CARA CORTE, TI SCRIVO - INVECE DI ANDARE A DIFENDERSI AL PROCESSO, AMANDA KNOX MANDA UNA MAIL ALLA CORTE D’ASSISE: “HO PAURA, CONTRO DI ME UN ABUSO” - E SOLLECITO VOLA A SANTO DOMINGO

La difesa a distanza di Amanda: “Non ho mai dimostrato un comportamento antisociale, aggressivo, violento o psicopatico. Non sono tossicodipendente o ossessionata di sesso" - Il Pg: “L'antipatia, l'insofferenza e l'incompatibilità fra Amanda e Meredith sfociano in un approccio sessuale violento, poi c'è una perdita di controllo”…

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Laura Montanari per "repubblica.it"

Lei non si presenta in aula, ma sceglie una inedita forma di comunicazione con i giudici: manda una mail attraverso i suoi avvocati. Così Amanda Knox riaccende i riflettori su di sè. Comunicazioni a distanza, un po' come a distanza seguirà il processo l'altro imputato, Raffaele Sollecito, partito il giorno dopo la requisitoria del Pg, da Firenze per Parigi e poi da Parigi per Santo Domingo.

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"Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell'accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà" così scrive Amanda nella mail alla Corte d'assise d'appello di Firenze. Parlando delle accuse Amanda le definisce un "abuso ingiusto e maligno".

Non si fa attendere la replica del presidente della Corte che definisce la sortita "un approccio irrituale. Chi vuol parlare nei processi viene nei processi" ha sottolineato il presidente della Corte d'assise Alessandro Nencini prima di leggere la mail inviata da Amanda Knox.

La replica del presidente. "Non sono dichiarazioni spontanee", ha precisato Nencini parlando con i difensori della Knox. Il presidente della Corte ha anche sottolineato che sono i difensori ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: "Io non l'ho mai vista, non la conosco".

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Lei però nella mail avrebbe scritto: "Meredith era la mia amica. Lei mi era simpatica, mi aiutava, era generosa e divertente. Non mi ha mai criticata. Non mi ha mai dato neppure un'occhiataccia. L'accusa afferma che una rottura era avvenuta fra me e Meredith per la pulizia. Questa affermazione è una deformazione dei fatti. Nel periodo breve che Meredith e io eravamo coinquiline e amiche non abbiamo mai litigato".

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Minacce. Poi ricorda i giorni successivi il delitto, difficili, tesi, dolorosi e parla di "tortura psicologica": "Dobbiamo riconoscere che una persona possa essere portata a confessare falsamente perché torturata psicologicamente" scrive riferendosi alla calunnia nei confronti di Patrick Lumumba. Amanda racconta anche di quando la portarono in questura: "Mi hanno mentito, urlato, minacciata, dato due scappellotti sulla testa. Mi hanno detto che non avrei mai più visto la mia famiglia se non avessi ricordato cos'era successo a Meredith quella notte".

Abbracci e bestemmie. "Il mio comportamento dopo la scoperta dell'omicidio indica la mia innocenza" prosegue Amanda. "Mai avrei pensato o immaginato che avrebbero usato la mia ingenua spontaneità per supportare i loro sospetti. Non ho nascosto i miei sentimenti: quando avevo bisogno di conforto Raffaele mi abbracciava, quando ero arrabbiata bestemmiavo e facevo osservazioni insensibili".

Né droga né sesso. "Non ho mai dimostrato un comportamento antisociale, aggressivo, violento o psicopatico.Non sono tossicodipendente o ossessionata di sesso" sottolinea Amanda Knox. "Quando sono stata arrestata mi hanno analizzata per droga e sono risultata negativa". Accusa e parti civili "vogliono che pensiate che io sia un mostro perché è facile condannare un mostro".

