Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Se più indizi faranno una prova lo si saprà solo il 9 giugno, per adesso la certezza è che il M5S non si avvicina alle Europee in ottimo stato di salute. La composizione delle liste è stata votata sul sito del partito da sole 18mila persone, poco più di un decimo degli aventi diritto di voto, cioè i 170 mila iscritti.
Mancano nomi della società civile capaci di attirare consensi fuori dai confini classici e come ampiamente previsto non c’è stata alcuna deroga o apertura a nomi della vecchia guardia, tipo Alessandro Di Battista, Virginia Raggi, Roberto Fico.
virginia raggi alessandro di battista
Lo scouting di Giuseppe Conte non ha sortito alcun fuoco d’artificio, perlomeno a livello comunicativo: Ugo Biggeri di Banca Etica, il direttore de La Notizia Gaetano Pedullà, la ex calciatrice e allenatrice Carolina Morace, una figura nota dell’antimafia come Giuseppe Antoci. Stop.
Per il resto ci si affida all’usato sicuro: capolista nel Nord-Ovest è l’uscente Mariangela Danzì, al Nord-Est l’altra uscente Sabrina Pignedoli, al Sud l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, da sempre organico al M5S. Nonostante i sondaggi che attestano i 5 Stelle al 15-17 per cento, il combinato disposto di voti reali in Sardegna, Abruzzo e Basilicata e delle tendenze storiche è impietoso. Il terrore di finire attorno - se non sotto - il 10 per cento, è tanto.
beppe grillo luigi di maio alessandro di battista virginia raggi
Alle ultime regionali le liste del Movimento hanno preso rispettivamente il 7,8 per cento, 7 per cento e 7,7 per cento. Poi come detto c’è la casistica storica. Nel 2014 il Movimento era entrato per la prima volta in Parlamento da un anno e come oggi stava all’opposizione: i sondaggi lo accreditavano attorno al 25 per cento, la campagna elettorale fu aggressiva e antisistema, si parlava di referendum per l’uscita dall’euro, piazza piene. Il M5S prese il 21 per cento.
Cinque anni più tardi: il governo gialloverde era in carica da un anno, il reddito di cittadinanza era stato appena varato e dal cilindro comunicativo uscì fuori la storia ora sepolta nella memoria del franco svizzero. I sondaggi davano i 5 Stelle tra il 22 e il 24, presero il 17.
ELLY SCHLEIN - GIUSEPPE CONTE - MEME BY USBERGO
La costante è sempre una: alle elezioni per l’Europarlamento il Movimento va sempre peggio del previsto. In testa alle ragioni che ogni volta ci si prova a dare, c’è la questione delle preferenze. Da ex non-partito senza radicamento, con personale politico ridotto e regole inflessibili per le liste — no alle candidature civetta, no ai terzi mandati, votazioni interne che premiano gli attivisti, spesso sconosciuti al grande pubblico — diventa poi difficile presentarsi con nomi da centinaia di migliaia di preferenze, che quindi possano trainare un po’ il partito.
Come nel 2014 e nel 2019, anche stavolta il M5S non ha un gruppo europeo di riferimento da indicare. Archiviata l’epoca euroscettica che portò all’alleanza con il britannico Nigel Farage, con Conte alla guida si è tentato senza successo l’accordo a Bruxelles prima con i socialisti e poi con i verdi. […]
virginia raggi alessandro di battista
Lo strattone dell’ex presidente del Consiglio a Bari e in Puglia su un tema centrale per l’elettorato (attuale, passato e potenziale) come la legalità e la “questione morale” basterà per rivitalizzare il M5S? Difficile dirlo, di sicuro da giugno in poi Conte dovrà tornare a discutere con mezzo gruppo parlamentare di un argomento che ciclicamente torna sul tavolo: il tetto ai due mandati.
Con la propria leadership indebolita, il presidente dovrà scendere a patti con chi già pensa al dopo 2027. Se invece le Europee andranno bene, il M5S già oggi diventato partito di Conte sarà contiano in purezza.
ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE ALESSANDRO DI BATTISTA VIRGINIA RAGGI PH LAPRESSE GIUSEPPE CONTE A BARI