Ettore Gotti Tedeschi per “la Verità”
L'ex capo dei gesuiti ha di recente dichiarato che Bergoglio avrebbe preso in considerazione le dimissioni. Se papa Pio VII, appena liberato dalla prigionia in Francia voluta da Napoleone, non avesse ricostituito la Compagnia di Gesù nel 1814 (la soppressione avvenne nel 1773 per decisione di Clemente XIV), non avremmo oggi un grande pontefice gesuita, che ha preso in considerazione l' ipotesi di dimettersi.
Il Santo padre Francesco ha anche indicato come suo modello papa Celestino V, noto ai più per la famosa «gran rinuncia» (non «gran rifiuto», come invece si dice), ma altrettanto storicamente importante per altre due ragioni. La prima è che, per la prima volta nella storia, fece il Papa fuori dallo Stato pontificio (a Napoli). La seconda è che grazie alla sua «rinuncia», gli successe il famoso Bonifacio VIII (quello che Dante considera simoniaco), che come prima cosa fece imprigionare l' emerito Celestino V.
BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO
Papa Bergoglio ha spiegato che considera la rinuncia di Benedetto XVI una «sfida» di cui tener conto. Forse per dare un avvertimento agli oppositori che si oppongono alle sue riforme? Il pontefice invita anche a considerare la figura di papa emerito un'istituzione. È comprensibile, dato che la scienza sa allungare così tanto la vita, ma non sa perfezionarla nelle fasi finali, tanto che lo stesso papa Bergoglio dice: «Chiedo al buon Dio che mi porti con sé quando i cambiamenti diventeranno irreversibili».
Sarà stata questa considerazione a generare il sospetto che il prestigiosissimo presidente dei giuristi cattolici (professor Francesco D' Agostino) possa essersi affrettato a scrivere che l' attuale disegno di legge sul fine vita non è finalizzato a introdurre in Italia una normativa che legalizzi l'eutanasia? Chissà che ne pensa il cardinal Bagnasco, presidente della Cei, che non credo condivida.
BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO
Credo che ogni Papa lasci traccia di sé, della sua fede, del suo pensiero filosofico-teologico, del suo magistero, delle sue riforme. Lascia traccia nel tempo in cui vive e opera e lascia eredità di quello che ha fatto ai successori. Un Papa ha certamente un superiore senso soprannaturale della vita, poiché deve convincere a far sì che il mondo intero lo apprenda. Il Papa quando parla, con o senza forma «magisteriale», è sempre la massima autorità morale al mondo, ascoltato e interpretato da tutti.
BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO
Quando un cardinale accetta nel conclave di esser eletto Papa, sa (grazie allo Spirito santo) perché in quel momento gli viene proposta la nomina e perché la accetta. Quando decidesse di lasciare, rinunciare, saprebbe perché lo sta facendo. Se, ho detto «se», decidesse di lasciare perché influenzato o turbato da qualcosa, significa che quel qualcosa ha un significato molto importante per il mondo intero.
La «rinuncia» è infatti un mezzo, per conseguire un fine. Spesso mi sono posto un paio di domande razionali in proposito: questa decisione di rinunciare può esser pragmatica? Quindi si può considerare concluso il lavoro di un Papa quando ha realizzato quello che si era prefisso o pensasse di non riuscirci più?
Come il lavoro di un manager o un politico? Ma se ciò fosse, la figura del Papa non sarebbe sempre più umanizzata, professionalizzata, con crescita di perplessità sulla sua autorità e infallibilità? Queste sono solo domande aperte, non sono certo rivolte a Benedetto XVI, né al Santo padre Francesco.
RATZINGER E BERGOGLIO ITALIA S GOD TALENT BY CARLI
Ci son stati Papi santi e meno santi, Papi rivoluzionari, innovatori e restauratori, che hanno segnato le sorti del mondo intero. Negli ultimi 50 anni però il mondo è molto cambiato, l'attacco alla chiesa e al Papa da esterno è diventato molto più interno, e perciò più difficile da identificare. Benedetto XVI ha espresso una forma di rinuncia complessa da intendere, ancora oggi. Per cercar di capirla si dovrebbero capire i tempi, le circostanze e la successiva successione.
Per capire quello che potrebbe un giorno decidere il Pontefice, se anche lui dovesse decidere di rinunciare in piena lucidità (come è stato per Benedetto), si dovrebbe poter intendere i problemi dei tempi prossimi che richiederebbero la successione. Se quanto annunciato come ipotesi, da parte di papa Francesco, accadesse, per capirne le ragioni, basterà vedere chi sarà il successore e che farà. La rinuncia, lo ripeto, è infatti solo un mezzo, non è un fine. Ma la Chiesa è di Cristo, non del potere gnostico del disordine mondiale. E Cristo, lui, non rinuncia certamente alla sua Chiesa.