LA PROVA DECISIVA CHE SALVA I MARO’
Chiara Giannini per “Libero Quotidiano”
Alle prove già abbastanza lampanti dell'innocenza dei due marò italiani accusati ingiustamente dall' India di aver sparato e ucciso due pescatori del Kerala, si aggiunge un nuovo tassello. A raccontarlo il giornalista Lorenzo Bianchi, che su "Quotidiano nazionale" ripercorre il «disegno indiano con una scena del crimine che ha spostato la rotta della Enrica Lexie». Il tutto si evince dall' analisi fatta dal perito Luigi Di Stefano, che sul suo sito "Seeinside" - su cui da anni pubblica documenti relativi al caso che vede coinvolti Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - ha riportato nuovi fascicoli ottenuti dal tribunale internazionale del mare di Amburgo.
Dalle carte, si spiega sul quotidiano, «emerge un' altra manipolazione ai danni dei fucilieri di Marina. Esiste un' altra crepa nel castello delle accuse. Sulla base delle rotte (ossia 331 gradi la Lexie e 186 indicati dall' India per il Saint Antony) e delle velocità reali del cargo e del peschereccio (rispettivamente 14 e 8 nodi), i due natanti sarebbero passati a 920 metri di distanza l' uno dall' altra e non a circa 50 come sostiene la "scena del crimine" depositata nell' allegato numero 48».
Insomma, dallo Ship Security Alarm - ovvero l' allarme di bordo della nave - la rotta della petroliera su 331 gradi risulta diversa da quella finora conosciuta (nel 2012 dai documenti consegnati dalla Guardia costiera indiana all' Itlos si parlava di 340 gradi, quando in questa nuova documentazione si citano i 350 gradi).
Più di qualcosa non torna, dunque. Le discordanze tra le dichiarazioni indiane, rese in momenti diversi, sono così evidenti da rendere praticamente chiara una manipolazione ai danni dei due militari italiani.
Ma c' è di più: «I proiettili sparati dalla Lexie, stando alla registrazione della posizione di della nave, avrebbero colpito il peschereccio da sinistra e non da destra, ovvero la fiancata sulla quale sono stati trovati i fori di entrata».
alda d eusanio con i due maro girone e latorre jpeg
Nell' aprile 2013 N.G. Nisha, responsabile balistico del laboratorio di medicina legale di Thiruvananthapuram, scrisse che «i proiettili sono stati sparati da fucili calibro 5 e 56 ad alta velocità dall' alto verso il basso e da grande distanza».
Non torna, perché da una parte le traiettorie sono praticamente orizzontali, dall' altra il primo proiettile che fu trovato nel corpo di Valentine Jalestine aveva un calibro maggiore rispetto alle pallottole 5 e 56 usate dai fucilieri del San Marco a bordo della Lexie. Una teoria, peraltro, sempre sostenuta anche dal giornalista Toni Capuozzo, che parla proprio di questo nel suo libro "Il segreto dei marò".
Altri elementi a sostegno dell' innocenza di Latorre e Girone. Il primo, come si ricorderà, è a Taranto dove si sta curando in seguito all' ictus che lo ha colpito ad agosto 2014. Il secondo è ancora a Nuova Delhi, ad attendere nuovi sviluppi e di poter finalmente tornare a casa dopo oltre tre anni di ingiusta permanenza forzata, senza che vi sia mai stato alcun capo d' accusa.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Tornando ai proiettili, anche «l' ogiva fatale a Ajish Pink, 25 anni, è diversa da quelle dei Beretta Ar 70/90, i fucili mitragliatori di Latorre e Girone. Il professor Sasikala, incaricato dell' autopsia, descrive un proiettile, piegato dall' urto con le ossa, che misura in lunghezza 24 millimetri e 19 nella circonferenza», mentre quelle usate da Latorre e Girone misurano 23 millimetri.
MARO' - I FAMILIARI DEI PESCATORI MOSTRANO IL DOCUMENTO ITALIANO CONNO ALL'INDENNIZZO L'IMPEG
Manca poi, tanto per puntualizzare la precarietà delle prove avanzate dall' India, l' analisi attraverso lo spettrometro di massa, ovvero un rilevatore di molecole della polvere da sparo. Insomma, un disegno chiarissimo: creare uno scenario totalmente falso, costruito a tavolino per dimostrare che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone uccisero i due pescatori.
MASSIMILIANO LATORRE SALVATORE GIRONE IN INDIA
Alla messa in scena indiana, peraltro, si è andata ad aggiungere l' incapacità di governi che si sono succeduti in questi oltre tre anni. Governi che non hanno fatto altro che aggravare la situazione e rimandare l' unica possibile soluzione: quella dell' arbitrato internazionale, adesso, fortunatamente, in corso.