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Liquida la prova del coltello che avrebbe usato per l'omicidio come "prova inventata" e definisce quelli dell'accusa "argomenti teatrali", "indizi sconclusionati e inattendibili" e anche "inquietante e inaccettabile deformazione dei fatti". "L'accusa e le parti civili stanno commettendo delle ingiustizie contro di me perché non riescono ad ammettere, anche a se stessi, che hanno sbagliato terribilmente". Quindi la sua difesa da oltranza: "Non ho ucciso. Non ho stuprato. Non ho tramato. Non ho istigato. Non c'ero e non avevo niente a che fare". "Sono innocente - conclude Amanda - Raffaele è innocente. Meredith e la sua famiglia meritano la verità. Vi prego di porre fine a questa enorme ed estenuante ingiustizia".

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Ieri al processo d'appello per l'omicidio di Meredith hanno parlato i legali di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia. La famiglia Kercher non ha dubbi, Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono colpevoli dell'omicidio di Meredith e vanno condannati, come chiesto dal procuratore generale Alessandro Crini nella sua requisitoria: 30 anni di carcere per lei, compresi i 3 già definitivi per la calunnia a Patrick Lumumba, e 26 per lui.

In aula a Firenze, per l'appello bis, hanno parlato i legali della famiglia inglese. Per l'avvocato Vieri Fabiani i due imputati sono "persone ad altissima capacità criminale". "La punizione che chiediamo - ha aggiunto l'altro legale, Francesco Maresca - renderà giustizia".

Maresca ha lanciato un appello: per giudicare la Corte deve dimenticare le dichiarazioni di Sollecito, che ha detto di essere vittima di una "persecuzione allucinante". Quando pronunciò quella frase era "di ritorno da una vacanza a Santo Domingo - ha detto l'avvocato - ora è di nuovo là, mentre noi siamo a discutere il processo in cui è imputato". E vanno dimenticate pure le interviste ad Amanda, "che critica la giustizia italiana, che ha firmato contratti milionari per il suo libro, che ha un consulente per le pubbliche relazioni".

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Amanda e Raffaele, ha concluso Maresca, "parlano ai giornali e guadagnano soldi", mentre "nessuno ricorda Meredith. Il suo cadavere maciullato testimonia la violenza che si è abbattuta su quella ragazza e la sofferenza che ha provato nei momenti della morte".
Le tracce e le impronte trovate dagli investigatori e l'esito delle perizie, ha spiegato l'altro legale dei Kercher, l'avvocato Serena Perna, confermano che Meredith venne uccisa da più persone, "non si è potuta difendere, perché era trattenuta dagli aggressori", e che Amanda e Raffaele erano presenti in quella casa, con Rudy Guede.

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Il movente resta quello ipotizzato nei processi di Perugia, anche se gli avvocati hanno sposato pure la tesi del pg, che nella sua requisitoria ha parlato di una lite dovuta agli attriti fra Amanda e Meredith. "L'antipatia, l'insofferenza e l'incompatibilità fra Amanda e Meredith - ha ricostruito Maresca - sfociano in un approccio sessuale violento, poi c'è una perdita di controllo". Quindi le "tensioni fra le ragazze" si affiancano al "movente sessuale".
Quella notte fra il primo e 2 novembre 2007, in via della Pergola a Perugia, Amanda,

Il legale ha spiegato che i due erano "in preda all'eccitazione e questo scatenò la furia omicida", anche perché, per le droghe, l'alcol e magari la stanchezza, le loro menti erano "prive di freni inibitori". Dopo l'omicidio "subentra la paura, il terrore, si arriva a simulare furti, ad accusare Lumumba, a mistificare, per scacciare dalla propria mente il crimine commesso".

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Maresca ha criticato anche gli "inviti a raccogliere offerte in memoria di Meredith" fatti da Amanda sul proprio sito: per i Kercher, ha detto, sono una "contraddizione insopportabile". La famiglia inglese dovrebbe essere a Firenze il giorno della sentenza. Il 9 gennaio dovrebbe tornare Sollecito, per ascoltare le arringhe dei suoi difensori.

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