CHIRURGHI CON IL DONO DELL’UBIQUITÀ – L’INCHIESTA SUL SAN RAFFAELE DI MILANO SCOPRE CHE MEDICI E ANESTESISTI RISULTAVANO CONTEMPORANEAMENTE PRESENTI IN VARIE SALE OPERATORIE – LA PROCURA: TRUFFA DA 28 MILIONI AL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

In circa duemila operazioni, gli specializzandi avrebbero sostituito impropriamente anestesisti o chirurghi professionisti. Nove indagati, tra cui il medico di Berlusconi, Alberto Zangrillo. I primari: “Siamo indignati e sconcertati per un’accusa radicalmente inventata”.

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Sandro De Riccardis per “la Repubblica

 

OSPEDALE SAN RAFFAELE OSPEDALE SAN RAFFAELE

Dopo il crack da più di un miliardo del 2011, un’altra tegola giudiziaria si abbatte sul San Raffaele, la clinica milanese fondata da don Luigi Verzè, ora parte del gruppo Rotelli. Dopo i 35 milioni di fondi neri distratti dall’allora “amministratore di fatto” Pierangelo Daccò, tuttora in carcere, e le spese faranoiche come il jet privato per il fondatore e l’arcangelo in vetroresina da due milioni e mezzo costruito sulla cupola dell’ospedale, la procura indaga oggi su una presunta truffa al servizio sanitario nazionale da 28 milioni.

 

Per il pm Giovanni Polizzi e i militari della Guardia di Finanza, ci sarebbero oltre quattromila interventi chirurgici realizzati «in violazione dei requisiti di accreditamento». Con equipe mediche, scrive la procura, solo «in apparenza regolarmente costituite». Le indagini, basate sull’analisi dei registri di ogni singolo intervento tra il 2011 e il 2013, avrebbero accertato come le equipe di medici sarebbero state solo sulla carta regolari, in quanto «chirurghi e anestesisti figuravano, in realtà, presenti contestualmente in più sale operatorie».

NICOLA BEDIN NICOLA BEDIN

 

E così, «nell’attestare il rispetto dei requisiti di accreditamento attraverso una serie di atti falsificati», gli indagati «inducevano in errore il servizio sanitario regionale», procurando al San Raffaele «l’ingiusto profitto rappresentato dall’indebito conseguimento dei rimborsi » per ogni singola operazione.

 

Tra le operazioni chirurgiche irregolari, circa duemila sarebbero quelle in cui gli specializzandi avrebbero sostituito anestesisti o chirurghi professionisti, mentre in altri 989 casi, nelle sale operatorie sarebbe mancato il «primo operatore». Dalla documentazione ufficiale per la Regione non risultava nessuna anomalia, anzi tutte le turnazioni dei medici erano rispettate.

 

Alberto Zangrillo e Paolo Bonaiuti Alberto Zangrillo e Paolo Bonaiuti

Ora sono in nove tra amministratori e dirigenti (indagate anche le due società giuridiche Monte Tabor e San Raffaele) ad aver ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini, in vista del processo per truffa aggravata ai danni del sistema sanitario e falso. Tra di loro anche nomi che rappresentano la continuità tra la vecchia gestione e quella della famiglia Rotelli, come Mario Valsecchi, ex direttore amministrativo del “vecchio” San Raffaele, che aveva patteggiato una pena a due anni e 10 mesi e un risarcimento di 200 mila euro.

 

Indagati anche il medico personale di Silvio Berlusconi, Alberto Zangrillo, primario di Rianimazione; Patrizio Rigatti, fino al 2013 capo di Urologia, che nel 1999 accompagnò don Verzè sul suo aereo privato ad Hammamet, per operare Bettino Craxi; il direttore sanitario Roberto Mazzucconi; i primari Ottavio Alfieri (Cardiologia), Roberto Chiesa (Chirurgia vascolare), Francesco Montorsi (Urologia), Piero Zannini (Chirurgia toracica), Nicola Bedin (ad del San Raffaele e gruppo Rotelli).

 

dDon Luigi Verze con lex sindaco di Milano Letizia Moratti inaugura la mensa del San Raffaeleverze resize dDon Luigi Verze con lex sindaco di Milano Letizia Moratti inaugura la mensa del San Raffaeleverze resize

«I professori — scrivono in una nota alcuni dei primari — si dicono indignati e sconcertati per un’accusa radicalmente inventata». Nell’inchiesta anche i legali rappresentanti della fondazione Monte Tabor ( Claudio Macchi) e del San Raffaele (Gabriele Pelissero). I vertici della struttura reagiscono definendo «assolutamente insussistenti» le accuse. E si dicono pronti a dimostrare che le prestazioni «sono state eseguite tutte a regola d’arte e secondo le migliori tecniche». Intanto però anche la Corte dei Conti intende vederci chiaro, e ha avviato un’istruttoria per possibile danno erariale.

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