CAMPIONE PER FORZA - SOTTO INCHIESTA IL PAPÀ-ALLENATORE CHE HA SOTTOPOSTO IL FIGLIO AD ALLENAMENTI INFERNALI PER VEDERLO VINCENTE A TUTTI I COSTI

A Treviso la Procura ha chiesto il giudizio, con l’accusa di vessazioni fisiche e morali, per un padre che obbligava il figlio a stare per ore in piscina facendogli anche prendere degli integratori inadatti alla sua età - L’ossessione dei padri ricade sui figli: ma cosa sarebbe stato Agassi senza quel padre? E Kafka?...

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Antonio Pascale per "Il Corriere della Sera"

Visto e considerato che l'ambizione più diffusa è la creatività in senso lato, possiamo dirlo: sì, succede. Succede che qualche genitore spinga il figlio in piscina. Poi lo guarda e pensa: come nuota lui non nuota nessuno. Si rende contemporaneamente conto che l'allenatore non sa fare l'allenatore, almeno così pensa quel padre. Dunque in un solo colpo, quel padre, diventa padre doppio: padre e procuratore.

Agassi con il padreAgassi con il padre

Lo fa per il bene del figlio, naturalmente, che poi si vede: è tagliato per quello sport, nonostante l'allenatore non capisca, infatti, è evidentemente un incompetente. Il figlio può diventare un campione, basta che si alleni tanto, rinunci a tutto, duro allenamento ora per una vita ricca e gloriosa in futuro. Cioè, riepilogando: ora rinunci a tutto, domani avrai tutto. Facile no?

E poi ci sono integratori da prendere e la dieta da sportivo da seguire, e purtroppo il dietologo è peggio dell'allenatore, non capisce niente, quindi tocca al lui, al padre, prendersi questo impegno: cosa volete che ne sappia un dietologo? E così: ne abbiamo visti di genitori che voi umani non potreste mai immaginare. L'ultimo a Treviso, dove la Procura ha chiesto il giudizio per un padre che avrebbe obbligato il figlio quattordicenne a impegnarsi al limite dell'assillo nel nuoto, facendogli anche prendere degli integratori inadatti alla sua età.

kafka franzkafka franz

Ma sono tanti i genitori che, da dietro la rete di protezione, solitari e concentrati, gridano anzi sbraitano istruzioni al figlio. I figli giocano come terzini e i padri li incitano a fluidificare, salire sulle fasce come Maggio o Maicon o chi per lui e non fa niente se il figlio ha cinque anni e il concetto di fluidificare risulta complesso nonché di difficile pronuncia.

Si sono visti genitori che per il troppo gridare a fine partita si ritrovano più sudati, stanchi e nervosi dei figli che pure,a causa del troppo gridare dei padri, nonché delle corse per fluidificare, sono sudati, stanchi, stressati e pensano di farsi monaci, tanto è che qui e ora hanno visioni mistiche e sognano conventi dove si possa riposare - e non fa niente che hanno cinque anni.

Possiamo dirlo: sì, ci sono padri che vedono nei figli la propria immagine - e fin qui è la biologia - e pensano che debbano correre sulla fascia più degli altri, perché gli altri sono scemi e non fluidificano. O nuotare incessantemente perché il cloro si trasformerà in oro, prima o poi che ci vuole, basta rinunciare a tutto. E poi, i padri procuratori pensano così: solo fornendo un disagio ai nostri figli li stimoleremo a essere creativi, in senso stretto e lato.

Cosa sarebbe stato Agassi senza quel padre? E Kafka allora? Quindi figli poche chiacchiere e fluidificate, perché a noi, padri procuratori, nessuno ci può fermare. Ai nostri tempi non abbiamo avuto fiato e forza di fluidificare lungo la fascia e quindi adesso ci appoggiamo ai nostri piccoli. Che ci portino sulle spalle, è per il loro bene, si intende. E poi l'allenatore non capisce, che ne sa lui di integratori e di fluidificazioni. Questo capita in tempo di creatività diffusa.

 

 

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