Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
LA FUNIVIA STRESA MOTTARONE PIENA CON I FRENI DISATTIVATI
Non vanno agli arresti domiciliari il titolare delle Funivie del Mottarone, Luigi Nerini, e il direttore d'esercizio, Enrico Perocchio, ma la Cassazione, annullando la decisione precedente del Tribunale del Riesame di Torino, conferma allo stesso tempo il quadro complessivo delineato dalle indagini della Procura di Verbania sulle responsabilità nel disastro che il 23 maggio 2021 costò la vita a 14 passeggeri della cabina che, dopo la rottura della fune traente, precipitò perché i freni di emergenza erano disinseriti.
Se per Nerini la Corte accoglie il ricorso dell'avvocato Pasquale Pantano e ordina al Riesame di approfondire gli elementi sulla sua posizione, per l'ingegnere Perocchio in sostanza dà ragione completamente alla Procura di Verbania perché dispone solo di rivalutare se i domiciliari siano ancora necessari a quasi un anno dalla sciagura e mentre è in corso una perizia. Ci vorrà qualche mese prima che i tempi tecnici consentano ai giudici di occuparsi del caso.
Entrambi gli indagati sono accusati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime, falso e rimozione di sistemi di sicurezza dal procuratore Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera che avevano fatto ricorso al Riesame dopo che il gip Donatella Banci Buonamici aveva annullato il fermo di Nerini e Perocchio, che è dipendente della Leitner, la società (indagata) leader mondiale nel settore ed incaricata della manutenzione dell'impianto. I due furono fermati il 26 maggio 2021 dopo che il capo servizio dell'impianto, Gabriele Tadini, aveva dichiarato che la sua decisione di bloccare i freni di emergenza con i forchettoni perché c'era un problema tecnico era stata avallata da Nerini e Perocchio. La Procura sospetta che dietro la scelta di far viaggiare la cabina senza protezioni ci fosse l'intenzione di evitare di fermare la funivia per non perdere gli incassi dopo la crisi per la pandemia.
«Il quadro accusatorio regge, anche nei confronti di Nerini», afferma il Procuratore Bossi in attesa delle motivazioni della Cassazione.
Il 29 maggio il gip aveva disposto i domiciliari per il solo Tadini (libero dopo sei mesi per decorrenza dei termini), che aveva confessato, accusandolo di una «condotta scellerata» che aveva provocato il più grave incidente nella storia del trasporto a fune in Italia in «totale spregio della vita umana e con una leggerezza sconcertante». Ma aveva rimesso in libertà gli altri due indagati (ai quali poi se ne sono aggiunti altri) convinta che a loro carico ci fossero solo «mere supposizioni» e un «modesto quadro indiziario».
La decisione aveva fatto divampare le polemiche che aumentarono quando il fascicolo fu tolto al gip Banci Buonamici, che se ne era occupata da supplente, e riassegnato al giudice Elena Ceriotti rientrata dopo un periodo di esonero. Lo scorso 28 ottobre il Tribunale del Riesame di Torino ha dato ragione alla Procura, ma i domiciliari sono stati sospesi in attesa del verdetto della Cassazione sul ricorso.
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