che dice uno dei piccoli soci della banca, Pierino Lega, durante l' assemblea del 4 maggio 2014, parlando al presidente uscente Giuseppe Fornasari: «Il nostro esimio presidente in liaison con il direttivo - disse Lega - ha pianificato e unito le due fazioni che si contendevano il potere in questa assemblea, costruendo così ad arte un nuovo direttivo di larghe intese, una sorta di grosse coalition, come per dire ha unito e sposato il diavolo e l' acqua santa».
Ma la vera chiave di tutto sembra essere Emanuele Boschi, che essendo a capo del servizio di controllo dei costi, lavorava coi crediti deteriorati proprio quando, egli stesso lo scrive in un rapporto a Banca d' Italia, «gli organi amministrativi hanno prestato scarsa attenzione al contenimento delle spese per consulenze, che nel biennio 2013-2014, sono ascese a oltre 15 milioni».
Boschi junior lascia Banca Etruria a marzo 2015, (appena sette mesi prima del dissesto) e si appoggia per alcune settimane allo studio fiorentino di Luciano Nataloni, in via delle Mantellate 8, commercialista ed ex membro del cda della stessa Etruria. Nataloni è quello indagato per conflitto d' interessi dalla procura di Arezzo per i finanziamenti erogati dalla banca a 14 società vicine a lui e all' ex presidente Lorenzo Rosi, che avrebbero causato 30 milioni di euro di buco.
Banca Etruria, attraverso Nataloni, autorizzava finanziamenti sciagurati a queste aziende sull' orlo del baratro, che non davano alcuna garanzia di rientro. In cambio veniva richiesto a quelle imprese di avvalersi della consulenza finanziaria dello «Studio professionale associato dottori commercialisti» dello stesso Nataloni e dove per alcuni mesi ha lavorato Boschi jr, continuando evidentemente ad avere rapporti con Banca Etruria visto il legame stretto che c' era tra l' istituto di credito e lo studio commerciale di Nataloni.
Maria Elena Boschi, dopo la spiaggia un bel giro in bicicletta per le vie di Marina di Pietrasanta con il fratello Emanuele (da Oggi)
Nel giugno 2015 Emanuele Boschi lascia lo studio commerciale e si trasferisce a pochi passi, al civico 9 della stessa via, chiamato da Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito democratico, parlamentare, avvocato ed ex fidanzato della sorella Maria Elena, per ricoprire la carica di presidente del consiglio di amministrazione della Mantellate Nove Srl, che offre servizi aziendali rivolti a studi legali e contabili.
Bonifazi fonda Mantellate Nove nel maggio 2013 (mettendo suo padre Franco alla presidenza) insieme a Federico Gianassi, assessore alla Trasparenza e al Lavoro del Comune di Firenze, e a due soci di studio, Andrea Nardi e Federico Lovadina, quest' ultimo gran collezionista di poltrone alla corte di Renzi (è nel cda della partecipata del Comune Mercafir e alla presidenza di Toscana Energia succedendo a Lorenzo Becattini, parlamentare Pd). Dal luglio 2014 Lovadina è stato messo da Renzi anche nel cda di Ferrovie dello Stato. Il solito intreccio alla Renzi in odor di intrallazzo.