Shmuel Peleg, nonno di Eitan Biran,
Il tema, delicatissimo, dovrebbe essere solo sfiorato. Derubricato alla voce "motivi non solo affettivi". Dopodiché ad aprire - o riaprire, come vedremo - uno squarcio su quello che secondo molti sarebbe qualcosa di più di un retropensiero, ci ha pensato lo zio di Eitan: Or Nirko, marito della zia affidataria Aya Biran. "Non sappiamo per certo se dietro al sequestro ci siano interessi economici - ha detto - . Io presumo che loro (la famiglia Peleg, ndr) non abbiano ancora fatto l'atto per l'eredità del bisnonno, una persona molto ricca, anche lui vittima della tragedia del Mottarone.
Può essere che l'erede principale fosse la mamma di Eitan e, di conseguenza, anche Eitan fosse il prossimo in linea di successione di un grande patrimonio". La conclusione del ragionamento è che "sì", il blitz con cui sabato scorso il nonno materno Shmuel Peleg ha prelevato Eitan a Pavia per portarlo in Israele a bordo di un jet privato potrebbe avere avuto un movente legato anche ai soldi. "È una possibilità", afferma Or Nirko.
Un attacco nemmeno troppo velato alla famiglia materna di Eitan. Quei Peleg che, da parte loro, già un mese fa avevano fatto la stessa cosa, dando inizio alle schermaglie sui "soldi". Il 19 agosto Esther "Etty" Cohen, la nonna indagata insieme all'ex marito per sequestro di persona aggravato, in un'intervista a Israel Hayom rispose così quando le chiesero se avesse un'idea del motivo per cui la famiglia Biran insistesse ad avere la tutela del piccolo Eitan: "La storia di Eitan ha toccato il cuore di tante organizzazioni e associazioni benefiche in Italia, tra cui la comunità ebraica e persino il Giro d'Italia. Finora sono stati raccolti centinaia di migliaia di euro, senza contare i risarcimenti delle compagnie assicurative. Quindi forse il denaro ha un ruolo qui". Nessun giro di parole. In sostanza, la donna accusò la zia Aya Biran e il marito di volersi tenere Eitan per ragioni economiche. "A me non interessa nemmeno un centesimo - disse - . Per quanto mi riguarda, che tutti i soldi siano pure custoditi per Eitan dalla famiglia Biran. A noi sta a cuore solo il suo bene". Frecciate che si incrociano, insomma. Anche perché al "benessere del bambino", e soltanto a quello, dicono di pensare anche i Biran che vivono a Pavia. Sta di fatto che, dopo il colpo di mano di sabato scorso, si torna a parlare di soldi.
Etty Peleg, la nonna materna di eitan
Ma a quale e a quanto denaro si riferiscono i parenti del bambino sopravvissuto al disastro della funivia nel quale, il 23 maggio, hanno perso la vita il padre Amit Biran, la madre Tal Peleg, il fratellino Tom e i bisnonni Itshak e Barbara Cohen? Lo zio Or Nirko parla solo della cospicua eredità del bisnonno. Tuttavia, si sa, e la nonna Esther Cohen lo ha ricordato, nella drammatica vicenda della tragedia di Stresa - 14 morti e un solo superstite, Eitan - , c'è e ci sarà anche un aspetto pecuniario legato a un altro fronte: i risarcimenti.
Quando la giustizia avrà stabilito le responsabilità della strage del Mottarone - ma in teoria anche prima - i parenti delle vittime dovranno essere indennizzati. Da chi? Sulla carta, dall'assicurazione di Funivie del Mottarone srl, la società del gestore Luigi Nerini. Alcuni dettagli. Proprietaria della funivia è ancora Regione Piemonte (non era stato ancora perfezionato il passaggio al Comune di Stresa). Ma l'atto di concessione a Nerini è arrivato dal Comune dopo bando di gara.
