1 - IL CALCIO SI RIBELLA ALLA VERGOGNA
Estratto dell’articolo di Alessandro Catapano e Valerio Piccioni per “la Gazzetta dello sport”
[…] Il giorno dopo, emerge pure una polemica spinosa. Se la intesta il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Anche se si tratta di pochi protagonisti rispetto alla tifoseria, ti lasciano basito: tutta la dinamica nasce dal fatto che hanno avuto l' opportunità di andare in un' altra curva quando la loro era stata squalificata. Questa è una procedura a dir poco singolare».
Per consentire agli abbonati di un settore chiuso dal provvedimento del giudice sportivo di acquistare un titolo di accesso in un altro settore per la stessa gara, la manina di un funzionario biancoceleste ha inserito nel sistema elettronico un Lazio-Cagliari bis, con fischio d' inizio alle 20.46. Ma chi ha autorizzato la Lazio a procedere con questo trucco? La Questura di Roma e l' Osservatorio del Viminale l' hanno appreso a cose fatte. Un' operazione tecnicamente possibile, perché la chiusura del settore non era stata disposta dall' autorità di sicurezza, ma che a tutti gli effetti è risultata una grave sconfessione della decisione del giudice sportivo.
2 - “ANDIAMO A FARE QUESTA SCENEGGIATA”
L.De Cic. per “il Messaggero”
Claudio Lotito, lunedì sera, sull’aereo che da Milano Linate lo ha portato allo scalo di Fiumicino, sbuffava così, tra i passeggeri a bordo: “Famo sta sceneggiata”. “Il rabbino è a New York, er vice rabbino ci sarà?”, chiede il presidente della Lazio ai collaboratori. “Non valgono un cazzo questi. Hai capito come stiamo?”.
claudio lotito con il fiorista
3 - «OGNI COMUNITÀ HA I SUOI STUPIDI: CI SONO IN QUELLA LAZIALE COME IN QUELLA EBRAICA»
Lorenzo De Cicco per “il Messaggero”
Noi laziali, dice Claudio Lotito, abbiamo sempre combattuto «comportamenti antisemiti e anti-razzisti». Antirazzisti? Vabbè, un lapsus. Lontano dalle telecamere che lo hanno assediato durante la visita alla Sinagoga, il presidente della Lazio dà fiato ai propri ragionamenti e confessa di avere più di un sospetto sulla mano che ha incollato gli adesivi con Anna Frank in giallorosso. Una mano, forse, «esterna» agli ultrà della Curva Nord. Riecco l'ipotesi del complotto, quindi, anzi del «gomblotto», per richiamarne la versione macchiettistica del Lotito imitato in tv. Il patron della Lazio, in realtà, ha la voce seria: «C'è qualcosa di strano», ripete, mentre aspetta «i risultati delle indagini». Poi, durante la chiacchierata, si apre a ipotesi investigative più probabili. «In ogni gruppo ci sono dei cretini», concede.
riccardo di segni con la moglie
Anche nella Lazio, quindi?
«In tutti i gruppi, anche nella comunità ebraica ci sono delle persone, diciamo, particolari».
Cosa intende per persone particolari?
«Dico che in tutte le comunità con centinaia e migliaia di persone può esserci lo stupido di turno. Su una cassetta intera ci può essere una mela marcia, ma non significa che tutta la cassetta sia bacata. Vale per tutti. La settimana scorsa a messa c'era la parabola del Vangelo: dare a Cesare quel che è di Cesare».
Quindi?
«Dire che tutta la tifoseria laziale è razzista è sbagliato. Chi è responsabile, va daspato a vita (messo sotto Daspo, ndr). Ma non mi sento di confermare ancora una volta che sono i soliti tifosi laziali razzisti».
Chi è stato quindi?
«Aspetto le indagini, ma non mi sembra che la nostra tifoseria abbia dimostrato atteggiamenti di questo tipo. Gli Irriducibili si sono dissociati, mi pare. Mercoledì contro il Nizza ci hanno fatto anche i complimenti».
Chi?
«Le autorità francesi».
E perché?
«Perché non c'è stato uno striscione razzista, un buuu. E lo stesso contro il Cagliari. Se ci fosse stato un atteggiamento antisemita, sarebbe emerso durante la partita, no? Invece finisce la partita e il giorno dopo si va a pulire lo stadio e spuntano queste fotografie».
Per lei non le hanno messe i tifosi laziali, quindi?
tifosi lazio adesivi anna frank
«Abbiamo chiesto alle forze dell'ordine di verificare anche chi ha stampato gli adesivi, perché le stesse cose erano spuntate nell'altra curva, con la maglia della Lazio e la scritta: laziale giudeo».
Ci sta dicendo che per lei sono stati i romanisti?
«Non entro nel merito delle indagini, il problema che mi pongo è che stranamente ora viene fuori un'estremizzazione di un problema che la Lazio ha sempre combattuto, da 13 anni, da quando faccio il presidente».
Un complotto, insomma...
«È strano che dall'oggi al domani esca fuori un meccanismo che dipinge la Lazio razzista e antisemita. E casualità questo avviene non solo in un momento in cui la Lazio ottiene ottimi risultati, ma stranamente proprio quando si registra un cambiamento di tendenza della tifoseria».
Cioè dopo anni di contestazioni, quando lei si è riconciliato con gli Irriducibili.
«Io non mi sono riconciliato con nessuno, sono loro che hanno rivisitato certi atteggiamenti parossistici contro le regole, contro i valori dello sport. Poi se siano veri o falsi non lo so, ma finora si stanno comportando bene. Hanno anche portato i fiori, lì, sul luogo dell'eccidio. E poi che fanno? Si sono impazziti?».
