1 – BRASILE, MUORE UN VOLONTARIO DEL VACCINO DI OXFORD E ASTRAZENECA. BLOOMBERG: "AVEVA PRESO IL PLACEBO"
Antonello Guerrera per www.repubblica.it
Un volontario che si era sottoposto alla sperimentazione del vaccino anti Covid-19 di Oxford e AstraZeneca (cui ha collaborato anche l’azienda italiana Irbm di Pomezia) è morto in Brasile.
Ne dà notizia l’Anvisa, l’autorità sanitaria del Paese sudamericano che sta supervisionando i test, non aggiungendo però altri dettagli. Non si conosce nemmeno il sesso o l’età della persona deceduta, né se fosse stato sottoposto al vaccino vero o a un placebo, come indicherebbe una fonte vicina al dossier citata da Bloomberg: si sa solo che si trattava di un cittadino brasiliano.
Non c’è alcuna conferma nemmeno sulle cause del decesso: sembra solo che il volontario non sia morto in circostanze violente. Dopo il comunicato dell’Anvisa, tuttavia, l’Università di Oxford ha subito tenuto a precisare: “Dopo una attenta revisione di questo caso in Brasile abbiamo stabilito che non ci sono preoccupazioni sulla sicurezza della sperimentazione del vaccino”. L’università aggiunge inoltre che sia “un’inchiesta indipendente sia le stesse autorità brasiliane hanno raccomandato che i test vadano avanti”.
L’estate scorsa Oxford e AstraZeneca hanno spostato molte risorse della sperimentazione del loro potenziale vaccino in Brasile, perché all’epoca i casi di Coronavirus erano calati sensibilmente in Regno Unito e nei Paesi europei. Per questo, per sperimentare l’efficacia del potenziale vaccino in un contesto maggiormente probante, si erano cercati tanti volontari nel Paese sudamericano, uno dei più afflitti dalla pandemia, con oltre 155mila morti.
Tra l’altro, proprio oggi il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha detto no al vaccino cinese (di efficacia mai davvero riscontrata) smentendo platealmente il suo Ministero alla Salute che ne aveva annunciato l’utilizzo.
Il vaccino di Oxford, “ChAdOx1”, agisce sulle “proteine Spike” del Covid19 (quelle che penetrano le nostre cellule infettandoci) e deriva dall’adenovirus, un virus blando tipico degli scimpanzé, ma geneticamente modificato in modo da portare con sé una parte del coronavirus e, una volta immesso nell’essere umano, di sviluppare - si spera - una risposta immunitaria preventiva nell’organismo affinché riconosca il Covid 19 e possa sconfiggerlo disattivando le proteine spike del virus.
Negli ultimi giorni si è parlato molto di un possibile utilizzo del potenziale vaccino già in dicembre per alcune categorie particolari. Tuttavia, Sir Patrick Vallance, il massimo responsabile medico del governo Johnson, due giorni fa in Commissione salute a Westminster, ha dichiarato che prima della primavera 2021 sarà molto improbabile un suo uso su larga scala. Vallance ha fatto anche intendere che probabilmente il virus del Covid19 diventerà diffuso e ricorrente come quello dell’influenza e che “dovremo conviverci” a lungo, perché le possibilità per eradicarlo sarebbero ora minime.
2 –MILIONI DI DOSI PER L’ITALIA
Francesco Specchia per “Libero quotidiano”
C'è stato un inquietante cortocircuito, nella notizia della morte di un volontario, un medico di 28 anni in prima linea a Rio de Janeiro, del vaccino AstraZeneca battuta dalle agenzie (fonte l' autorità sanitaria brasiliana Anvisa e l' università federale di San Paolo) che si è accavallata a quella che, invece, vedrebbe il vaccino anti-Covid pronto ad invadere il mondo tra pochi mesi. Poi s' è scoperto che quel volontario brasileiro, il vaccino non l' aveva preso. E s' è riaccesa la speranza.
Speranza che sta nell' idea, infatti, che il vaccino, al di là delle illusioni disegnate nell' aria, possa essere davvero pronto. Lo ha affermato il dottor Piero Di Lorenzo, amministratore delegato e presidente di Irbm, un manager solido e con la testa sulle spalle. Di Lorenzo è quello che, mentre gli altri affollavano i talk e le conferenze stampa sul Covid, era sempre stato lì, chino sulle provette, ad affannarsi per trovare la cura.
TABELLA DI MARCIA
Bene. Ieri pomeriggio il dottor Di Lorenzo dava la conferma, dal suo centro di ricerca di Pomezia (che ha messo a punto il vaccino insieme all' Università di Oxford), delle prime dosi del vaccino stesso anti Coronavirus disponibili in Italia a inizio dicembre. Alla suddetta notizia s' erano aggrappati tutti i media nazionali dopo che era sgusciata da una dichiarazione rilasciata dal premier Conte a Bruno Vespa.
Al sito Financialounge.com, Di Lorenzo stesso ha dichiarato che «se non insorgono problematiche improvvise è ragionevole pensare che la fase clinica di sperimentazione possa concludersi entro fine novembre o primi di dicembre». Le basi del ragionamento sono solide. Attualmente, il candidato vaccino sviluppato da Irbm Pomezia e Università di Oxford, e prodotto dal colosso farmaceutico AstraZeneca, è effettivamente arrivato alla fase tre.
Che è, tecnicamente, la fase in cui le dosi vengono somministrate a migliaia di volontari, comprese persone con patologie pregresse. Dopodiché il vaccino dovrebbe passare al vaglio dell' agenzia validatoria, quindi all' Ema (l' agenzia europea del farmaco, ndr) per l' eventuale validazione, continua Di Lorenzo.
In tempi normali, per la validazione di un farmaco, occorrono tra i sei e i dodici mesi.
Ma questi, sottolineava lo stesso Di Lorenzo, «non sono tempi normali». Dunque, servirebbe stringere i denti, mentre l' Ema stringe al massimo i tempi. «AstraZeneca ha già cominciato a fabbricare dosi da un paio di mesi», fa sapere il capo della Irbm: «In Europa potrebbero arrivare 15-20 milioni di dosi entro fine anno; e l' Italia, che ha già opzionato 70 milioni di dosi, potrebbe riceverne 2-3 milioni. I primi a ricevere il vaccino, secondo il piano del ministro Speranza, saranno sanitari, Forze dell' ordine e ospiti delle Rsa. Quelli in prima linea, e i più fragili; e una dose «costerà 2-3 euro».
STRADA TRACCIATA
Peraltro, AstraZeneca potrebbe anche uscire dal loop del disincanto, dalla sensazione di intoppo nella ricerca che si era avuta a causa della reazione avversa di una paziente in America. Al programma Coffee Break condotto da Andrea Pancani su La7 Di Lorenzo, giorni prima, aveva dichiarato che la donna «potrebbe essere non stata vaccinata», e che il suo caso sarebbe stato discusso dalla «commissione indipendente in Inghilterra».
La stessa situazione che ora s' è verificata col dottore brasiliano di cui sopra: è l' ombra del dubbio che s' allunga sui tempi tecnici di distribuzione.
Il percorso del vaccino pare comunque, finalmente, illuminarsi. Di Lorenzo rimane ottimista: «Da gennaio stiamo lavorando ventre a terra. Il nostro segreto? Lavorare tanto e avere anche un po' di fortuna».
Si attendono ulteriori specifiche sul defunto dall' altra parte dell' oceano, le cui cause del decesso sono ancora ignote. Ma il fatto che non sia colpa del vaccino, spinge, appunto, la speranza un po' più in là...