Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Il Covid sta facendo tornare di moda i bunker. Dal South Dakota al Kansas, sono sempre più gli americani che acquistano vecchi depositi, silos nucleari, e altre strutture militari sotterranee, per trasformarle in rifugi da sopravvivenza. Questa fissa è sempre esistita, dai tempi in cui la Guerra fredda aveva diffuso il panico per l'annichilimento atomico dell'umanità, ma ora la pandemia la sta rilanciando.
Al punto che Robert Vicino, ceo del Vivos Group che gestisce questi siti in tutto il paese, sta diventando ricco: «Le vendite sono aumentate di oltre il 600%, piazziamo un bunker a giorno», ha confidato al New York Post. Alcune di queste strutture, come l'xPoint del South Dakota che è grande tre quarti di Manhattan, erano state costruite come depositi di armi e munizioni durante la Seconda Guerra Mondiale.
Altre, come i silos nucleari del Kansas, risalgono invece alla Guerra Fredda, quando circa 200.000 americani avevano investito per comprare, o costruire bunker a prova di bomba atomica sotto le loro case. Ora tornano di moda, per altri motivi. Secondo un sondaggio di YouGov, il 19% degli abitanti degli Usa teme di essere annientato da una pandemia, contro il 17% che ha paura dell'apocalisse nucleare.
Perciò cercano il rimedio sottoterra, acquistano e ristrutturano bunker che costano in media tra 25.000 e 35.000 dollari. Gente come Tom Soulsby o Milton Torres, che hanno scelto la struttura di xPoint, o Larry Hall, che ha preferito un silos in Kansas.
Sono attrezzati con tutti i comfort, inclusa la piscina in alcuni casi, e i proprietari li vedono come una polizza assicurativa: «Non viviamo sempre qua, ma siamo pronti a venire in ogni momento. La gente - spiega Hall - ha capito che la nostra esistenza è molto più fragile di quanto credesse».
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