Ritiene davvero impossibile, insomma, che in Curva Nord ci siano dei razzisti?
«Può esserci qualche matto che non accetta questo cambiamento ma è più facile pensare che queste cose siano strumentali per poter destabilizzare l'ambiente».
Fatte da una mano esterna?
«Eh, la mattina può succedere di tutto e poi danno la colpa alla società. Ma mi faccia dire: io ho un ottimo rapporto con la comunità ebraica».
Che però ieri non si è presentata, come l'ha presa?
«Guardi, Kant faceva la differenza tra fenomeno e noumeno. Fenomeno, da fainomai .. apparire, io non volevo apparire. Il mio è un fatto noumenico, non devo cercare gesti riparatori e non devo ingraziarmi nessuno. Queste cose le vivo, dico sempre ai giocatori che devono nutrire anche lo spirito, il sabato qui a Formello facciamo sempre la messa».
CLAUDIO LOTITO IN SINAGOGA - LO STRAFALCIONE SUL BIGLIETTO
4 - EMOZIONE E STRAFALCIONI
«Siamo qui contro ogni forma di xenofobia, antirazzismo e antisemitismo». Anche un latinista doc come Claudio Lotito inciampa, forse per l' emozione, deponendo una corona di fiori davanti alla sinagoga di Roma. Per non parlare della dedica sul nastro: «Hai nostri fratelli ebrei». Ma lì forse si è emozionato il fiorista...
5 - LA CURVA DELLA LAZIO
Alessia Marani e Sara Menafra per “il Messaggero”
Ci ha messo poco la Digos di Roma a collegare i filmati delle telecamere a circuito chiuso dell'Olimpico con i nomi di circa venti tifosi della Lazio che hanno sfruttato la «trasferta» in curva Sud per imbrattare la zona romanista con adesivi di ogni genere e, soprattutto, con quelli di Anna Frank che indossa la maglia della Roma.
Una cifra destinata a crescere di pari passo con l'analisi delle immagini. Per il momento, tra i denunciati iscritti al registro degli indagati della Procura per violazione dell'articolo 1 della legge Mancino (istigazione all'odio razziale) ci sono anche due minorenni, uno di 13 e l'altro di 17 anni, e nel gruppo c'è qualche militante di estrema destra. Il 13enne piccolo è stato convocato ieri sera in questura, con il padre. «Una bravata, uno scherzo tra ragazzi per prendere in giro la Roma», hanno detto, ripetendo una versione dei fatti che, più o meno, hanno sposato anche gli altri convocati in via San Vitale. Rischiano il Daspo fino a 8 anni.
LA VOCE DELLA NORD
Pure Diabolik, il leader degli Irriducibli, al secolo Fabrizio Piscitelli, intervenendo in radio a La voce della Nord, megafono del gruppo, ieri ha preso le distanze dagli atti antisemiti, aggiungendo però che quello di domenica non è stato poi così grave: «Il gesto di quei ragazzi, giovanissimi, andava circoscritto nell'ottica del tifoso», perché «hanno fatto una ca...ta senza pensare che potevano offendere».
Non si è dissociato («non ci dissociamo da ciò di cui non siamo responsabili»), ma ha promesso di impegnarsi «perché anche fatti come questi vengano estirpati», come fatto la scorsa settimana a Nizza per impedire che dagli spalti occupati dai laziali partissero quei «buu» razzisti che già a Roma, erano costati la chiusura della Curva Nord contro il Cagliari.
«Per il bene della Lazio», ha detto a riprova della distensione in corso con la società dopo l'affaire della tentata scalata alla società ordita dai capi ultras con l'ex bomber Giorgio Chinaglia. Piscitelli con Yuri Alviti, Fabrizio Toffolo e Paolo Arcivieri erano accusati di fomentare la tifoseria contro il presidente Claudio Lotito, fino a convincerlo a cedere le quote azionarie.
Ma Lotito non si fece intimorire. Al di là della sottovalutazione del gesto e delle conseguenze, le parole di Diabolik raccontano anche una parte della storia: una consistente fetta dei protagonisti del caso Anna Frank, infatti, «appartiene» ovvero «tifa» assieme all'area degli Irriducibili. I cui leader, però, puntavano anzi ad evitare azioni che potessero mettere in difficoltà i rapporti con Lotito dopo la scarcerazione dello stesso Diabolik.
SPALTI CONTESI
Nel gennaio del 2000 gli Irriducibili si erano già fatti conoscere al mondo con lo striscione in «onore alla tigre Arkan», il criminale di guerra serbo Zeljko Raznatovic, accusato di genocidio e crimini contro l'umanità. Due anni dopo i cori antisemiti («Juden Tottenham») contro la squadra della comunità ebraica di Londra costarono al club un'ammonizione Uefa. Il 18 ottobre il gruppo ha festeggiato il trentennale con fuochi d'artificio, cori e canti per le strade dell'Appio-Tuscolano, Est di Roma, davanti alla nuova sede di via Amulio, ex quartier generale di Forza Nuova, a due passi dal luogo simbolo della strage di Acca Larenzia.
Irriducibili SS Lazio Striscione Giornalisti
A Roma, ormai, è la destra estrema che si contende tifosi e spalti allo stadio, nella Nord e nella Sud: la disputa per la presa di potere si combatte a suon di striscioni forgiati con i caratteri neri e decisi dei militanti neo-fascisti. Emblematica la contesa per il cavalcavia pedonale di via degli Annibaldi (quello dei manichini giallorossi impiccati), a Monti, lo stesso rione in cui per la prima volta nel 2013 comparvero le figurine stile calciatori Panini di Anna Frank con la maglietta della Roma. Stesso rione della storica sede di Casapound al Celio.