ALLA FACCIA DELLA CYBER SICUREZZA - L'AZIENDA "PALOALTO NETWORKS", LEADER MONDIALE NEL SETTORE DELLA DIFESA DI COMPUTER, SERVER E RETI, HA AMMESSO UNA FALLA NELLA SUA PIATTAFORMA “CORTEX” CHE METTE NEI GUAI CHI L'AVEVA INSTALLATA - GLI HACKER POTREBBERO FARE DI TUTTO, ANCHE RUBARE INFORMAZIONI SUI PIANI D’AZIONE DI DIFESA INFORMATICA DEL SISTEMA PRESO A BERSAGLIO...

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Umberto Rapetto per www.infosec.news

 

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C’è chi lo considera una specie di tallone d’Achille: un punto debole tanto inaspettato quanto letale mette in allarme chi aveva pensato di dormire sonni tranquilli grazie all’installazione della piattaforma “Cortex” che – mitologia a parte – era considerata “immortale”.

 

A mettere tutti in allerta è stata la stessa PaloAlto Networks, leader mondiale nel settore della cybersecurity, che ha provveduto a diramare un suo bollettino che spiega la dolorosa constatazione di vulnerabilità etichettando il problema con la sigla CVE-2021-3044.

 

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Il “problemino”, se lo si vuole considerare tale (e tale non è), si traduce in una significativa opportunità per i malintenzionati che possono ottenere indebitamente una autorizzazione all’accesso che permette loro di accedere al server su cui “gira” Cortex XSOAR, ovvero il presidio di sicurezza.

 

La sigla SOAR, non a caso, sta per “security orchestration, automation and response” e quindi racchiude l’intero ciclo biologico delle iniziative da porre in essere per garantire la protezione di un sistema informatico.

 

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Un’espressione non solo commerciale, ma la reale descrizione delle funzionalità che questa soluzione dovrebbe essere in grado di offrire con estrema affidabilità a chi la installa confidando nella centralizzazione delle attività di tutela.

 

Per avere contezza che non si tratta di una bazzecola è sufficiente sapere che la gravità è di 9,8 su 10 sulla “CVSS vulnerability scale”, quella che viene considerata la scala Mercalli o quella Richter per i “terremoti” informatici.

 

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Considerato che “Cortex XSOAR” è una piattaforma difensiva di cybersecurity utilizzata in una vasta gamma di situazioni, la circostanza non è affatto rassicurante. In pratica è come se fosse passata al nemico la “sentinella” preposta all’’automazione delle operazioni di sicurezza, al management per l’intelligence sulle minacce in arrivo o già incombenti, alle procedure di contrasto e ripristino per gli attacchi ransomware, al coordinamento della sicurezza delle risorse in cloud.

 

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Cortex è oggettivamente una soluzione molto ben integrata perché implementa anche flussi di lavoro automatizzati, schemi di intervento in risposta alle aggressioni, dinamiche di collaborazione tra i diversi team coinvolti, costituendo una sorta di scudo per aziende e grandi organizzazioni.

 

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Purtroppo se gli assalitori riescono a mettere virtualmente piede nella cosiddetta War Room (ovvero la stanza dei bottoni, la sala operativa di controllo), per loro diventa un gioco da ragazzi, eseguire indebitamente comandi e avviare procedure automatizzate dagli effetti deleteri.

 

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In parole povere possono potenzialmente fare di tutto, ad esempio andando a sovvertire il monitoraggio e ogni attività di indagine di sicurezza fino a quel momento in corso di esecuzione o avendo modo di rubare informazioni sui piani d’azione di difesa informatica del sistema preso a bersaglio.

 

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PaloAlto Networks asserisce di non aver notizia di eventuali intrusioni che abbiano sfruttato questa vulnerabilità. Può darsi, ma anche l’oste sostiene che il vino che sta mescendo sia genuino.

 

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