Fabio Tonacci per “la Repubblica”
La liquidazione da 1,2 milioni all’ex direttore generale Luca Bronchi, per cui sono indagati 14 consiglieri della vecchia Banca Etruria compreso il padre del ministro delle Riforme Pier Luigi Boschi, è una goccia in un lago. Non è certo per questo che la banca è fallita, anche se politicamente offre lo spunto al Movimento 5 Stelle per rilanciare una nuova mozione di sfiducia nei confronti di Maria Elena Boschi, stavolta al Senato dopo quella respinta a dicembre dalla Camera.
francesco caltagirone bellavista
Piuttosto è in ragione dei crediti milionari concessi con troppa facilità e mai recuperati, o rientrati solo in parte, che l’istituto aretino è piombato nell’insolvenza. E sulla scrivania del procuratore di Arezzo Roberto Rossi c’è una lista di grandi debitori su cui si concentra l’indagine per bancarotta fraudolenta. Un elenco potenzialmente esplosivo, per le cifre in ballo e per i nomi dei beneficiari.
Ci sono ad esempio tre società del Gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, l’imprenditore arrestato nel 2012 e poi assolto per una truffa legata al porto di Imperia. Da documenti interni della Etruria risultano aver ricevuto nel 2008 fidi per 79,3 milioni, di cui però almeno 45 non sono rientrati. Sono diventati “sofferenze”, cioè crediti difficili da recuperare perché il beneficiario non sta pagando le rate. Il Gruppo Acqua Marcia, tra l’altro, non è nemmeno il più indebitato.
il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 7
La romana Sacci, settore del calcestruzzo, risulta aver ottenuto 50 milioni, con una sofferenza per l’Etruria di 45 milioni. La Sogeim, edilizia residenzale, ha avuto nel 2006 29 milioni, di cui 23 non recuperati. La lista è lunga. Energia & Ambiente e Saico, aziende dell’aretino fallite nel 2013, non hanno versato una ventina di milioni; Interporto di Roma, fido da 19 milioni, sofferenze per 17 milioni; Abm dell’ex consigliere di Etruria Alberto Rigotti (arrestato nel 2014 per la bancarotta della catena di giornali locali “e-polis”), 16 milioni di crediti non restituiti. Figurano anche le cliniche al centro dell’inchiesta sulla sanità che travolse il governatore dell’Abruzzo Del Turco: Sanatrix ha ancora un debito di 10,6 milioni, Villa Pini di 14,5 milioni.
lorenzo rosi pier luigi boschi
Il punto per gli inquirenti è capire se questi finanziamenti avessero una reale giustificazione. E, soprattutto, se siano state attivate correttamente dai manager di Etruria le procedure per recuperare il dovuto. A quanto risulta dalle prime indagini, in alcuni casi le aziende erano decotte. In altri, nessuno si è disturbato a chiedere conto delle rate non versate.
Emergerebbe, dunque, un circolo di “amici”, cui sarebbe stato regalato il credito che non potevano ottenere. I finanzieri del Nucleo Tributario di Arezzo stanno vagliando pratica per pratica. I fidi in questione risalgono anche a prima del 2009, quando entrò in carica il penultimo consiglio di amministrazione (anch’esso sotto inchiesta, insieme all’ultimo durato fino al commissariamento del febbraio 2015), però gli effetti negativi per le casse di Etruria si sono spalmati sugli anni successivi.
È difficile ipotizzare una responsabilità collegiale di tutti i componenti del cda. Più probabile che l’eventuale accusa di distrazione patrimoniale ricada sul direttore generale e sull’ufficio gestione crediti. Di certo nelle prossime settimane sfileranno in procura molti imprenditori beneficiari dei crediti, sentiti come testimoni.