Tommaso Fregatti per “La Stampa”
Una promozione all' interno di un' importante società del gruppo Atlantia e un bonus fino a mezzo milione di euro l' anno. Avevano un prezzo le bugie di Paolo Berti, ex direttore operazioni di Autostrade per l' Italia, sulla strage di Avellino per coprire e far assolvere il suo capo Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato imputato in quel procedimento.
INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
Lo mette nero su bianco la guardia di Finanza di Genova in un' informativa depositata in Procura che affronta proprio l' omertà dei manager di Aspi sulle quaranta persone morte nel luglio 2013 nella caduta di un pullman dal viadotto Acqualonga per una barriera di protezione difettosa.
Un documento in cui si evidenzia come il reddito di Berti - condannato in primo grado dai giudici irpini a cinque anni e sei mesi di reclusione - sia lievitato proprio in concomitanza con l' inchiesta campana. E sia passato «dai 230 mila euro annui che guadagnava in media fino al 2015, ai 380 mila del 2016 e addirittura i 760 mila del 2017», scrivono i militari delle Fiamme Gialle.
Ma non solo. Dopo la seconda tragedia che ha coinvolto l' allora management di Aspi, il crollo del Morandi e la morte di altre 43 persone ad agosto 2018, il ruolo di Berti non è stato affatto ridimensionato. Anzi. Da Aspi è stato dirottato alla società Aeroporti di Roma (AdR) - altra società del Gruppo Atlantia della famiglia Benetton - dove è stato formalmente nominato "direttore appalti e acquisti". Una carica di cui Berti andava fiero tanto da pubblicizzarla con orgoglio sul suo profilo Linkedin.
Queste nuove indiscrezioni emergono nelle carte allegate dal sostituto procuratore Walter Cotugno al procedimento del Tribunale del Riesame per la frode delle barriere antirumore. E che vedrà in queste ore i giudici presieduti da Massimo Cusatti pronunciarsi sugli arresti domiciliari di Giovanni Castellucci che, oltre ai procedimenti di Genova (è sotto indagine anche per il crollo del ponte Morandi) finirà di nuovo davanti ai giudici di Avellino.
La Procura Generale del tribunale di Napoli, infatti, alla luce della documentazione dei colleghi di Genova che nei mesi scorsi hanno trasmesso ai pm di Avellino, ha impugnato l' assoluzione del super manager di Aspi che il 19 gennaio prossimo sarà processato dai giudici di secondo grado del tribunale di Napoli. È molto probabile - se non scontato - che le intercettazioni telefoniche in cui Berti ammette di aver mentito per coprire, appunto, Castellucci, portino all' apertura di un nuovo dibattimento nell' ambito del processo. E aggravino di molto la posizione dell' ex ad di Aspi che, invece, uscito assolto in primo grado.
Paolo Berti aveva mentito durante la fase preliminare nell' inchiesta. Lo ammette lui stesso in una telefonata allegata agli atti: «Meritava che mi alzassi una mattina e andassi ad Avellino a dire la verità», dice riferendosi a Castellucci. E voleva monetizzare il più possibile quel comportamento omertoso. Una circostanza evidenziata anche nelle nuove intercettazioni allegate all' inchiesta.
E in particolare quella del 14 gennaio 2019 quando Berti e Michele Donferri Mitelli, ex direttore generale delle Manutenzioni (anche lui finito agli arresti domiciliari) parlano proprio dei benefit da ottenere. «Devo mettere le mani avanti e giocarmi le mie pedine - dice Berti - dopo Avellino sono senza armi su Genova (riferito al Morandi) che vita di mi tocca fare». Donferri lo rassicura. «In questo senso - dice il manager - è una garanzia che tu devi ottenere.
INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
Cioè, è chiaro che tu non puoi prendere o aspirare ad un altro posto di lavoro. Quindi la prima cosa che devi dire (a Castellucci ndr) è che mi devono conservare il lavoro per minimo dieci anni». Non sanno Berti e Donferri che i militari della guardia di Finanza diretti dai colonnelli Ivan Bixio (Primo Gruppo) e Giampaolo Lo Turco (Nucleo metropolitano) li stanno intercettando perché entrambi sono indagati per il crollo del Morandi.
Donferri va giù pesante: «E questi cani non me devono licenziare a meno che non rubo. Questo devi chiedere. Gli devi chiedere prima questo poi anche della famiglia». Una garanzia che Berti voleva per tutti i suoi familiari in vista anche dell' inchiesta di Genova. «Ma metti caso che domani ti licenziano che c. fai?», incalza Donferri. E quindi scatta la minaccia di Berti: «Sì ma gli conviene poco».
il crollo del ponte morandi INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO soccorsi dopo il crollo del ponte morandi