Marta Serafini per il “Corriere della Sera”
«Assassino, assassino». All' indomani dell' attentato kamikaze a Gaziantep, città a maggioranza curda della Turchia sudorientale, la tensione non accenna a diminuire. In centinaia, durante i funerali delle vittime, hanno urlato slogan contro il presidente Erdogan e contro la delegazione del partito conservatore Akp.
Cinquantuno bare, cinquantuno morti, tra cui donne e bambini, uccisi da un esplosione durante la festa per le nozze di un esponente del partito filo curdo Hdp. Ma il Sultano, ancora impegnato nelle purghe dopo il fallito golpe, tira dritto. Mentre si contano i morti e i feriti, di cui 17 gravi («c' erano sangue e brandelli di carne ovunque», hanno raccontato i testimoni), punta il dito contro l' Isis: «È stato un adolescente tra i 12 e 14 anni». A causare l' esplosione devastante che ha investito le strade del sobborgo meridionale di Beybahce sarebbe stato un «gilet» esplosivo piazzato su un ragazzino che si è mescolato tra gli invitati mentre stavano lasciando la festa.
La città di Gaziantep, distante dal confine con la Siria una sessantina di chilometri, da almeno tre anni è diventata crocevia dei traffici del gruppo terroristico. Da qui sono transitati la maggior parte dei foreign fighters diretti a Kilis e poi in Siria. Qui i sicari del Califfo hanno freddato gli oppositori e qui fanno passare le donne destinate al mercato delle schiave.
Come da copione, però, la rivendicazione dell' Isis a distanza di 24 ore non è arrivata. La strage all' aeroporto di Istanbul in giugno, l' attentato a Suruc nel luglio scorso, i kamikaze alla marcia della pace di Ankara nell' ottobre 2015: se l' Isis si attribuisce la paternità di attacchi in ogni dove, così non accade sempre per le azioni in Turchia.
Gaziantep tuttavia è anche città a maggioranza curda, spina nel fianco di Erdogan che, non a caso, ieri ha commentato: «Per noi non cambia nulla da dove provenga il terrorismo, può essere della Feto (organizzazione gulenista), del Pkk, del Daesh o delle milizie curde Pyd-Ypg».
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Parole che fanno salire ulteriormente la tensione. Con i portavoce dell' Hdp che sottolineano come sia «abbastanza rilevante che l' attentato si sia verificato dopo che il Pkk ha aperto alle trattative di pace con Ankara». Così, mentre si lava il sangue dalle strade di Gaziantep, rimane il cordoglio della comunità internazionale. E resta chiaro come i nodi, tra la Turchia e Siria, diventino sempre più difficili da sciogliere.