Nel contratto è riportata anche la polizza assicurativa. La data dell'atto è il 28 ottobre 2016. "Ho chiesto di poter accedere ai documenti - dice il consigliere comunale ed ex sindaco di Stresa, Canio Di Milia - . Mi hanno detto che non sono disponibili in quanto sequestrati". La conferma arriva dalla sindaca, Marcella Severino: "La procura ha sequestrato tutto". In Comune e anche in Regione sono già arrivate lettere con richieste di risarcimento dai legali di alcune famiglie (quattro; non ci sarebbero né l'una né l'altra famiglia di Eitan).
"Ma il Comune è e sarà parte lesa", spiega la sindaca. A quanto potrebbero ammontare, indicativamente, gli indennizzi? Difficile fare stime. La cifra varia in base a una serie di fattori: compresa l'età della vittima. Nel caso dei familiari di Eitan, qualcuno ipotizza che il risarcimento complessivo potrebbe aggirarsi intorno a qualche milione di euro.
IL PASSATO CRIMINALE DEL SECONDO MARITO DELLA NONNA DI EITAN
Paolo Salom per il Corriere.it
Un passato criminale di tutto rispetto: il «curriculum» del secondo marito di Esther Cohen detta Etty, la nonna materna di Eitan Biran, aggiunge l’ennesimo colpo di scena a una vicenda che è apparsa assurda sin dal principio.
Dunque, per riassumere: Shmuel Peleg, il nonno con una condanna per maltrattamenti familiari (da cui il divorzio dalla consorte e madre della sue figlie) rapisce il piccolo Eitan, il nipote scampato al disastro del Mottarone, per «sottrarlo» all’influenza a suo dire negativa della zia paterna. Ma chiarisce: non è un rapimento, lo abbiamo riportato a casa, dove potrà crescere finalmente sereno.
Già, ma con chi? Shmuel nel frattempo è finito ai domiciliari, mentre la sua ex moglie, nonna Etty appunto, d’accordo con lui in ogni aspetto dell’operazione, è indagata in Italia per complicità nel sequestro ed espatrio clandestino di un minore (il nipote) reato grave, tanto che è stato articolato in una convenzione internazionale (dell’Aja) firmata nel 1991 anche da Israele.
Come se non bastasse emerge ora - ma possibile che i protagonisti di questo tristissimo caso non l’avessero messo in conto? - che Chaim Kammerer, secondo marito di Etty, ha trascorso negli Stati Uniti, il suo Paese di nascita, oltre sedici anni in prigione per numerosi e ripetuti reati che vanno dallo spaccio di droga all’aggressione a mano armata. «Il suo vero nome non è Chaim — dicono fonti in Israele —. Lui si chiama in realtà Christopher». Un nome cambiato per (forse) annebbiare i trascorsi da pregiudicato e rifarsi una vita in Israele?
In ogni caso, basta fare un giro sui social per trovare post molto esplicativi scritti da «Chaim» in persona. Come quello pubblicato l’11 aprile di un anno fa insieme a delle immagini di piante di marijuana, le sue: «La mia coltivazione… in genere dalle 5 alle 10 piante di sativa (una varietà di cannabis, ndr) alte fino a due metri. E io non fumo nemmeno la marijuana. In genere la smercio o la regalo. Quando è diventato legale coltivarla ho smesso, perché non mi divertivo più».
Se poi si vanno a esaminare i trascorsi legali (in America sono pubblici e possono essere consultati online), si scopre che Christopher — criminale dai molteplici alias — tra il 1988 e il 1999 ha rimediato diverse condanne: per droga, traffico di esseri umani e «aggressione con arma letale non da fuoco», per un totale di 16 anni e 4 mesi.
Immaginiamo pure che abbia cambiato strada, a un certo punto della sua vita. Di più: diamo per scontato che incontrando Esther Cohen abbia deciso di diventare un cittadino modello. Resta comunque da capire su che basi i due nonni di Eitan abbiano presentato la propria candidatura per l’affido di un nipote la cui unica speranza per riagguantare un briciolo di normalità è nell’assenza rigorosa di ulteriori traumi e situazioni familiari incerte.
Cosa diranno i giudici israeliani, meglio una vita in una piccola città italiana con gli zii (incensurati e entrambi con un lavoro stabile) che lo hanno visto crescere, o con una famiglia lacerata, polemica, capace di gesti inconsulti e con trascorsi legali da dimenticare?
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