Anna Guaita per "il Messaggero"
Sette uccisi e sei arrestati. Ma chi abbia finanziato, e perché, i killer che all'alba di mercoledì hanno assassinato il presidente di Haiti, ancora non è stato rivelato. Ieri sera è trapelato che almeno due dei fermati sono haitiani-americani, residenti in Florida, e che tre dei morti erano «stranieri».
Il capo della polizia di Haiti, Leon Charles, ha ieri riferito che immediatamente dopo l'attacco alla villa di Jovenel Moise, le forze dell'ordine avevano intercettato i mercenari. In uno scontro a fuoco, sette dei sospetti sono morti, e quattro sono stati catturati. Altri due sono stati portati alla centrale di polizia dalla folla, che li ha fermati e legati con una corda al collo, secondo quanto ha riferito ieri pomeriggio il Miami Herald.
Ma se sui social le voci si rincorrono, le autorità sono parche di notizie, ad esempio non hanno spiegato come la polizia sapesse dove fermare la squadra di killer in fuga o come la folla abbia capito che i due «stranieri» ne facessero parte.
TUTTI CHIUSI IN CASA L'incredibile assalto alla villa presidenziale rimane dunque ancora avvolto nel mistero. Non si sa neanche se sia vero il video che circola e che rappresenterebbe i killer che gridavano in inglese di essere parte di un'operazione della Dea (l'antidroga Usa). Si sa tuttavia che gli uomini del blitz parlavano spagnolo e inglese, mentre nell'ex colonia francese si parla creolo e francese.
Davanti alla violenza dell'attacco contro il presidente, ucciso con 12 colpi di arma da fuoco, uno dei quali gli ha portato via di netto l'occhio sinistro, e davanti al mistero dei mandanti, tutte le testimonianze che arrivano da Haiti parlano di una popolazione in preda alla paura, chiusa in casa. La AbcNews ha riferito che perfino i membri delle bande criminali hanno smesso di razziare i quartieri e se ne stanno quieti nei loro rifugi.
I 17 sospetti arrestati dalla polizia
La moglie del presidente, la first lady Martine è stata trasferita in un ospedale di Miami, dove si sta rimettendo dalle ferite riportate, e anche i tre bambini l'hanno seguita e sono sani e salvi. Il primo ministro a interim Claude Joseph è stato in contatto con il segretario di Stato Usa Tony Blinken e ha promesso di mantenere il calendario elettorale il prossimo autunno e di aprire consultazioni sia con gli alleati del presidente ucciso che con gli oppositori.
Ha anche detto alla popolazione di essere al comando e di avere la collaborazione della polizia e delle forze armate e ha dichiarato lo «stato di assedio» (un gradino più in alto dello stato di emergenza) per due settimane. Ma intanto il suo rivale, il neurochirurgo Ariel Henry, che era stato nominato primo ministro dal presidente Moise il giorno prima di essere ucciso, ha risposto di essere lui il vero leader.
La situazione come si vede è complicata, aggravata anche dal fatto che la Corte Suprema è di fatto paralizzata, con il suo presidente morto di covid e uno dei giudici agli arresti dopo che qualche mese fa Moise lo aveva accusato di star preparando un colpo di Stato.
Messaggi di cordoglio e solidarietà sono arrivati da ogni dove, anche dalla Farnesina e da Papa Francesco. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito a porte chiuse ieri sera per essere aggiornato sugli ultimi sviluppi, ma intanto il presidente della Colombia, Ivàn Duque, ha chiesto ai Paesi dell'Osa (Organizzazione degli Stati americani) di organizzare una «urgente missione per proteggere l'ordine democratico ad Haiti».
Claude Joseph in conferenza stampa
L'ex colonia francese era già in condizioni disperate sia economicamente, con il 60% della popolazione costretta a sopravvivere com meno di 1 euro e mezzo al giorno, sia socialmente e politicamente, dopo decenni di instabilità e corruzione politica e la distruzione apportata dal terremoto del 2010 e dall'uragano del 2016.