R. E. per “la Stampa”
Uno sciopero generale in piena pandemia. Il rischio di un conflitto sociale durissimo. Il giorno dopo l'incontro con il governo, e mentre i ministri vedono le imprese, i sindacati arrivano a evocare la piazza se il governo non garantirà piena protezione dei posti di lavoro almeno fino a primavera.
PIERPAOLO BOMBARDIERI, ANNAMARIA FURLAN MAURIZIO LANDINI
Ma una proroga del blocco generalizzato dei licenziamenti non può andare avanti all'infinito, e il governo non deve cedere «a ricatti» come le minacce di sciopero, incalza il presidente di Confindustria Carlo Bonomi: per gli industriali e le altre associazioni dei datori di lavoro, bisogna ritornare il prima possibile alle «normali» dinamiche del mercato del lavoro, perché se le aziende non hanno margini per riorganizzarsi per tempo, è il ragionamento, quando finirà il blocco non potrà che essere peggio.
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Le posizioni restano distanti e sarà il nuovo round di oggi con i sindacati presieduto dal premier, Giuseppe Conte, a dover tentare di trovare una intesa, anche per poter chiudere la manovra che, a due settimane dal varo, ancora non è arrivata in Parlamento: il governo - presenti i ministri Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli, mentre al posto di Gualtieri ci sono il capo di gabinetto e il sottosegretario Pierpaolo Baretta - ripropone quanto già ha illustrato ai sindacati, cioè l'idea di chiudere con il divieto generalizzato di licenziare alla fine di gennaio, e proseguire dopo quella data (anche fino a fine marzo) con blocchi «selettivi», legati all'effettivo utilizzo della cassa Covid da parte di quelle imprese che ne continuano ad avere bisogno per evidenti cali di fatturato, e che ne potranno continuare a usufruire gratuitamente.
giuseppe conte roberto gualtieri
Una proposta che non dispiace a Confcommercio, mentre la scelta di imporre invece dei costi tra il 9 e il 18% per quelle aziende che hanno perdite inferiori al 20% o che non hanno subito cali, per Confindustria è però «non accettabile». «Andremo avanti con la Cig fino a quando sarà necessario, in relazione all'andamento della situazione economica», ha poi assicurato il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani: «Abbiamo fatto una scelta di protezione dei lavoratori e delle imprese; 40 dei 100 miliardi stanziati da marzo a sostegno delle imprese per salvare il sistema produttivo che rischiava il collasso». Ma lo sciopero generale, se oggi non si troverà una intesa, sembra dietro l'angolo.
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