DIES IRAN - UNA VIGNETTISTA IRANIANA E’ STATA PRIMA ACCUSATA DI “RELAZIONI SESSUALI ILLEGITTIME” E POI SOTTOPOSTA AL TEST DI VERGINITÀ PER AVER STRETTO LA MANO AL SUO AVVOCATO! CONDANNATA A 13 ANNI DI GALERA

Il fatto è accaduto il 12 agosto 2015 ma è stato reso noto solo ora quando la ragazza, che ha 29 anni, è riuscita a far arrivare una lettera ad Amnesty International dal penitenziario di Evin dove è reclusa - A giugno è stata condannata a 12 anni e nove mesi di prigione per “oltraggio”, ma anche per “attentato alla sicurezza nazionale”…

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Monica Ricci Sargentini per www.corriere.it

 

Atena Farghadani Atena Farghadani

Già il  processo ha dell’incredibile: Atena Farghadani, una disegnatrice satirica iraniana, finita in prigione per le sue vignette, è accusata di “relazioni sessuali illegittime” per aver stretto la mano al suo avvocato. Ma se a questo poi si aggiunge la visita ginecologica per verificarne la verginità, si può dire che la battaglia per la “supposta moralizzazione” dei costumi nella Repubblica Islamica ha raggiunto livelli di follia.

 

Il fatto è accaduto il 12 agosto 2015 ma è stato reso noto solo ora quando la ragazza, che ha 29 anni, è riuscita a far arrivare una lettera ad Amnesty International dal penitenziario di Evin dove è reclusa.

 

Atena Farghadani Atena Farghadani

“E’ scioccante – ha detto Said Boumedouha, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa – che oltre a perseguire Atena Farghadani per un’accusa ridicola le autorità iraniane l’abbiano costretta a sottoporsi a un test di verginità e di gravidanza. In questo modo le autorità iraniane hanno raggiunto un punto bassissimo”.

 

Il test di verginità imposto è considerato internazionalmente come una forma di violenza e discriminazione nei confronti di donne e bambine. Viola anche l’articolo 7 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici ratificato dall’Iran. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha invitato le autorità sanitarie di ogni nazione a vietare il test in tutti i casi.

 

Atena Farghadani Atena Farghadani

“Le autorità iraniane devono immediatamente rilasciare Atena che è una prigioniera di coscienza. Mentre è ancora in carcere alla ragazza deve essere garantita protezione da altri maltrattamenti, compresa la pressione per ritrattare la sua denuncia” ha detto Said Boumedouha.

 

La ragazza è in prigione dallo scorso gennaio. A giugno è stata condannata a 12 anni e nove mesi di prigione per “oltraggio”, ma anche per “attentato alla sicurezza nazionale” e “diffusione di propaganda a ostile alle istituzioni”, a causa delle sue idee anticonformiste e di alcune vignette che hanno preso di mira esponenti del parlamento e la guida suprema in persona, ayatollah Alì Khamenei. disegnati con le sembianze di scimmie, mucche o altri animali.

Atena Farghadani Atena Farghadani

 

Prelevata in casa nell’agosto 2014 da un drappello di pasdaran della Guardia rivoluzionaria, custodi dell’anima più intransigente della rivoluzione khomeinista, Atena fu bendata, malmenata e trascinata in carcere dopo una perquisizione e la confisca di oggetti personali e documenti. Rilasciata a novembre, Atena aveva postato un video su Youtube denunciando il trattamento cui era stata sottoposta nella famigerata prigione di Evin dove le guardie l’avevano picchiata, insultata e costretta a spogliarsi nuda. 

 

Invece di prendere atto della coraggiosa denuncia, le autorità avevano immediatamente riarrestato la ragazza.  È seguito un periodo d’isolamento in prigione, senza poter vedere il legale né i familiari, un nuovo rilascio e quindi l’ultima incarcerazione a gennaio, con altre denunce di percosse, l’avvio di uno sciopero della fame di protesta, il peggioramento delle condizioni di salute. Nel frattempo è intervenuta la condanna e la detenzione prosegue.

Atena Farghadani Atena Farghadani

 

Ma non basta. A giugno la stretta di mano con l’avvocato difensore Mohammad Moghimi, spiata dalle guardie, ha rappresentato l’inizio di un’ennesima odissea. Moghimi è stato a sua volta arrestato per un gesto bollato dagli inquisitori come “al limite dell’adulterio” e rimesso in libertà nel giro di tre giorni solo dopo aver pagato una cauzione pari a 60.000 dollari, ma resta sotto accusa. Come la sua assistita, che rischia un’ulteriore condanna, senza contare l’umiliazione del  ”controllo” sulla sua illibatezza.

 

Per Amnesty ce n’è più che abbastanza. L’opinione pubblica internazionale, si legge nell’appello, deve unirsi nel chiedere all’Iran che Atena Farghadani “sia rilasciata e restituita alla famiglia. Perché lei non ha commesso alcun crimine”.

 

 

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