CI MANCAVANO SOLO GLI "SPACCAOSSA" DELLA MAFIA CON IL REDDITO DI CITTADINANZA - ARRESTATI ESPONENTI DI COSA NOSTRA, PER TRAFFICO DI DROGA E TRUFFE ASSICURATIVE. CINQUE DI LORO RICEVEVANO IL CONTRIBUTO DI SOSTEGNO ALLA POVERTÀ...

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Riccardo Arena per “la Stampa”

mafiosi con il reddito di cittadinanza mafiosi con il reddito di cittadinanza

 

Prima o poi doveva succedere: ecco la mafia col reddito di cittadinanza. La mafia e i gregari dei boss, uno dei quali, Stefano Marino - fermato ieri a Palermo, come capo di una banda di nove spaccaossa - avrebbe personalmente ricevuto 500 euro al mese dallo Stato. La famiglia (di sangue) di un altro dei componenti di questo gruppo (un clan che materialmente spaccava braccia e gambe a persone consenzienti e disperate, al punto da partecipare a una per loro dolorosissima truffa alle assicurazioni), riceveva 900 euro, sempre col sussidio statale.

 

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Nicolò Giustiniani, 38 anni, è stato trovato in una villa lussuosa di Ficarazzi, hinterland di Palermo, con 5 camere, due bagni, cucina in muratura, piscina, idromassaggio, marmi, controsoffitti, camino, tv da 62 pollici: casa sequestrata, perché sarebbe stata realizzata con i «proventi del reato».

 

La villa di lusso La moglie, Gabriella Chifari, materiale titolare del reddito, nelle intercettazioni parlava di lavori da fare nel «villino»: diecimila euro di qua, la tv ultrapiatta e ultragrande di là.

 

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Sostenuti con la misura contro la povertà, per loro immaginaria, pure altri indagati: Ignazio Ficarotta (600 euro al mese), Pietro Di Paola (700), e Angelo Mangano (1.330). Il meccanismo degli spaccaossa era venuto fuori, con una serie di operazioni che via via hanno impegnato tutte le forze investigative (i carabinieri, la Guardia di finanza, la Dia, ieri la polizia, che è già alla seconda tranche), facendo emergere un sottobosco di disagio e miseria vera: i falsi incidenti, simulati con fratture vere, ai feriti fruttavano briciole, da 300 a 500 euro, mentre le bande criminali di organizzatori senza scrupoli si arricchivano.

 

Fruttava tanto bene, il meccanismo, che alla fine se n' è accorta la nuova mafia, a corto di guadagni veramente lucrosi. E se n' è accorta pure la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall' aggiunto Salvatore De Luca. Con Stefano Marino, il capo col reddito, 47 anni, agiva anche il fratello Michele, di 51, appartenenti entrambi alle famiglie mafiose di corso dei Mille e Roccella.

 

L' interesse diretto della mafia nel business spaccaossa era emerso all' inizio di questa vicenda, quando proprio a Brancaccio venne trovato sull' asfalto il cadavere di un extracomunitario, che non aveva retto alle fratture ed era stato abbandonato, privo di vita, vicino a un motorino.

DIA DIA

Da lì era partita l' indagine.

 

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