Fabiana Salsi per www.corriere.it
Ogni settimana in Italia buttiamo via 529 grammi di cibo a testa, che fanno 30 chili l'anno. La ragione principale? Ignoriamola data di scadenza. Sono tra i dati che emergono dall’ultimo rapporto di Waste Watcher, il primo osservatorio nazionale sugli sprechi che, ogni anno, fa il punto e ci ricorda cosa significhi buttare via alimenti: un gesto immorale, visto e considerato che la metà della popolazione mondiale muore di fame; un gesto immorale che ha ricadute ambientali — dato che produrre richiede risorse come acqua, energia e terreni — ed economiche.
corretta disposizione dei prodotti nel frigorifero
La cifra? Nella sola Italia si stima che lo spreco alimentare costi 7 miliardi l'anno. Il problema è globale e proprio per quanto riguarda la data di scadenza c’è chi ha pensato a provvedimenti significativi: nel Regno Unito la catena Waitrose, che gestisce oltre 300 supermercati, ha appena annunciato che la toglierà da circa 500 prodotti tra quelli con la scritta «da consumare preferibilmente entro».
A differenza di quelli che con la dicitura «da consumarsi entro» dove la data è perentoria, si possono mangiare anche oltre perché, anche se potrebbero cambiare le proprietà organolettiche (cioè il sapore), non rappresentano una minaccia per la salute.
In Italia per ora si è semplicemente aperto il dibattito, ma prima dei provvedimenti «ufficiali» siamo noi che possiamo fare la differenza: innanzitutto acquistando con più consapevolezza. Cioè comprando meno e meglio, poi tenendo a mente una lista di cibi che si possono mangiare anche dopo la scadenza, risparmiando così anche denaro ed energia che in questo momento sono particolarmente preziosi.
La pasta si può mangiare sempre, anche molti mesi dopo la data di scadenza. «La durabilità è una caratteristica tipica del prodotto, perché la pasta ha un umidità bassissima (di appena il 12,5 per cento) e quindi non ha carica microbica o batterica», spiega Cristiano Laurenza, segretario dell’Unione dei Pastai Italiani.
«Tendenzialmente la data di scadenza è a 24/36 mesi: vuol dire che, oltre questo tempo, il produttore non assicura integrità dal punto di vista organolettico, ma non c'è alcun pericolo in termini di sicurezza alimentare se viene mangiata oltre.
Certo, purché venga ottimamente conservata. E cioè al fresco, all'asciutto, in una dispensa pulita: lo sporco può favorire il proliferare di insetti, tipicamente minuscole farfalline, che possono forare la confezione e riprodursi». Discorso analogo riguarda il riso, se conservato nella sua confezione ermeticamente chiusa.
Economici ed ecologici, il vantaggio dei legumi secchi è anche che, praticamente, durano di eterno. Il motivo? Sono privi di acqua, quindi inattaccabili dai batteri. Certo, anche in questo caso a patto che vengano conservati correttamente, e cioè al riparo da umidità, caldo e luce.
Se li si consuma dopo la data di scadenza, basta tenerli in ammollo per un'ora o due in più del solito, in modo che riacquistino l'umidità eventualmente perduta.
Il tonno in scatola ha una vita media di almeno 5 anni e dal momento della data di scadenza si possono anche aspettare diversi mesi prima di mangiarlo: basta conservarlo come si deve e cioè al fresco, al buio e chiuso (se aperta la confezione, va mangiata nel giro di un giorno).
Al massimo, oltre la data di scadenza, avrà perso un po’ di sapore, ma dal punto di vista della sicurezza alimentare non ci sono problemi: la ragione è che durante l'inscatolamento del tonno — edi altri prodotti che subiscono lo stesso processo di confezionamento come i pomodori, le verdure, i legumi...) — viene eliminato l'ossigeno, perciò non c'è rischio che i batteri prolifichino.
L'unico rischio potrebbe essere il botulino, perché questa tossina può moltiplicarsi anche in assenza di ossigeno, ma quando è presente provoca rigonfiamento delle lattine, quindi è molto semplice capire se ha intaccato il prodotto oppure no.
Nel caso del minimo dubbio, bisogna buttare via. Stesso discorso vale per i prodotti in vetro — oltre ai legumi anche le marmellate ad esempio — perché analogamente il confezionamento sterilizza il prodotto.
Sarebbe proprio un peccato buttar via il frutto del faticoso lavoro delle poche api rimaste e, in effetti, non si deve: il miele infatti si conserva per anni, se chiuso e tenuto in luogo fresco e asciutto. Tutto merito degli zuccheri e degli antibatterici naturali che contiene. Questi lo rendono sicuro anche dopo la scadenza. Forse, solo un po' più duro e di un colore leggermente diverso, ma non meno buono.
Sono già di per sé dei conservanti naturali il sale e lo zucchero per via della loro capacità igroscopica: eliminano l'acqua dagli alimenti e, quindi, inibiscono la proliferazione di muffe e batteri. Per questa ragione, quando sono tenuti in luogo fresco e asciutto, e opportunamente chiusi, non c'è alcun pericolo di proliferazione batterica anche se vengono mangiati oltre la data di scadenza.
La data di scadenza del caffè in media è di due anni, ma si può conservare e consumare anche fino a un anno dopo, a patto che sia tenuto in confezioni integre e cioè ermeticamente chiuse: dato che non passa aria, non può proliferare alcun batterio o tossina.