Estratto dell’articolo di Elena Dusi per la Repubblica
(…) Molti animali attorno a noi sono esperti nella nobile arte del conversare, come ben sapeva Esopo. Ma conoscono anche, e lo si è scoperto oggi, la regola d' oro del non interrompere.
Dal canto degli uccelli al gracidio di rane e rospi, dai vocalizzi delle scimmie ai "clic" delle balene, la natura pullula di chiacchiere. E, almeno per quanto riguarda gli animali, sono dialoghi rispettosi e ritmati.
Rispettare il proprio turno senza interrompere, ma anche senza far languire la conversazione è un compito estremamente complesso dal punto di vista cognitivo, spiega oggi una godibile ricerca su Philosophical Transactions of The Royal Society B.
Gli autori sono esperti di antropologia, evoluzione, primatologia e psicologia linguistica dell' istituto tedesco Max Planck e dell' università di York. Il loro ragionamento è che riempire una conversazione di frasi sensate è certo difficile. Ma capire in quale momento esatto il nostro interlocutore finirà il suo discorso per lasciarci il compito di mantenere alto il ritmo del dialogo, con una pausa che nel caso degli scriccioli non supera i 50 millisecondi, è questione non meno complessa.
Negli uomini, per esempio, il silenzio che separa i due interlocutori si aggira attorno ai 200 millisecondi: il tempo necessario a pronunciare una sillaba. (…) Nella giungla, nella savana o nelle profondità dell' oceano verrà invece scusato un po' più di ritardo, con scimmie, elefanti e capodogli abituati ad aspettare anche un paio di secondi per le risposte ai loro segnali vocali.
(…) Un' altra regola del galateo della natura, valida per alcune specie di rane, rospi e insetti, prevede che a iniziare la conversazione sia sempre il maschio. Tra gli elefanti, sono invece le femmine a prendere quasi sempre per prime la parola, con dei rombi a bassa frequenza udibili anche ad alcuni chilometri di distanza.
(…) "Il linguaggio, il più distintivo fra i tratti della nostra specie, resta un mistero dal punto di vista della teoria dell' evoluzione" esordiscono i ricercatori tedeschi e inglesi. "La competenza che alcune specie mostrano, come i corvi o i pappagalli, dimostra che la propensione al linguaggio non è propria solo delle specie geneticamente vicine all' uomo".
Se rane, rospi, insetti, pipistrelli, balene ed elefanti condividono una stessa abilità, potremmo essere di fronte a un caso di "convergenza evolutiva": il fenomeno per cui esigenze comuni spingono animali diversi ad adottare comportamenti o tratti somatici simili.
In questo caso, vorrebbe dire che l' abitudine a parlare senza interrompersi è talmente importante da essersi diffusa per mari, per foreste e per giungle. (…)