P.Bar. per "la Stampa"
Gli Under 35 ai tempi del Covid vivono nell’incertezza di un lavoro che non c’è, e che quando arriva è precario e malpagato, e di un futuro praticamente indecifrabile. Sono come sospesi. È questa la fotografia che scatta il report realizzato da Eures, per conto del Consiglio Nazionale dei Giovani, sondando tra febbraio e aprile un campione nazionale di 960 giovani della fascia 18-35 anni.
A cinque anni dal completamento degli studi, poco più di uno sue tre (37%) ha infatti un lavoro stabile, mentre un quarto degli intervistati (24%) risulta disoccupato. Pensare di metter su famiglia, manco a parlarne, visto che appena il 12% può contare su una casa di proprietà, mentre ben 4 su 10 non hanno i requisiti per ottenere un mutuo. Il risultato è che uno su 2 vive ancora coi genitori. Prospettive future? Ovviamente pessime, tant’è che molti temono di dover lavorare sin oltre i 70 anni per ritrovarsi poi con pensioni da miseria per colpa dei loro padri e dei loro zii che li hanno preceduti.
IMPIEGHI A SINGHIOZZO E STIPENDI TROPPO BASSI
Nei cinque anni successivi alla fine degli studi i giovani intervistati da Eures hanno lavorato in media per tre anni e mezzo, restando invece per un anno e mezzo senza lavoro. Soltanto il 37,2% del campione dispone infatti di un lavoro stabile, mentre il 26% è un precario con contratto a termine, il 23,7% è risultato disoccupato, mentre il restante 13,1% è uno studente-lavoratore.
Una «elevata discontinuità lavorativa» (con la disoccupazione che supera il 40% del tempo totale) caratterizza il 33,3% di questi giovani, mentre soltanto 4 su 10 hanno lavorato per almeno l' 80% del tempo («bassa discontinuità») ed un altro 26,6% presenta una «discontinuità moderata» 20-40% di tempo senza lavorare). In questo scenario non stupisce che un' ampia maggioranza riceva una retribuzione inferiore a 10 mila euro annui (il 23,9% inferiore a 5 mila ed il 35% tra 5 e 10 mila), mentre solo il 7,4% supera quota 20 mila (1.650 euro/ mese).
IN NERO E SOTTOPAGATI TUTTO PUR DI LAVORARE
Tra le «torsioni» subite dai giovani per poter lavorare il 54,6% del campione afferma di aver accettato almeno una volta di lavorare «in nero», il 61,5% di aver accettato un lavoro sottopagato, il 37,5% di aver ricevuto pagamenti inferiori a quelli pattuiti e il 32,5% di non essere stato pagato affatto per il lavoro svolto. Inoltre il 13,6% dei giovani - di fronte allo spettro della disoccupazione - ha dichiarato di aver subito nel corso della propria esperienza lavorativa molestie o vessazioni (12,8% dei maschi ed il 14,5% delle femmine).
Anche la mobilità lavorativa caratterizza frequentemente l' esperienza dei giovani, che per poter lavorare si sono trasferiti in un' altra regione (27,1%) o in un altro comune (28%). Soltanto l' 8,2% afferma invece di aver rifiutato di lavorare fuori dal proprio comune, «a dimostrazione di quanto lo stereotipo dei giovani indisponibili ai sacrifici si confermi molto lontano dalla realtà».
LA PENSIONE È UN'ILLUSIONE PER 9 SU 10 NON BASTERÀ
Paura, rabbia o rassegnazione per 8 giovani su 10 alle prese col tema pensioni. Il 44,4% del campione sondato si immagina infatti di «staccare» dopo i 70 anni, il 35,4% tra 65 e 69 ed appena il 10,7% prima dei 65 anni.
Il 73,9% ritiene che l' importo dell' assegno pensionistico non gli consentirà di vivere dignitosamente, mentre soltanto il 26% esprime la valutazione contraria. Il 35,6% si aspetta infatti un importo mensile superiore a 1.000 euro, il 46,8% ragiona su un assegno di sussistenza tra 500 e 1000 euro e un altro 17,6% sembra che si sia già arreso al tempo dell' indigenza immaginando di ricever meno di 500 euro.
Anche se la maggioranza del campione (il 53%) non conosce attraverso quale metodo venga calcolata la pensione per le nuove generazioni, e 2 su 3 non conoscono la loro situazione contributiva, ben 9 giovani su 10 pensano di attivare una pensione integrativa fidandosi poco di quella pubblica.
METÀ VIVE CON I GENITORI E SOLTANTO IL 6,5% HA FIGLI
Stipendi bassi e lavori precari mandano in fumo il sogno di una vita autonoma, col 50,3% degli under 35 intervistati che per questo vive ancora coi propri genitori, mentre soltanto il 37,9% sta da solo o vive con il/la partner. La percentuale di quanti hanno creato un nuovo nucleo familiare raggiunge tuttavia il 56,3% tra chi può contare su un lavoro stabile, ma è pari al 33,5% tra chi ha lavori discontinui.
Tra tante variabili anche «la vulnerabilità economico-occupazionale condiziona anche le scelte procreative» spiega la ricerca dell' Eures: soltanto il 6,5% afferma infatti di avere figli (8,8% tra i lavoratori stabili), mentre il 60,9% vorrebbe averne in futuro (ma a patto di poter contare su condizioni materiali più solide). Ben il 32,6% afferma di non averne e di non volerne anche in futuro. Soltanto il 12,4% degli intervistati è proprietario della casa in cui abita, anche perché ben 4 giovani su 10 non hanno i requisiti per chiedere un mutuo.