Marco Ansaldo per “la Repubblica”
«I serpenti velenosi attaccavano il popolo in cammino», ricorda Francesco a cardinali e vescovi riuniti a San Pietro per la messa dei prelati defunti. Sarà deluso e amareggiato, il Papa. Però appare sereno. Anzi, chi gli è vicino lo descrive come determinato. Due palazzi dietro, infatti, nel ridotto della Gendarmeria, nella sede dei procuratori di giustizia pontifici, la caccia ai nuovi corvi è in pieno corso dopo i due arresti che hanno infoltito il numero dei “servitori infedeli”, come li definisce un monsignore.
Il Vaticano è sotto shock, «ma ha gli anticorpi per reagire», dice il gesuita padre Balducci. La coda della vicenda Vatileaks, le carte segrete uscite dalla Santa Sede e ora pubblicate in due nuovi libri, avvelena l’aria nel piccolo Stato più influente del mondo, che ancora una volta sente gli occhi dei media internazionali sopra di sé.
Un’aria pesante, come si coglie subito percorrendo l’acciottolato di Porta Sant’Anna, dove si vedono facce di circostanza più che di serenità. «Ci mancava questa storia ora — commenta un prelato — . L’altra settimana i ripetuti bastoni messi nelle ruote del Sinodo non sono riusciti a vanificarne il risultato, e ciò nonostante ci hanno provato. Adesso, ci risiamo».
È un’atmosfera mefitica che viene da lontano. Dall’epoca della prima Vatileaks, e che se fosse stata fermata a quel tempo non avrebbe distribuito i suoi soffi velenosi adesso, spiega a Repubblica l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi: «Il malessere di oggi che il Papa e la Chiesa stanno sentendo — dice il banchiere, oggi a capo in Italia del colosso spagnolo Santander, collegando la vicenda di allora a quella nuova — è il frutto di decisioni non prese nel 2012, quando sono stato cacciato dallo Ior, perché non volevano applicare la legge antiriciclaggio e la costituzione dell’Autorità di informazione finanziaria che erano state decise da Benedetto XVI. Anzi, allora cominciò Vatileaks 1, per confondere questo grande cambiamento che Benedetto aveva voluto e che io stavo attuando. Se si fosse attuata la piena trasparenza nello Ior, come era stato deciso, oggi i corvi non potrebbero più volare, non avrebbero materia».
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E di materia, invece, qui ce n’è ad abundantiam. I nuovi corvi, intanto. Francesca Chaouqui, la pierre ed ex membro della Commissione vaticana sull’economia, ieri è stata ancora interrogata. In un tweet ha detto: «Non sono un corvo. Non ho tradito il Papa ».
Monsignor Lucio Vallejo Balda ha invece passato un’altra notte in guardina. Ma l’inchiesta fa il suo corso. La Chaouqui era da diversi anni nel mirino della Segreteria di Stato, e da tempo il So-stituto, monsignor Angelo Becciu, nutriva forti sospetti su di lei. Però nel momento in cui il monsignore spagnolo era divenuto la nuova stella finanziaria in Vaticano e aveva proposto la sua collaboratrice come commissario, ogni azione è risultata impossibile.
La Santa Sede, comunque, ha i suoi tempi, e ha atteso che la situazione diventasse matura per inchiodare entrambi. Ha scritto ieri sera Becciu sul suo profilo Twitter: «Ho appena visto il Papa. Sue parole testuali: andiamo avanti con serenità e determinazione». E dunque i corvi, pur azzoppati, paiono ancora liberi se è vero quanto si disse nella Vatileaks 1, quando uno di essi spiegò che erano una ventina di persone. Nel 2012 sul banco degli imputati finirono il maggiordomo Paolo Gabriele e il tecnico informatico Claudio Sciarpelletti.
Ora si cercano possibili complici, e lo si fa tra i collaboratori stretti di cardinali e vescovi, setacciando i “serpenti velenosi” e, più concretamente incrociando dati, fonti, intercettazioni, incontri. Su tutto c’è la preoccupazione di quanto Vatileaks 2 possa intaccare il pontificato di Francesco.
Dice monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei a Tg2000 e inBlu Radio: «Mi metto nei suoi panni: qualsiasi figlio della Chiesa davanti a questi attacchi concentrici non può rimanere indifferente. È un attacco alla Chiesa, ma non saprei da dove viene. Sicuramente a qualcuno sta facendo paura il processo di rinnovamento che Papa Francesco sta portando avanti. Questi quattro signori, se è vero che hanno detto di aver agito per il bene del Papa, hanno detto delle cretinate e sanno di mentire perché non si vuole bene ad una persona pugnalandola alle spalle».