elton john al funerale di diana
Se a Elton John fu permesso di cantare «Good Bye England’s Rose» al funerale della principessa Diana il merito fu dell’allora decano di Westminster, il reverendo Wesley Carr, che insistette con Buckingham Palace affinché nella cerimonia fosse incluso un omaggio ai gusti culturali della principessa nonché un brano che permettesse di parlare alla sua gente. Lo si apprende da documenti conservati al National Archive resi pubblici per la prima volta.
All’entourage dei Windsor la canzone sembrava eccessivamente informale – anche perché inizialmente John aveva inviato il testo di un altro brano, «Your Song», tra l’altro pieno di errori di ortografia.
Carr si impose con un invito a scegliere con «coraggio» qualcosa di «inaspettato» appartenente »al mondo moderno» in cui la principessa viveva. Un brano di musica classica o corale, anche di un compositore popolare come Andrew Lloyd Webber, sarebbe stato «inappropriato», scrisse. Meglio allora scegliere John, molto apprezzato dalla principessa, e «la migliore espressione della cultura popolare».
La morte di Diana procurò non pochi grattacapi anche per il primo ministro Tony Blair, che per primo la definì «la principessa del popolo». Hillary Clinton, allora First Lady, aveva intenzione, durante una conferenza stampa a Londra poco prima del funerale, di criticare la stampa per il modo in cui era stata trattata Lady D.
il funerale di diana a westminster abbey
Ci ripensò, con grande sollievo del premier, del suo capo di gabinetto Jonathan Powell e dell’addetto stampa Alastair Campbell, che sulla nota scrisse «good», bene. Il presidente francese Jacques Chirac spingeva invece per nuove regole sulla privacy e l’intrusione. Blair, contrario a un irrigidimento della legge, era dell’opinione, stando ai documenti, che sarebbe stato più utile e duraturo un cambio d’approccio deciso in modo spontaneo dagli stessi organi d’informazione.
diana e elton john al funerale di gianni versace
Il neoeletto Lindsey Hoyle, oggi speaker dei Comuni, chiese a Blair di intervenire sulle voci di un coinvolgimento dei servizi segreti britannici nell’incidente di Parigi e la morte di Diana. Da un dipendente di Downing Street il deputato venne definito «uno squilibrato in cerca di pubblicità». Blair gli rispose per lettera sottolineando che l’idea che un’organizzazione o un dipartimento britannico avesse avuto una parte nei tragici avvenimenti di Parigi era «ridicola ed estremamente angosciante per i famigliari delle vittime».
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